EDITORIALE – I conti non tornano
di Fulvio Santucci
“Scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo”. Chissà se Walter Mazzarri ha mai emulato Al Pacino nel celeberrimo film Ogni Maledetta Domenica, in uno dei suoi discorsi prepartita nello spogliatoio e chissà se Fredy Guarin, nel caso, lo ha mai seguito con attenzione. Sul campo di Livorno i centimetri sono diventati metri. Tanti, troppi metri che separavano Samuel da un pallone scellerato scagliato dal colombiano e che oggi costa altri due punti all’ormai magro saldo stagionale dell’Inter. Questione di matematica: metri che diventano punti, punti che diventano piazzamenti, piazzamenti che diventano numeri e cambiano inesorabilmente il destino di una squadra, di un allenatore, di un tifoso.
STRAMALTRATTATO? – Diventa così inevitabile, nel computo di una stagione ancora una volta instradata verso il fallimento delle aspettative, ripensare al volto triste di Andrea Stramaccioni dopo il pessimo ruolino di marcia che gli costò la conferma ridimensionando al ribasso la sua carriera da allenatore, passata in una sola stagione da folgorante a folgorata. Scoperchiando il vaso di Pandora, però, la realtà che si scopre diventa inquietante per certi versi e difficile da accettare per altri: allo stesso punto della scorsa stagione, Stramaccioni aveva totalizzato un punto in più nonostante fosse piazzato un gradino sotto l’attuale Inter di Mazzarri nella classifica. Un dato che testimonia peraltro come l’acclamata ascesa del livello dell’intera Serie A sia in realtà una chimera mascherata dal formidabile, da un punto di vista squisitamente matematico, rendimento delle prime due della classe. Di più: l’Inter di Stramaccioni non conosceva mezze misure e il saldo dei 50 punti di inizio Aprile era il frutto di 15 vittorie e 5 pareggi, mentre l’Inter di Mazzarri ha vinto 12 volte inanellando una serie impressionante di pareggi (ben 13). Considerato che il segno X è uscito per ben 7 volte tra le mura amiche e che solo in un caso possiamo parlare senza remore di avversario tecnicamente superiore (la Juventus), troppi punti sono stati lasciati per strada e molti meno sono da considerarsi guadagnati. Il salto di qualità promesso in estate, fino a questo momento si è tramutato in 10 palloni in meno che Handanovic ha dovuto raccogliere dal sacco, mentre la fase offensiva premia la banda Stramaccioni che aveva realizzato un gol in più pur priva, a questo punto della stagione, delle bocche da fuoco Milito e Palacio. E a proposito di infortuni, tre sono i titolari di inizio stagione di cui il tecnico romano doveva fare a meno un anno fa ( i due argentini e Chivu) e tre furono i rigori assegnati a quella Inter: per Mazzarri la casella dice zero alla voce rigori assegnati ma ad onor del vero dice la stessa cosa anche alla voce infortuni. Ultima ma non meno importante differenza: l’Inter di Stramaccioni ha gestito l’impegno europeo, costato anche molto caro in certi casi, fino alla metà di Marzo uscendone a testa sicuramente alta mentre l’Inter di Mazzarri non ha mai messo piede fuori dai confini nazionali.
LA MALEDIZIONE DELL’UNDICESIMA GIORNATA – In questo gioco di assonanze che viaggiano a due ritmi apparentemente paralleli, c’è un punto di incontro piuttosto evidente: lo spartiacque di ambo le gestioni è stata l’undicesima giornata, quella che ha proposto la migliore Inter della stagione per poi aprire un lungo periodo di magre soddisfazioni soprattutto in termini di risultati. Se la statistica dell’Inter stramaccioniana è impietosa (23 punti fatti nelle 20 giornate successive), quella dell’Inter targata Mazzarri è quantomeno inquietante con i suoi 27 punti racimolati nello stesso numero di partite. Nella scorsa stagione fu la vittoria allo Juventus Stadium a stregare la stagione nerazzurra, nell’anno che corre è stata l’affermazione al Friuli (3-0) ad imprimere misteriosamente una svolta negativa ai successivi cinque mesi in cui l’Inter non ha conosciuto una continuità tale da garantire almeno tre vittorie consecutive, moneta minima per chi ha l’imprimatur di portare sempre i propri colori all’esterno dei propri confini nella stagione successiva. Curiosando nell’andamento di questa speciale statistica, all’Inter di Mazzarri va smontata la falsa tesi del mal di San Siro: 18 dei 27 punti citati sono stati ottenuti nella Scala del Calcio, mentre solo due sono state le vittorie colte fuori casa paradossalmente su due campi sulla carta molto ostici come Firenze e Verona sponda Hellas. Anche l’Inter di Stramaccioni aveva costruito il bottino Novembre-Aprile in casa, con 16 punti sui 23 ottenuti, ma aveva reso meglio in trasferta nell’avvio di stagione. Fino a quella maledetta undicesima giornata, fatale sull’asse Roma-San Vincenzo tanto a Stramaccioni quanto a Mazzarri, così antitetici eppure così tremendamente simili davanti all’evidenza della matematica. PECCATI DI GOL – Quanto c’è allora di Walter Mazzarri in questa stagione che, numeri alla mano, pare copiata e incollata dalla precedente? Di sicuro il nostro attuale mister ha puntellato la difesa pur senza guarirla (rimane infatti superiore all’uno la media dei gol subiti a partita) ma sembra aver smarrito la fase offensiva. Al netto di pali, traverse ed episodi l’Inter si ritrova da inizio 2014 ad aver siglato la miseria di 13 gol in 14 partite, un ruolino di marcia più consono a chi deve mantenere la categoria piuttosto che stazionare nei suoi salotti buoni: non può essere un caso che solo Cagliari e Bologna siano riuscite a fare peggio ed etichettino la questione come un problema serio che può fare la differenza tra la massima serie e quella cadetta. La malcelata evidenza che all’Inter oggi manchi un bomber in grado di aver sfondato la quota dei 15 gol a questo punto del campionato è la più solida delle attenuanti per un allenatore che parte della piazza nerazzurra mette sempre più alla berlina giornata dopo giornata: l’assenza del puntero è una lacuna acuita dalla parabola discendente di Diego Milito, lontano parente del mattatore che stregava gli stadi dell’Italia e dell’Europa intera, ma che lo staff tecnico e societario dell’Inter poteva e doveva prevedere. Walter Mazzarri fu inserito nel contesto Inter per dare il valore aggiunto con l’esperienza che a Stramaccioni mancava, ma la lecita analisi che ad oggi il tifoso interista non può fare a meno di elucubrare non vede alcun valore aggiunto rispetto a 365 giorni fa, pur con una rosa di pari se non superiore livello. Perché se il gioco è un tema soggettivo, i numeri sono un valore assiomatico. Il conto non torna e gli animi sono complicati da placare: è bene che la sferzata sia rapida ed efficace o quel conto prima o poi a qualcuno bisognerà presentarlo.