EDITORIALE – E venne anche il tempo della disciplina
Il consueto editoriale del lunedì sera. Di disciplina, segnali dall'Oriente e abbracci nella notte di FirenzeDopo una sconfitta che ha portato non solo il tipico gusto amaro del ko ma anche l’acerrimo sapore dell’umiliazione, la società di calcio Internazionale Football Club, notizia di oggi, ha prodotto un comunicato stampa che ha esaurientemente spiegato come la squadra tutta sia stata precettata per quello che di fatto è un ritiro punitivo che durerà quasi quanto tutta la settimana corrente. Un provvedimento che testimonia molto bene il disappunto della dirigenza e che comunque risulta mitigato dalla non revoca dei due giorni di riposo originariamente previsti dallo stesso Pioli dopo l’impegno fiorentino (la prassi è uno solo, tendenzialmente).
Quindi da domattina tutta la rosa dell’Inter sarà nuovamente al lavoro ma in modo più concentrato del solito, con l’obbligo di non lasciare la Pinetina nemmeno di notte, con lo scopo di preparare al meglio non solo lo scontro col Napoli di Sarri ma anche le altre quattro, ultime, partite di campionato che, carte alla mano, potrebbero ancora portare la Beneamata a qualificarsi all’Europa League. Che, come si evince dal famoso comunicato, in teoria è ancora l’obiettivo della società nerazzurra, preliminari o meno. Fair play finanziario o meno, aggiungiamo noi. Anche qui sgombrando il campo da tutte quelle dietrologie che pensavano che le ultime uscite del Biscione corrispondessero a una sorta di versione italo-calcistica del tanking NBA per evitare il sesto posto a costo di arrivare settimi e rimanere senza coppe.
In tutto ciò, come se la situazione non fosse giù decisamente confusa e come si conviene a ogni singolo periodo di crisi (o, anzi, a ogni sconfitta) i media devono fare il loro lavoro: da un lato giustamente stigmatizzando l’attuale momento orribile dei nerazzurri, dall’altro continuare ad accattivarsi i lettori prospettando un più roseo futuro e, quindi, cercando di vendere loro qualche sogno. Visto che ormai il giochino dei nomi dei calciatori è stantio, adesso – data l’apparentemente precaria conferma di Pioli per il prossimo anno – va particolarmente di moda sul mercato onirico l’ipotesi dell’allenatore nuovo e i mattatori sono i soliti due: Simeone e Conte.
Al di là del fatto che solo il tempo ci potrà dire chi sarà il tecnico dell’Inter il prossimo anno e anche come si posizionerà il club meneghino in classifica dopo l’ultima giornata (entrambe le cose nel giro di al massimo un mese e mezzo, si spera), in questi giorni qualunque tifoso sta dicendo la sua. C’è chi pensa che Pioli è stato scelto giusto per traghettare fin dall’inizio, che avesse il destino segnato già in partenza e che la squadra l’abbia mollato alla prima difficoltà perché troppo palesemente provvisorio; chi crede che la squadra si sia lasciata andare dopo aver evidentemente perso il treno Champions; chi sostiene che l’attuale tecnico si sia meritato il diritto di cominciare una stagione da zero; chi pensa che il ritiro punitivo sia inutile e chi ritiene incoerente averlo fissato senza togliere i giorni di riposo. E chi più ne ha, più ne metta, com’è normale che accada in una tifoseria durante una congiuntura singolarmente poco favorevole.
Tuttavia il ritiro, indipendentemente da quanto lo si consideri punitivo in una scala che va dal pacchetto ricreativo “Solar” da centro benessere alla modalità Guantanamo con Pioli e il suo staff pronti ad allenare i giocatori come neanche i personaggi di Dragon Ball coi pesi, è uno dei due segnali di presenza forte che ha dato la proprietà cinese. L’altro è ovviamente il sostegno all’attuale mister, vidimato da un abbraccio decisamente rincuorante per il tecnico emiliano, almeno per quanto riguarda fiducia e sostengo della società da qui a fine stagione – e che conferma le sue parole in proposito, in caso qualcuno non ci avesse creduto. Ancora di più se per caso la questione delle dimissioni rifiutate si rivelasse essere vera (just in case: un atto signorile e non certamente dovuto da parte di Pioli. Non è senz’altro Rinus Michels reincarnato ma sarebbe un atto di nobiltà professionale rimarchevolissimo).
Suning sta pagando l’inesperienza e la difficoltà di calarsi in una realtà storicamente schizzoide e francamente complessa come l’Inter ma l’impegno che i cinesi stanno profondendo in quest’avventura è tutto meno che negativo. Questo nuovo richiamo alla disciplina, probabilmente caldeggiato senz’altro da Zanetti e, forse, anche da Ausilio, va a inserirsi nel tentativo che la proprietà sta facendo per far capire alla rosa che certi atteggiamenti non saranno più tollerati e che, per quanto adesso sembri muoversi goffamente e in modo incerto, la famiglia Zhang non ha alcuna intenzione di lasciar vivacchiare la società e di concedere facilmente il destro all’anarchia che ha spesso imperato nelle ultime stagioni.
Allo stesso tempo, non c’è molto da esaltarsi solo per il ritiro, per quanto a prima vista – da tifosi – possa venire naturale stringere e agitare il pugnetto tra sé e sé (“Finalmente questi viziati un po’ la pagano!”) perché un ritiro non fa serietà come una rondine non fa primavera. Va preso per quello che è: un tentativo molto apprezzabile ma certamente non risolutivo che la società Inter sta facendo per rimediare a una situazione nuovamente critica. In tempi di vacche magre è già qualcosa: ben venga un po’ di sana disciplina orientale come sintomo palese di una volontà stabile di migliorare finché è possibile, senza lasciarsi andare.
Anche perché, se l’Inter dovesse continuare a macinare punti col ritmo delle ultime cinque gare, i tifosi dovrebbero iniziare a pensare direttamente al Nirvana, altro che disciplina.