EDITORIALE – I problemi della pausa oscurati dal problema Sabatini
Torna il consueto editoriale del lunedì sera per voi affezionatissimi, ancora ubicato di martedì perché la sosta sballa un po' tutto, compreso il bioritmo di una pubblicazione altrimenti settimanale. Ma il momento è veramente delicato e non si poteva soprassedere dal commentare gli ultimi avvenimenti di casa Inter e le questioni sollevate dalla sostaStasera termina la sosta e, da domani, si torna tutti alla normalità: i tifosi ad aspettare il campionato, i calciatori in seno al proprio club, pronti a tornare in campo difendendo i colori di chi detiene i diritti sulle loro prestazioni sportive dandogli in cambio il pane al posto di quelli, completamente differenti, della propria patria. La sosta per le Nazionali può essere estremamente interessante per l’appassionato di calcio ma, man mano che la stagione dei club si avvicina alla sua natura conclusione, può anche diventare molto, molto frustrante. I tifosi che non apprezzano più di tanto il calcio formato FIFA lo sanno molto bene perché vengono costretti a dover interrompere le loro routine settimanali ma probabilmente lo sanno ancora meglio gli allenatori che, non a caso, spesso hanno utilizzato questi momenti di stacco forzato anche come alibi.
Ma dei motivi per temere un minimo gli esiti di una sosta per le Nazionali ci sono perché, oltre all’eventuale stress di viaggi più o meno lunghi, sicuramente si interrompe un lavoro quotidiano di lungo corso per cambiare metodi di allenamento, abitudini (a volte anche alimentari) e compagni. Queste sono situazioni che possono in qualche modo distrarre un gruppo dai propri obiettivi o, comunque, impedirgli di proseguire un percorso continuativo iniziato precedentemente, fatto anche di momenti di forma legati ai risultati settimanali, perché no.
Del resto si sa: quando arriva a interrompere una serie di sconfitte, la pausa è sempre “benedetta”. Quando capita in un momento di segno opposto assolutamente no. Non è difficile. L’Inter, in particolare, s’è trovata a dover fermare la sua corsa proprio dopo due partite che stavano in qualche modo segnando un rialzo delle quotazioni nerazzurre e, come sempre, il rischio di ritrovarsi qualcuno troppo rilassato, qualcun altro un po’ acciaccato e qualchedun altro ancora svogliato o demotivato è alto. La Champions League passa e passerà anche dalla gestione di quest’ultimo momento di sosta da parte di Spalletti che, peraltro, a breve verrà messo al centro del fuoco incrociato scatenatosi quest’oggi in relazione a quello che in queste ore parrebbe essere il probabile addio a breve di Walter Sabatini.
Questo, infatti, l’ultimo “caso” di casa Inter, la presunta volontà del responsabile della direzione tecnica dei possedimenti calcistici di Suning – e non dell’Internazionale Football Club, vale la pena ricordarlo. Il divorzio tra l’ex DS di Roma e Palermo e il colosso cinese, dopo nemmeno un anno di collaborazione, probabilmente segna un altro punto negativo nell’accidentata relazione tra la società italiana e la proprietà di Nanchino che appare sempre più lontana dai temi che interessano all’Inter. La sensazione è che i vertici di Suning avrebbero piacere che la squadra e la società nerazzurre si gestissero al meglio in totale autonomia senza far tirare fuori un copeco in più del previsto alla proprietà, meglio se sviluppando degli indotti commerciali che generino dividendi (e questi sì che verrebbero apprezzati da Suning e, chissà, magari in parte reinvestiti proprio nell’Inter). Altrimenti un’eventuale mediocrità di risultati, a fronte di cordoni della borsa molto stretti, non sarebbe comunque vissuta come eccessivamente problematica: l’importante è non bruciare denaro, questo ormai è palese.
La sosta sta ovviamente fungendo da megafono anche per questa situazione, che ha già fatto infiammare i tifosi in proposito: un altro riflesso di quanti e quali problemi possano generarsi a campionato fermo. Del resto, però, se si vuole costruire una mentalità vincente bisogna trovare una strada per evitare di essere afflitti da temi del genere né dalle questioni tecniche di cui sopra. Spalletti saprà tenere duro ancora due mesi e spiccioli e farsi aiutare dai quadri dirigenziali o verrà lasciato solo in mezzo alla marea impazzita per l’ennesima volta?