EDITORIALE – A.A.A. cercasi Inter
di Gianluigi Valente
Dopo una sconfitta pesante, pesantissima come quella di ieri al ‘Franchi‘ è sempre difficile essere lucidi e analizzare con freddezza la situazione. Qualcuno riferiva di uno Stramaccioni quasi in lacrime a fine partita e di un Moratti furioso a Milano, e nonostante si tratti solo di una palla che rotola, ciò non ci sorprende: ma non sapremo mai se queste voci siano rispondenti al vero o se siano stati gli organi di stampa a infierire romanticamente sul momento-no nerazzurro. Sappiamo però con certezza che Guarin, per esempio, era nervosissimo negli ultimi scampoli di match; che Cassano è stato volenteroso sì, ma troppe volte inconcludente (anche il gol è puro frutto del caso); che perfino Palacio non è riuscito a fare il re Mida sotto porta quando era il momento di riaprire i giochi. I tre principali artefici dell’ascesa in classifica di un’Inter che si sta giocando la partecipazione alla Champions della prossima stagione sono mancati nel momento più difficile del campionato. Ma oltre all’appannamento (momentaneo speriamo!) dei magnifici tre e alla poca serenità del mister, ci sono due mancanze che ci inquietano molto di più.
UNA BUONA IDEA… – Nell’articolo di presentazione di Juventus-Inter del tre novembre scorso avevamo scritto che l’Inter di allora ci sembrava diversa da quella delle ultime due stagioni perché aveva ritrovato un briciolo di idee. E non ci sbagliavamo affatto. Nel calcio, si sa, ciò che conta è vincere, e molti sono i modi in cui si può portare a casa il risultato: esprimere il gioco più entusiasmante del mondo o segnare gol a raffica in contropiede sono solo dettagli che, di fronte a una coppa alzata, passano in secondo piano. La costante di chi vince, però, è l’avere un’idea e il metterla in pratica: non importa quale, non importa se piace o non piace, se risulta popolare o meno, conta averla e usarla sempre. E l’Inter che abbiamo visto fino a novembre un’idea ben funzionante ce l’aveva: a una fase difensiva impenetrabile che mirava al collasso degli spazi per gli avversari si affiancava un attacco letale, fatto da veri e propri cecchini (come ‘el Principe‘, ‘el Trenza‘ e ‘Fantantonio‘).
… PASSATA IN SECONDO PIANO – Ma in tre mesi l’idea sembra essersi completamente frantumata, vuoi per gli infortuni e le squalifiche che hanno tenuto e stanno tenendo lontano dai campi uomini fondamentali, vuoi, secondo noi, per l’esasperazione di quella che è una tendenza a tratti utile del calcio moderno: adattarsi ogni volta all’avversario che si affronta. E’ un dato inconfutabile che Stramaccioni, in oltre trenta partite stagionali, non abbia quasi mai schierato la stessa formazione (sia negli uomini che nel modulo) per due gare consecutive. Da un po’, infatti, si ha l’impressione che per il tecnico sia più importante far scendere in campo la squadra con la paura di limitare l’avversario che con la voglia di imporsi su di esso. E questo è un atteggiamento che, alla lunga, fa perdere l’identità anche a un gruppo che più o meno l’aveva trovata e si rispecchiava fedelmente in essa. Sta di fatto che la manovra è diventata del tutto approssimativa, affidata solo agli scatti da velocista di Guarin e, in misura minore, ai colpi di genio di Cassano. Una squadra che non ha più idee: questa è una mancanza molto grave.
DESAPARECIDOS – L’altro elemento inquietante è che l’Inter non sta godendo del supporto fondamentale dei suoi uomini di maggiore esperienza: in un momento nero come quello che stanno vivendo i nerazzurri, infatti, i vari Milito, Samuel, Cambiasso e Zanetti costituirebbero l’ancora di salvezza, lo spiraglio alla fine del tunnel. E se il capitano gioca sempre e ci mette la faccia e il sudore ogni domenica, ‘The Wall‘ è alla prese con un infortunio da un mese, mentre il ‘Cuchu‘ e Milito non vedono il campo da titolari dall’ultima partita del 2012. Anche in questo caso, non conosceremo mai a fondo ciò che succede nello spogliatoio o nelle infermerie de ‘La Pinetina‘, ma un altro dato inconfutabile è che senza di loro l’Inter non va. E non è un problema ‘umano’, perché siamo sicuri che gli argentini in questione non fanno di certo mancare il loro sostegno ai compagni; è proprio una mancanza tecnica, tattica, in un certo senso anche fisica e autoritaria all’interno del rettangolo di gioco. Una squadra che non ha i suoi simboli: questa è un’altra mancanza molto grave.
E ORA? – Con i nuovi acquisti si spera che la cortissima coperta con cui l’Inter si è dovuta coprire negli ultimi due mesi si allunghi di qualche centimetro e riscaldi un po’ di più. Il pericolo imminente, però, è che anche i nuovi arrivati risentano di questa carenza di idee e di modelli: sarebbe un vero peccato se il talento di Kovacic, la precisione di Kuzmanovic o l’agonismo di Schelotto venissero limitati dall’ondata di confusione tecnica e mentale che si sta generando nel pianeta-Inter. L’augurio più grande che, da interisti, possiamo farci è di tornare a crogiolarci ancora una volta nel vedere una squadra magari non bella, rozza, cinica, ma convinta, che va per la sua strada, senza farsi condizionare troppo dall’avversario di turno; una squadra che non viva nel terrore di trasformare in cigno ogni brutto anatroccolo che si trova davanti. E per questo riteniamo che sia assolutamente fondamentale che Stramaccioni ricorra a tutta la sfrontatezza che un tecnico così giovane porta in dote e ai giocatori che, nonostante l’anagrafe, sono ancora in grado di mettere paura agli avversari.