EDITORIALE – Cercasi Gagliardini
L'Inter ha molto bisogno di ritrovare la miglior versione possibile di Roberto Gagliardini, in ritardo di forma sin da quando si è aperto il sipario sulla nuova stagione. Recuperare la miglior versione possibile del centrocampista bergamasco non è mai stato così impellente né necessarioNel prossimo fine settimana l’Inter giocherà il derby di Milano, quello che sarà il secondo test probante di questo inizio di stagione dopo la trasferta in quel della Capitale, nella tana della Roma. Nelle prime sette uscite stagionali non sono state tutte rose e fiori, anzi, i problemi da risolvere certamente non mancano. Uno in particolare, però, è stato nascosto dall’operato di Spalletti e quindi accantonato in men che non si dica dalla stampa generalista e poco sollevato dai tifosi ma ha delle implicazioni (molto) preoccupanti sul lungo termine: parliamo del rendimento fin qui deficitario di Roberto Gagliardini.
Nove mesi fa, il centrocampista bergamasco è stato il simbolo dell’apparente rinascita nerazzurra sotto Stefano Pioli nonché la novità in assoluto più lieta di tutta la stagione 2016/2017 (per non dire il quasi unico motivo di interesse interista nel girone di ritorno). Oggi fatica a ritagliarsi più di un quarto d’ora a partita, relegato in panchina da Borja Valero e Matías Vecino: se per lo spagnolo più o meno chiunque aveva ipotizzato una partenza di stagione da titolare inamovibile in virtù dell’unicità delle sue caratteristiche all’interno della rosa, il ruolo di suo sparring partner in mezzo al campo sembrava assegnato – sulla carta – proprio a Gagliardini, con Vecino pronto a fare da alternativa tanto a lui quanto all’iberico e, in seconda battuta, da João Mário e Brozović, fin da subito più considerati come ipotesi per la trequarti che non per la mediana. Il giocatore uruguagio, forte di un’intesa già collaudata con lo spagnolo e di un migliore stato di forma, non ci ha messo molto a soppiantare il numero 5 mentre JM e Brozo sono effettivamente stati dirottati già all’inizio dietro la punta, finendo per giocare molto poco (solo a partita in corso e transitoriamente, tra l’altro) in mezzo al campo, confermando tutte le ipotesi iniziali.
Il percorso della scorsa stagione dimostra inequivocabilmente che il Gaglio è entrato definitivamente in forma solo a fine ottobre, quando Gasperini ha deciso di schierarlo costantemente titolare nel centrocampo dell’Atalanta fino a che il club non ha scelto di venderlo, nel gennaio successivo. Prima di quella fatidica partita col Genoa del 30 ottobre 2016, il Gasp lo aveva lanciato dall’inizio una sola volta, contro il Napoli, per poi regalare al centrocampista solo pochi minuti nelle tre giornate successive (38’ in tutto su 270’). Il rendimento attuale del mediano nerazzurro potrebbe perciò anche essere solo una fase transitoria, tipica nella sua finora breve storia professionale.
Il problema però permane, almeno per adesso, e per l’Inter è semplicemente vitale recuperare non solo un Gagliardini presentabile ma direttamente il miglior Gagliardini possibile. Il primo motivo è la coperta corta: con appena cinque effettivi in squadra che si devono spartire tre ruoli, averne uno in grande crisi che stenta a entrare in forma riduce ulteriormente le già risicare possibilità di scelta. Inoltre il bergamasco ha delle qualità uniche rispetto ai compagni, prevalentemente relativamente alla fase difensiva ma non solo.
Gagliardini è a mani basse il miglior interditore di tutta la rosa e le statistiche avanzate lo confermano senza tema di smentita nonostante sia anche il centrocampista che ha giocato meno: a livello di efficacia nel tackle è leggermente meglio di Brozović ed è letteralmente di un’altra galassia rispetto agli altri; considerando invece i duelli sulle palle alte è il più efficace di tutti (stessa percentuale di Borja Valero che è meno forte di testa ma più abile nel controllo e nella messa a terra del pallone) così come, considerando ogni tipo di uno contro uno, riguadagna il pallone molto più spesso dello spagnolo e di Vecino; proprio l’uruguagio è invece l’unico che lo sopravanza come palloni intercettati. Inoltre, per quanto riguarda la distribuzione di palla, Gagliardini è il centrocampista che più spesso cerca la giocata sul lungo, che è un’arma da non sottovalutare e sfruttata fin troppo poco dall’Inter, specie considerando le caratteristiche di Icardi e la sua bravura nell’allungare le difese avversarie.
Il recupero del numero 5 nerazzurro a degli standard di rendimento elevati è dunque fondamentale a livello qualitativo prima ancora che quantitativo e non può essere un optional in una rosa interista così corta e così povera di idee in mezzo al campo. Intendiamoci, il Gaglio non è un regista né mai lo sarà ma ha un’istintività notevole per il gioco in verticale e, come abbiamo visto, è l’unico che perlomeno prova ad allargare il compasso, di tanto in tanto. Inoltre l’Inter ha già dimostrato di voler puntare fortissimo su di lui anche a livello di immagine (da quando è a Milano, Gagliardini è già stato il volto di un’iniziativa benefica del comune meneghino e il volto dell’Inter per la campagna di Sky sull’inizio della nuova stagione di Serie A), rendendo palese che si sta puntando parecchio e a lungo termine sul giocatore.
In sostanza, da quando l’ha comprato, l’Inter non ha mai avuto bisogno di Gagliardini tanto quanto ne ha in questo momento. È la prima (piccola) crisi di gioco in quello che, fino a un paio di mesi fa, finora era stato un matrimonio più o meno perfetto: la terapia di coppia è mai stata così necessaria e impellente come adesso. La palla adesso passa all’unico che può risolvere la questione in fretta: il “terapista” Luciano Spalletti.