EDITORIALE – È solo arrivata l’ufficialità
Il consueto editoriale del lunedì sera, questa volta teso a sfatare il mito che la Champions è svanita a Crotone. Un po' di contesto e un po' di dati per capire che il treno per la coppa più prestigiosa era già andato da un bel po' e che il ko di ieri (ma anche quello di lunedì scorso) hanno dato fastidio per altri motiviE, si spera, adesso nessuno parlerà più di Champions League come di qualcosa alla portata. Quando Pioli è subentrato a de Boer la stagione era già ampiamente compromessa a causa della scelleratezza gestionale “ammirata” in estate (l’ormai mitologica conferma seguita dalla rescissione di Mancini e la scelta di un profilo inadatto al momento come l’olandese). Per rimettere l’annata in carreggiata e tornare in Champions League sarebbe servita una media punti spaventosa (2,6 per match) nelle restanti partite, mentre Pioli s’è per ora attestato “solo” su un 2,05 – che comunque ne fa l’allenatore migliore degli ultimi anni, a livello di risultati.
Si sapeva già a novembre che l’obiettivo era talmente difficile da risultare praticamente impossibile e adesso, a metà aprile, possiamo solo confermare l’ufficialità di quanto si affermava allora. E non era una previsione particolarmente complessa, oggettivamente. Anche senza considerare l’eventualità del ritmo demoniaco tenuto anche da Roma e Napoli (rispettivamente 2,4 e 2,35 punti a partita). Non a caso, a oggi l’Inter ha gli stessi identici punti che aveva lo scorso anno al medesimo punto del campionato. Il che conferma a grandi linee il valore della rosa e ne testimonia ancora una volta le difficoltà. Certo, il livello della squadra è salito con gli innesti fatti in estate e la Beneamata ha ancora sette partite per fare meglio dello scorso anno (serviranno dai tredici punti in su) e dimostrarlo fattualmente ma il dettaglio non da poco che va tenuto per forza in considerazione è che 365 giorni fa 67 punti bastavano per arrivare quarti, oggi c’è il rischio concreto di finire fuori dall’Europa League con lo stesso bottino.
Per discostarsi dal gelido discorso numerico, tra l’altro, va anche fatto notare che il treno Champions, per quanto già complicatissimo oltre ogni dire come s’è detto, s’è perduto per sempre anche virtualmente un mese e mezzo fa, con la sconfitta casalinga patita contro la Roma: l’Inter aveva non più di due o tre break point nella sua delicatissima situazione, sprecare il primo è stato senz’altro fatale e ha fondamentalmente invalidato quello che poteva essere il secondo (la partita in casa col Napoli) e tutte le altre palle meno importanti ma comunque parzialmente decisive (il derby di ritorno su tutte ma anche la trasferta di Roma contro la Lazio).
Ma se chiunque sapeva già/ipotizzava/si sentiva/presumeva quanto fosse quasi inevitabile non andare in Coppa dei Campioni com’è che la delusione post Crotone (e post Sampdoria, non dimentichiamolo) è stata così grande? Perché i tifosi hanno già ripreso il cannoneggiamento selvaggio? Perché vengono nuovamente invocate liste di proscrizione sillane e purghe staliniane?
Perché Pioli ha fatto un buon lavoro, molto semplicemente. Ed è riuscito a far migliorare abbastanza la squadra perché in diversi ricominciassero a credere alla qualificazione in Champions, in tanti recuperassero quanto meno la voglia di seguire l’Inter e quasi tutti riscoprissero che il potenziale tecnico del Biscione è senz’altro perfettibile ma nemmeno trascurabile del tutto. Va anche detto che fare peggio delle prime undici giornate era forse ancor più complicato che migliorare la situazione ma nessuno si aspettava che l’Inter potesse crescere così tanto, sia a livello di continuità dei risultati, sia come qualità del gioco espresso (specie dall’arrivo di Gagliardini in poi) e, a tratti, poter perlomeno competere con Napoli e Roma è quasi sembrato possibile.
E poi? Nulla, la benzina atletica è nuovamente calata (la lunga rincorsa, gli sforzi profusi per vincere sempre, la temperatura che si alza, la preparazione lacunosa, etc), qualche episodio è girato meno bene, il calcio praticato dall’Inter è diventato più lento e/o prevedibile e sono arrivati prima il pareggio faticoso col Torino e, circa nello stesso modo, anche l’inatteso ko interno con la Sampdoria. A quel punto, la squadra non ha saputo tenere mentalmente botta e quindi è andata a Crotone senza voglia né cattiveria agonistica, costruendo così il primo tempo ignobile che, di fatto, ha pregiudicato l’intera sfida. Una sconfitta che fa male, in soldoni, non solo perché sa di definitiva pietra tombale sulle ambizioni nerazzurre (anche se, come detto, è più che una percezione perché la realtà condanna l’Inter già da almeno un mese e mezzo) ma, soprattutto, per come è arrivata: una prestazione francamente e quasi totalmente indecorosa come non si vedeva dalla trasferta di Udine.
Dunque cerchiamo di elevarci rispetto alle amarissime e colleriche sensazioni del post partita per renderci conto che il ko contro il Crotone è immensamente fastidioso e ha un sapore respingente a causa del fatto che, più che altro, è stata una solenne figura di palta. Il capitolo Champions non c’entra nulla, quello era già chiuso da un bel po’.