EDITORIALE – Basta parole, evviva i fatti!
Di Aldo Macchi.
Parole, parole e ancora parole. Tante, fiumi, troppe parole si sono dette, scritte, ripetute, circa la natura e la validità di questa squadra. Un inizio piuttosto incoerente, direte voi, per colui che sta scrivendo quello che dovrebbe essere un insieme di parole proprio sull’Inter. Avete profondamente ragione, e me ne scuso già ora, ma chissà, magari potranno essere quelle giuste, quelle che anche alcuni di voi vogliono vedere. Perchè malgrado una squadra da metà classifica, nonostante un mercato fallimentare, una formazione di bidoni, un allenatore sopravvalutato, una società di bifolchi ora in mano a uno straniero che non riconosce la differenza tra una palla ovale e una da calcio (questo si è detto su alcune testate nazionali), l’Inter è lì, a un passo dalla Champions, a due dalla vetta, miglior attacco, undici diversi marcatori il che, per una squadra definita come composta da insostituibili, è quantomeno curioso.
PAROLE – Le parole appunto, quelle che riempiono le giornate dove c’è poco da dire e bisogna creare argomenti. Perchè una delle caratteristiche di Mazzarri è l’incredibile difficoltà di scalfire l’ambiente all’interno del quale lavora, impossibile carpirne dinamiche o problemi, bisogna restare alle parole delle conferenze prima e dopo le partite. Troppo poche per chi ha bisogno di grandi titoli, troppe per chi non vuol sentirsi raccontare la verità: l’Inter è il miglior attacco senza mai aver segnato, e neppure tirato, un calcio di rigore. I nerazzurri sono quarti nonostante i ripetuti torti arbitrali, così come la Fiorentina che nessuno ha etichettato come “scippata” malgrado l’espulsione ridicola quanto la respinta del ricorso. Tutte parole anche queste che lasciano il tempo che trovano, che non vogliono neppure offrire risposte, solo far pensare. Perchè il fine di un articolo è l’informazione, il commento o la narrazione, se poi riesce a stimolare la ricerca allora il sogno è realizzato.
FATTI – Poi ci sono loro, i fatti: gli undici diversi marcatori, il miglior attacco, il quarto posto, il 3-0 a Udine, una squadra che pur nelle difficoltà è sempre lì, a un passo dalla cima, a debita distanza dagli eccessivi entusiasmi di inizio stagione, ma troppo coinvolta in pessimismi cosmici che non trovano riscontri sul campo. Perchè Palacio segna come il miglior Milito, Alvarez convince come mai prima d’ora, Cambiasso ha riscoperto il piacere della corsa, Ranocchia segna come se fosse un centravanti, gol che se avesse segnato qualcun altro staremmo parlando di nuovi capitoli da manuale del calcio. Ma appunto staremmo parlando, altre parole che questa Inter non merita e non vuole.
PRAGMATISMO – Pragmatismo è la parola chiave, il resto è noia. Come su Thohir, che ancora non ha messo piede in Italia e in molti già rimpiangono Moratti. Ma è tutto nella norma, d’altra parte c’è chi caccerebbe Mazzarri, sconfitto solo dalla capolista. Dunque eccoci arrivati alla fine delle parole, un invito anche a chi non scrive, un invito al silenzio, e all’utilizzo degli occhi: perchè l’Inter è lì, non si gioca a due punte ma i gol arrivano lo stesso, perchè tutti parlano, ma intanto questi ragazzi agiscono!