EDITORIALE – Dalla tristezza alla rabbia
Torna il consueto editoriale del lunedì sera per voi affezionatissimi, più o meno all'indomani di una sconfitta enormemente dolorosa che potrebbe segnare il resto della stagione con i suoi strascichi. L'unica risposta è una trasformazione emotivaL’Inter quest’anno ha dovuto ingoiare più di un rospo. Qualche volta per demeriti propri, in un paio di occasioni per mera sfortuna, altre volte ancora perché, semplicemente, le cose non sono andate come avrebbero dovuto. L’ultima, la più evidente e la più dolorosa è ovviamente quella contro la Juventus; una partita stranissima, in cui s’è seminato infinitamente più di quanto si è raccolto e, al di là dei discorsi arbitrali, si è pagato un prezzo folle gli unici due errori commessi nell’arco del match.
Dopo i 90’ (che in realtà sono stati più di 100’) è partito il consueto tiro al piccione verso i famigerati “responsabili”: si capisce, è normale ed è dettato dalla frustrazione ma alla fine della questione non serve poi a molto perché si scopre l’acqua calda: Santon non riesce ad avere un impatto positivo sulle partite da mesi e mesi, per alcuni Handanović sarà sempre una specie di scaldabagno più o meno a prescindere, Spalletti s’è reso colpevole di una scelta andata storta perché non ha voluto osare del tutto e, soprattutto, la società non ha costruito una rosa sufficientemente completa. Tra tutto ciò non c’è nulla che costituisca chissà che novità, anzi, dunque è meglio pensare al futuro. Che, nel frattempo, s’è fatto incerto e francamente molto difficile.
Lazio e Roma hanno vinto, chi più facilmente chi meno, e adesso la missione Champions League s’è fatta drammaticamente complicata: non tanto perché il vantaggio delle romane sia incolmabile, quanto più perché ormai le partite rimaste sono pochissime. Però l’Inter non può mollare perché che le formazioni capitoline non sbaglino più nulla non sta scritto da nessuna parte e i nerazzurri devono essere lì, pronti ad approfittare del più piccolo passo falso delle avversarie per ricominciare a sperare: la Champions League non è mai stata così vicina negli ultimi sei anni e lasciar perdere ora sarebbe delittuoso e criminale.
L’Inter dovrà ancora una volta stringersi a coorte, come diceva il buon Mameli, raggrumarsi attorno a Spalletti e cercare di catalizzare la delusione, la rabbia e la frustrazione derivanti dalla partita contro la Juventus trasformandole in energia e grinta positive per affrontare (si spera) di slancio le prossime tre sfide. Qui sta l’enorme sfida che sta di fronte ai nerazzurri: riuscire a trasformare un’onda anomala fatta di emozioni, sensazioni e presentimenti molto negativi in una forza di segno positivo che alimenti una rincorsa difficilissima ma non ancora impossibile.
Tanto del carattere di questa squadra – pensando soprattutto all’anno prossimo – dipende anche da come reagirà agli ultimi, sconfortanti avvenimenti.