EDITORIALE – Kondoforia
D’altra parte il nome, la cifra spesa e i recenti trascorsi del giocatore sono di quelli d’alto profilo e le aspettative non sono che figlie del pedigree del buon Geoffrey che, a soli 22 anni, è pronto a tuffarsi in un’avventura in cui non sarà più solo una giovane promessa ma anche un cardine fondamentale della squadra, qualifica che sia a Siviglia e sia a Montecarlo s’è conquistato sul campo, col tempo, ma con cui certamente non partiva. Ora, a Milano, Kondo dovrà dimostrare di poter essere anche leader fino in fondo, partendo dai buonissimi presupposti con cui ha disputato la passata stagione col Monaco in disarmo dopo la diaspora della scorsa estate (diretta conseguenza dell’inversione di tendenza voluta da Rybolovlev), nel quale s’è dimostrato uno dei punti cardine.
Ma non è solo l’importanza dell’investimento che tranquillizza; più ancora del “nome”, infatti, Kondogbia porta garanzie serie dal punto di vista tecnico, garanzie molto serie.
Tanto per cominciare è un giocatore che sa abbinare davvero bene quantità e qualità di fronte alla difesa, capace di farsi rispettare in fase difensiva senza però essere il tipico mediano di rottura (leggasi falegname rompi-tibie), anzi. Il giovane francese si trova molto a suo agio col pallone tra i piedi ed è più abile di tanti altri giocatori che vestono attualmente il nerazzurro a iniziare l’azione; inoltre per lui non fa alcuna differenza giocare in una mediana a due o a tre perché, appunto, ha sufficienti qualità e gamba per poter svolgere al meglio ogni fase di gioco con entrambe le disposizioni tattiche. Si diceva tempo addietro che a quest’Inter servisse un regista: l’ex Monaco (subito ribattezzato Goffredo da alcuni nostri redattori ma senz’altro non solo da loro) non è assolutamente un direttore d’orchestra alla Pirlo ma senz’altro può stare in quella posizione molto di più di tutti i nuovi compagni messi insieme – con l’eccezione di Kovacic, forse, che secondo alcuni rimarrebbe un regista basso nonostante abbia fatto vedere le cose migliori da mezzala.
La buona notizia, insomma, è che Kondogbia appare essere – per una volta – non solo un elemento all’altezza delle ambizioni dell’Inter, che pure è condizione necessaria, ma anche un profilo adattissimo per migliorare proprio da un punto di vista organizzativo sia la fase offensiva sia quella difensiva (il classico uomo giusto al posto giusto nel ruolo giusto, insomma). E un profilo del genere, davvero valido, com’è noto, si paga e si paga anche tanto (qui trovate un pezzo che spiega ottimamente come è stato possibile per l’Inter acquistare il francese a quella cifra).
Ora, con la fiducia rinnovata dall’arrivo di Kondo, dal probabile ingaggio di Miranda e dalle ottime prestazioni di Murillo in Copa América, ci si può chetare e osservare con più serenità all’orizzonte, gustandoci quel che resta di un giugno che partiva con premesse onestamente angoscianti ma che, alla fine, s’è trasformato in un mese decisamente onirico.
Facendo venire una discreta voglia di ammirare la nuova Inter, in effetti.