EDITORIALE – Brutti ma giovani
Una vita in un minuto. L’affannosa ricerca di un gol che tarda ad arrivare, i fischi di uno stadio intero, un tiro calciato ad occhi chiusi, un pallone che si infila all’angolino, una corsa verso la bandierina, due occhi al cielo e infine un grande sorriso. La vita calcistica di Luc Castaignos domenica è cambiata, da oggetto misterioso a uomo partita nel giro di pochi secondi, una nuova luce emanata dalla meglio gioventù nerazzurra che in barba all’inesperienza sta conducendo la squadra a riva dopo la burrascosa tempesta in alto mare di inizio di stagione. E? ancora presto per gridare ?Terra!?, il gioco e le gambe mancano ma i risultati iniziano ad arrivare ed è questo ciò che conta adesso. Promossi da prima della classe con un turno d?anticipo in Champions e potenzialmente sesta in classifica in campionato (Genoa permettendo), in pochi avrebbero immaginato un mese fa che la squadra avrebbe concluso novembre in questa posizione. La cura Ranieri per quanto sia ancora tutta da verificare sta lentamente portando risultati, difficile fare di più in queste condizioni, di questo a mister Ranieri gliene si deve sicuramente dare atto. A Siena i nerazzurri sono stati fortunati a cogliere i tre punti, solamente una prodezza come quella di Castaignos avrebbe potuto cambiare le sorti di un match destinato a terminare a reti inviolate e così è stato. Ma paradossalmente proprio la rete del giovane olandese ci porta a fare due considerazioni. La prima è la mancanza in squadra di un giocatore che possa risolvere con una sua giocata le partite, a Siena è andata bene ma siamo consapevoli che non sarà sempre così. Andati via Eto?o, Milito (quello vero) e prima ancora Ibrahimovic, la responsabilità della giocata da campione è tutta caduta su Wesley Sneijder ma all’ex giocatore di Ajax e Real non si può chiedere il compito di trascinare la squadra con i gol, semmai quello di propiziarli. Se da un lato è un pregio che non ci sia la dipendenza da un singolo giocatore e che tutti gli effettivi della rosa stiano dando a rotazione un importante contributo realizzativo, non si può negare la necessità di trovare quell’attaccante che a volte da solo risolvi le partite, ciò a cui ci aveva abituato tante volte Eto?o la scorsa stagione e di cui si sente la mancanza a distanza di mesi. La seconda considerazione riguarda il vuoto generazionale che si è creato all’interno della rosa. Tra senatori e giovani promesse c’è un buco di 10 anni, un?assenza di giocatori dell’età di mezzo che fa sì che la squadra sia spaccata anagraficamente in due. Gli autori delle ultime tre reti nerazzurre ? Coutinho, Alvarez e Castaignos ? insieme non raggiungono l’età di due titolari come Stankovic e Samuel (ma avremmo potuto anche scambiarli con Lucio, Cambiasso o Milito per non parlare poi del totem Javier Zanetti), è un dato questo che deve far riflettere e non poco la società nerazzurra. Il ricambio generazionale prima ancora che passare tra i piedi di giovani alle prime armi deve passare attraverso giocatori all’apice della carriera, sono loro infatti i successori di questo gruppo vincente e devono essere loro a raccogliere il testimone prima ancora che i giovani. Nonostante queste considerazioni è ora però di smantellare il clima di pessimismo creatosi intorno alla squadra, la sfiducia che gravita verso i giocatori non servirà a risollevare i colori nerazzurri ma al contrario la rinascita dell’araba fenice Inter passerà per forza di cose anche dal sostegno dei tifosi. Dai commenti della stampa e del tifo si è visto solo il bicchiere mezzo vuoto di un?importantissima vittoria come quella di domenica e sarebbe ora che tutti ? noi in primis ? incitassimo la squadra come prima e più di prima. Sabato sera a San Siro arriverà l’Udinese e sarà un importante crocevia stagionale, batterla infatti vorrebbe dire rilanciarsi anche in chiave Champions League con il terzo posto che si ridurrebbe a 7 (o potenzialmente 4 se preferite) punti di distanza. E? l’occasione per dare una scossa alla stagione, è giunto il momento di capire chi siamo.