EDITORIALE – I due liocorni
di Giorgio Crico.
?Allora, Icardi è nostro?? ?Sì, sì, non segui le notizie? In teoria è preso già da settimane? ?Sarà, ma io mica ci credo? ?Vedrai, vedrai… E con anche Sanchez la faremo vedere a tutti l’anno prossimo? ?Questa la so però! Sanchez ha detto che vuole rimanere a Barcellona!? ?Ma và, sono le solite dichiarazioni di prammatica che fanno tutti i calciatori… Se avessi dato retta a Ibra, adesso giocherebbe ancora alla Juve!? ?Sarà, ma sono un po’ scettico… Poi oggi si parlava anche di Robben…? ?Beh, magari qualcosa in ballo c’è… Se davvero arrivano anche solo due di questi tre, con Milito e Palacio l’anno prossimo potremmo anche giocare per lo scudetto? ?Ma l’allenatore? Sarà ancora Stramaccioni?? ?Questo ancora non si sa, vedi, la società deve valutare tante cose? ?Sì, ma non si può non sapere chi sarà il mister per l’anno prossimo quando siamo praticamente a Pasqua!? ?Guarda che noi non lo sappiamo, ma magari un?idea o un progetto la dirigenza ce li ha già! Solo che non lo vengono a raccontare a noi? ?E? questo il problema! Ci vorrebbe più trasparenza da parte del club. Dopotutto, senza di noi, l’Inter nemmeno esisterebbe!?
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E così via. Questo è solo una ricostruzione ipotetica di un dialogo tra interisti che, in una piovosa domenica senza Serie A, discorrono delle tantissime voci di mercato che si stanno rincorrendo in questi giorni sul mercato estivo che, ufficialmente, apre solo il primo luglio ma in realtà sta imperversando già dall’uno di febbraio (quindi il giorno stesso della chiusura del mercato invernale). Già si è trattato efficacemente su queste stesse pagine dell’importanza di un calciomercato che sia necessariamente orientato al progetto dell’allenatore, dunque non resta che cercare di mettere ordine tra tutte le indiscrezioni che adesso infestano la rete e la carta stampata. Ultimamente, infatti, tra trattative date per concluse, interessamenti, ?emissari spediti sulle tracce di …?, ?abboccamenti con …? e compagnia bella, pare che la Beneamata sia interessata a qualunque soggetto che calchi i campi da calcio, meglio se under 30 e a parametro zero. Tanto che viene veramente da canticchiare che ?non manca più nessuno? come la celebre filastrocca sull’arca di Noè che noi tutti abbiamo imparato nei felici anni della prima infanzia.
Andreolli, Campagnaro, Sanchez, Icardi, Jung, Botta e Laxalt (l’unico che si è certi di vedere ad Appiano a giugno) sono solo alcuni dei nomi che imperversano ovunque. A questi vanno aggiunti anche Robben, Remy, Suarez, Diamanti e persino Mourinho. Come se lo Special One potesse pensare di tornare all’Inter ad allenare una rosa che non è minimamente competitiva allo stato attuale (e non lo sarebbe all’ennesima potenza nel caso in cui sfumasse la Champions), senza contare che lo stipendio infarcito di zeri del Vate di Setubal mal si sposa con la politica austera che il Biscione ha inaugurato ormai da qualche stagione.
Quest?annata calcistica, del resto, ha evidenziato piuttosto bene cosa manchi all’Inter dal punto di vista della rosa: dei giocatori che possano davvero dare del tu al pallone. L’andamento sbilenco dei nerazzurri versione 2012/2013 è attribuibile soprattutto a questo aspetto (semplificando, naturalmente, ma non banalizzando). Gente come Pereira, Mudingayi, Schelotto, Gargano, i pur bravi e volenterosi Nagatomo e Obi, l’incompiuto (e incomprensibile) Alvarez, i maldestri (e assurdamente inadatti) Jonathan e Silvestre non dispongono di quei mezzi tecnici minimi che invece servirebbero per giocare in una società come quella nerazzurra, che invece aspira per DNA ai massimi successi italiani e internazionali. Possono essere ottimi rincalzi (alcuni), uomini da quindici o venti presenze annue, lavoratori utili alla causa, i ?corridori? della squadra, si scelga il termine preferito, ma non certo la base su cui poter lavorare per costruire una formazione in grado di imporsi in patria e all’estero.
