EDITORIALE – L’ennesimo passo avanti
Il consueto editoriale del lunedì sera, questa volta incentrato sui progressi dell'Inter di Luciano Spalletti, finalmente non solo solida ma anche flessibileLa partita di ieri sera del Meazza può sembrare un’ordinaria vittoria nel cammino nerazzurro fatto fin qui. Può sembrare ma non lo è affatto perché, se il piglio da grande squadra che l’Inter ha esibito contro gli orobici non è una novità, la scioltezza nel mantenere alto il ritmo della partita e la capacità di essere sempre in controllo di ogni variabile mostrate ieri sono state un decisissimo avanzamento nell’iter di maturazione spallettiano. L’adesione fedele al piano gara s’è vista fin dalle primissime uscite e s’è sempre rafforzata, di giornata in giornata, anche quando la prestazione che ne risultava non era particolarmente convincente, ma mancava ancora una certa flessibilità di interpretazione che assecondasse l’avversario di turno fino a riuscire ad annullarlo, per quanto possibile. Adesso si può dire che l’Inter ha fatto sua anche questa capacità di leggere, comprendere e adeguarsi a chi le sta di fronte.
L’atteggiamento da big consumata, si diceva, ormai si riscontra da qualche partita in qua (probabilmente la trasferta di Napoli ha fatto fare quello scattino mentale in più alla Beneamata) ma queste capacità di controllo sull’avversario e sulla partita – considerando soprattutto il valore collettivo dell’Atalanta – sono francamente da applausi a questo punto della stagione, ancor più se consideriamo che Spalletti è un allenatore nuovo e che lavora con questo gruppo solo da luglio. Ma forse ormai i risultati che l’uomo di Certaldo sta raggiungendo non fanno nemmeno più notizia.
Lo dicevamo a inizio stagione da queste stesse colonne: i risultati, senza una maturazione tecnica della squadra che sostenga la media punti “dal basso”, sono una cosa bella ma tendenzialmente sterile (cfr. stagione 2015/2016, con Roberto Mancini al timone e l’implosione primaverile). Spalletti ha saputo coniugare l’ambizione per così dire risultatistica del Biscione con un processo di crescita tecnico-tattica efficace che, accompagnato anche dalla spinta moralmente positiva dei risultati, sta maturando i suoi dividendi e irrobustendo la fibra della squadra in vista del prosieguo della stagione. E, udite udite, vincendo anche nettamente una partita ostica, con un avversario preparato e insidiosissimo, nonostante una giornata non proprio spettacolare di Candreva e Perišić, solitamente le principali fonti di gioco nerazzurro. Solo sei mesi fa ci sarebbe sembrata fantascienza.
Se poi a tutto ciò aggiungiamo che Vecino è stato guardato a vista e ha avuto pochissimo spazio per le sue transizioni palla al piede così come Borja Valero spesso è stato soffocato dal pressing avversario non appena entrasse in possesso del pallone, il risultato di ieri sera dà un’idea di cosa significhi che ora l’Inter sa anche mutare pelle a seconda delle necessità del momento. Proprio i due ex Fiorentina, che hanno comunque giocato una buona gara, sono una chiave del successo: non hanno fatto così spesso ciò che normalmente ci aspetteremmo da loro ma si sono resi disponibili a fare ciò che serviva in quel momento, ampliando il ventaglio di soluzioni nerazzurro anche se, per ironia della sorta, la Beneamata ha vinto anche ieri con due cross dalla destra.
Tutto ciò, per farla breve, è incoraggiante nonché molto benaugurante per l’immediato futuro perché una solidità simile a quella che adesso l’Inter sfoggia era un requisito irrinunciabile per costruire una squadra in grado di fare un campionato genericamente di vertice e tentare l’assalto alla Champions, ma questa nuova capacità di adattarsi all’avversario e alle circostanze è fondamentale per provare a dare seriamente battaglia per il podio (gli ultimi due scalini, presumibilmente. Per il titolo manca ancora più di qualcosa in termini di profondità di rosa e talento).
Data la storia recente scriverlo fa molta impressione ma le prime tredici partite dell’Inter formato 2017/2018 sono un riuscitissimo esempio di una progressione contemporaneamente tecnica e psicologica fatta alla perfezione di una squadra reduce da un’annata disgraziata.
Sperando che la magia di Certaldo non si fermi qua, ovviamente.