Intervistato oggi da DAZN dopo il suo esordio con la maglia dell’Inter, l’attaccante nerazzurro Edin Dzeko ha parlato così dei suoi primi passi a San Siro. A cominciare dall’esordio, sabato scorso: “Ero anche un po’ nervoso, che non è da me – ha raccontato – Ho giocato tante partite nella mia carriera, con club e Nazionale, e normalmente non sono nervoso. Poi vedendo tanti tifosi dal pullman ho chiesto: ‘Ragazzi, quanti sono oggi? Quanti ne possono entrare?’. Non era la prima volta che giocavo a San Siro, ma era la prima volta in casa lì. Quando stavamo entrando negli spogliatoi stavo andando verso il settore ospiti, ed è stato Perisic a indicarmi la strada giusta. Allo stadio c’era anche mia madre che mi cercava più due amici, e poi sicuramente ho visto lo stadio così bello e che ora posso definire casa mia, dove voglio fare tanti gol e tante cose belle per l’Inter”.
IL PRIMO GOL – “Lo cercavo perché era la prima partita. Quando fai subito gol fa un effetto ancora più grande. Lo cercavo anche se negli ultimi trenta minuti avevo un po’ di crampi, ma era la prima partita e volevo segnare. Il mister mi chiedeva come stavo e io gli rispondevo di lasciarmi dentro. E’ arrivato questo gol e dopodiché mi sono rilassato, da quel momento è andato tutto bene”.
LUKAKU – “Lukaku ha fatto grandi cose negli ultimi due anni qui all’Inter e bisogna dirgli grazie perché ha fatto veramente bene. Ma non mi piace guardare indietro, mi piace guardare al futuro e sempre avanti. Per me adesso conta solo l’Inter e fare bene. Conosco le mie possibilità e le mie qualità e so cosa posso dare. Sono sicuro di poter dare tanto”.
LEGAME CON LAUTARO – “Se facciamo come al City con Kun (Aguero, ndr) e Tevez la strada è giusta. Lautaro è un grande giocatore che è ancora molto giovane. L’altro giorno ha fatto il compleanno e gli ho chiesto l’età: quanto mi ha risposto 24 sono rimasto stupito. Sono contento che sia rimasto anche sapendo che ha avuto offerte importanti. Significa molto anche per il club che i giocatori vogliano rimanere”.
APPELLATIVI – “Negli ultimi giorni mi hanno chiamato il ‘Cigno di Sarajevo’. Conta quello che si fa in campo e per me è questa la cosa più importante. Poi i tifosi possono scegliere il nomignolo (sorride, ndr)”.
RUOLO E ORIGINI – “All’inizio facevo l’esterno destro come numero 7, però facevo spesso gol, quindi ero già lì più avanti che indietro. Quando sono andato in Serie B in Repubblica Ceca mi ci ha portato un allenatore che mi aveva allenato in Bosnia e mi ha fatto giocare da numero 10. Quando gli ho chiesto perché, mi ha detto che dovevo correre di più. Mi sono messo a correre di più e sono arrivato in Serie A”.
CARATTERISTICHE – “Se la mia visione di gioco arriva anche da quei mesi da numero 10? Può essere sicuramente, anche perché poi quando vedi un attaccante che può tirare di destro e di sinistro è sempre molto positivo e diventa più difficile per i difensori. Sono cose che impari da piccolo, io da giovane calciavo al muro sempre di sinistro. Quando mi chiedevano perché, rispondevo che di destro calciavo già bene”.
INZAGHI – “E’ come me lo aspettavo. Ho sentito tante belle cose su di lui dai giocatori che ha allenato e, visto il gioco che faceva alla Lazio, ero sicuro che per me sarebbe stato perfetto. Mi sono divertito molto nei 90 minuti contro il Genoa e nei 45 contro la Dinamo dove avevo già capito che questa squadra è forte, vuole giocare a calcio e sa giocare a calcio”.
ITALIA – “E’ il settimo anno che sono qui in Italia. Sono contentissimo di essere riuscito a venirci. Da piccolo guardavo il calcio italiano, che era il migliore, poi Italia e Bosnia sono molto vicine. Con le giovanili in Bosnia sono venuto diverse volte in Italia per dei tornei. Ho sempre voluto imparare la lingua e ci sono riuscito, e non posso aggiungere altro. Sono contento, posso dare ancora tanto e penso che anche i dirigenti abbiano visto questo”.
ROMA – “Roma per me rimane sempre un pezzo di cuore perché siamo stati sei anni insieme, che non è poco. I miei tre figli sono nati a Roma e soprattutto per loro sarà la casa numero uno. Ho sempre bei ricordi di Roma, il post che ho fatto è una cosa che mi è venuta naturale. Roma mi ha dato tanto e tiferò sempre per i miei ex compagni. Voglio che facciano bene per 36 partite all’anno, escluse quelle contro l’Inter. Abbiamo vissuto sei anni importantissimi ed è stata un’esperienza incredibile”.
DI NUOVO A VERONA – “Mi ricordo che l’anno scorso non giocai, ero in panchina ma ovviamente non per scelta mia. Spero che quest’anno potrò giocarla e vincerla. Non penso a quello che è successo lo scorso anno. Venerdì giochiamo e vogliamo fare bene e continuare questo percorso. Siamo pronti”.
IL RETROSCENA – “Se qualcuno ha mediato per farmi arrivare qui all’Inter? Kolarov ha fatto un po’…”.
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