Editoriale – Il modulo di Stramaccioni conferma il fallimento di Gasperini
Finalmente possiamo dirlo: San Siro non è più un tabù per i colori nerazzurri, mentre, assaggiando il clima pre derby, speriamo possa continuare ad esserlo per il Milan, almeno per un’altra settimana. La vittoria contro la Fiorentina, definita da Stramaccioni come la squadra più in forma del campionato, non rappresenta soltanto una forte dose di autostima e una svolta stagionale, ma sottolinea per la prima volta come il risultato non sia frutto del caso, ma anzi di elementi di continuità in queste ultime uscite.
MODULO SOLIDO – Lo aveva già sostenuto dopo la partita contro il Chievo, la gara di ieri l’ha sottolineato, a parte i primi venti minuti della gara di Verona, Stramaccioni ha ragione nel dire che la sua Inter ha finalmente trovato una certa solidità difensiva, grazie al cambio di modulo e a una difesa a tre che finalmente sembra non risultare più indigesta a Zanetti e compagni. La presenza di molti mediani, unita a giocatori di spinta, rappresentano il giusto insieme di ingredienti che permettono a giocatori non velocissimi come Samuel e Ranocchia, di non subire eccessivamente gli attacchi degli avversari. La vera punta di diamante di questo modulo non è Cassano, vero mattatore di questa Inter, bensì Juan Jesus, granitico brasiliano capace non solo di stoppare sul nascere gli attacchi degli avversari ma anche di spingere e ripartire, senza soffrire eventuali ripartenze degli avversari.
SORPRESA COUTINHO – Oltre agli elementi di continuità che stanno determinando l’identità di questa squadra, Stramaccioni conferma di essere un allenatore quantomeno coraggioso: la scelta di schierare il tridente con Coutinho, Cassano e Milito, poteva sembrare un azzardo, ma il primo tempo della partita contro la Viola, ha sottolineato quanto il trequartista possa sussistere anche all’interno di una formazione con la difesa a tre. Quanto visto ieri, e a sprazzi anche contro il Chievo, sottolinea il fallimento di Gasperini, che faceva della difesa a 3 una fissazione. Nelle dichiarazioni del dopo partita di ieri sera, ai microfoni di Mediaset Premium, Viviano ha detto una sacrosanta verità: “La difficoltà non sta nella difesa a tre, ma nel modo in cui viene interpretata”. Gasperini si è sempre lamentato di non aver ricevuto gli uomini richiesti a Moratti per poter assecondare il suo gioco, Stramaccioni è arrivato alla difesa a 3 attraverso un’evoluzione di gioco, un’esigenza di trovare un credo su cui costruire la sua Inter.
DILEMMA SNEIJDER – Stramaccioni ha costruito una difesa a tre basata sull’aiuto dei mediani, Gargano, Cambiasso e all’occorrenza Zanetti, tutti giocatori capaci anche di costruire gioco. La spinta di Nagatomo rappresenta il raccordo tra il centrocampo e l’attacco, ma ad assumere un ruolo fondamentale è stato Coutinho che, come affermato da Stramaccioni, non ha avuto il compito di marcare Piazarro, ma di metterlo in difficoltà, di essere il “dazio da pagare nel caso in cui Romulo e Valero avessero deciso di giocare in modo offensivo”. Un giocatore al servizio della squadra, un talento umile che ha spezzato i ritmi della gara, il mezzo di trasporto del gioco per vie centrali. Non un super divo, ma un concreto operaio. Il mese di assenza di Sneijder, arrivato esattamente nel momento in cui si è passati alla difesa a tre, potrebbe essere una mezza copertura. Non escludo che possa essersi fatto male, ma l’olandese ha più volte dimostrato come mal digerisca le indicazioni tattiche e i vincoli di ruolo. La sua anarchia ha portato buoni risultati, ma è utile solo all’interno di una squadra ben organizzata e che può prescindere dalle sue invenzioni. Ora all’Inter serve un leader come lo è ora Cassano, come è parso Coutinho, come è sempre stato Zanetti o Cambiasso: un giocatore al servizio della squadra e non una squadra al servizio del giocatore.