Il problema è proprio questo, d?altronde: l’Inter, ultimamente, ha dato il benservito a tanti campioni del Triplete le cui qualità tecnico tattiche erano di altissimo profilo (sì, anche Balotelli) e li ha rimpiazzati con giocatori di capacità nettamente inferiori oppure con scommesse dall’incerto avvenire. In realtà, la questione è piuttosto semplice: se si vendono giocatori molto forti e si comprano calciatori di livello medio (per non dire basso in taluni casi) si diventa una squadra di livello medio. La dimostrazione sta precisamente nel fatto che, tolti Palacio, Ranocchia e Guarìn, i giocatori tecnicamente più validi dell’attuale rosa del Biscione sono gli stessi dei trionfi mourinhani. Cambiasso è ancora più abile coi piedi di Gargano o Mudingayi, così come Stankovic, se stesse bene, sarebbe più decisivo di Schelotto o del Kuzmanovic visto finora.
Parlando invece più specificatamente di ruoli tattici, ai nerazzurri servono diversi nuovi interpreti: prima di tutto, ci sarebbe bisogno come il pane di nuovi esterni, soprattutto avanzati, in grado di poter far fare il salto di qualità alle fasce meneghine, finora bistrattate e messe a ferro e fuoco soprattutto dagli avversari. Anche in difesa sarebbe perlomeno utile un nuovo terzino destro per far rifiatare Zanetti (retrocedere Schelotto?). Secondo, s?imporrebbe l’acquisto di almeno un paio di attaccanti: Icardi o non Icardi, il profilo di giocatore adatto allo scacchiere di Strama è praticamente quello del giovane argentino. Almeno da questo punto di vista le voci di mercato sono piuttosto corroboranti, giacché si sta effettivamente lavorando per colmare questo vuoto; discorso simile anche per quanto riguarda la necessità pressante di avere dei nuovi centrali difensivi che siano in grado di impostare: il buon Chivu, ormai, non è quasi più in grado di fornire uno standard di prestazione adeguato alla causa. Spiace per il valore umano e professionale di Cristian che ha comunque dato moltissimo alla maglia, ma è ormai chiaro che per il giocatore romeno la carriera sia abbondantemente nella fase del crepuscolo. Andreolli e Campagnaro non sono certo top player, ma onesti lavoratori che mantengono un ottimo e soprattutto continuo standard di rendimento.
Quarto punto in questione: pulizia a centrocampo. Contando tutti i mediani attualmente presenti in rosa, balza subito all’occhio che sono troppi, decisamente troppi, e solo pochissimi in grado di non sfigurare di fronte ai vari Thiago Motta o Stankovic dei tempi d’oro. Posto che il nuovo faro di centrocampo e di costruzione del gioco è Mateo Kovacic, forse converrebbe trovare un suo possibile alter ego in grado di giocare anche dietro le punte come trequartista (Alvarez ha avuto le sue chance: le ha buttate). Diamanti non sarebbe una brutta soluzione ma l’attuale capitano felsineo non è più un ragazzino. Come semplice regista, un?altra soluzione di ripiego low cost potrebbe essere senz?altro un uomo col profilo di Cigarini. Kuzmanovic sarebbe ovviamente confermato, ma Mudingayi o Gargano non possono bastare a completare il reparto. Un giocatore utile alla causa potrebbe essere qualcuno simile a Borja Valero della Fiorentina, che però è blindatissimo. Il mantra da recitare in questo caso è: senza piedi buoni in mezzo al campo non si va da nessuna parte.
Concludendo, non si può non considerare che, Champions o non Champions, è fondamentale ricominciare a investire e cercare uomini che abbiano il profilo adatto per giocare nell’Inter, senza più scommettere troppo su “giovani” dall’indecifrabile passato (Alvarez, Coutinho, a suo tempo Biabiany) o giocatori mal valutati (Silvestre, Pereira). Altrimenti si continuerà a sperare che una rosa inadeguata compia il miracolo di posizionarsi oltre ogni previsione nelle prime piazze della classifica, vedendo comunque competere altri per la vittoria finale. Per aspirare a tornare a essere l’Inter, dunque, non rimane che sperare nei generosi (e possibilmente azzeccati) investimenti a cui spesso il presidente ci ha abituato e, forse, persino gli introvabili liocorni ai quali non sappiamo nemmeno dare un volto potrebbero finalmente arrivare e concorrere alla resurrezione dell’Inter.