EDITORIALE – Un progetto tremolante, con o senza Mazzarri
Progetto Inter tremolante con o senza Mazzarri
Tante, tantissime sono le cause per le quali, secondo molti tifosi, l’Inter non sta andando benissimo in Serie A, per usare un eufemismo. Ovviamente, quasi sempre, la radice di tutti i mali finisce per essere Walter Mazzarri (non per tutti), ma non ci sono solo le comunque evidenti colpe del tecnico di San Vincenzo a provocare lo scempio che almeno in una partita su due si è costretti a osservare.
La verità è che questa prima fase del progetto tecnico, per quanto enormemente influenzata dalla precedente gestione societaria, sta rischiando di fallire prima ancora di nascere. Se la porzione economica dell’Inter si sta faticosamente rialzando dopo i drammi in bilancio derivati quasi integralmente da una dissennata politica post Triplete (e che adesso sta cercando di non farsi punire dalla Uefa in ottica fair play finanziario), purtroppo non si può dire lo stesso della parte più squisitamente sportiva della società; a buon intenditor poche parole: l’attuale congiuntura non è buona in nessuno dei due ambiti ma almeno in quello finanziario si sa cosa bisogna fare per uscire dall’impasse, diversamente da quanto pare per il lato tecnico, invece. Ahinoi.
Purtroppo anche quest’anno è stata sbagliata l’immancabile parte di investimenti estivi: già “poveri” economicamente e senza più l’appeal di un tempo, proprio ora che il club non ha più le risorse economiche e sportive di un tempo e quindi, in realtà, con gli operatori del mercato che non possono e non devono sbagliare i giocatori da acquisire sul mercato (esigenza mai acuta come oggi), puntualmente sono stati arruolati elementi non adatti al palcoscenico di San Siro. In questo discorso, inoltre, rientrano abbondantemente anche altri giocatori palesemente non all’altezza delle ambizioni della società che non si è riusciti a smaltire sempre in sede di calciomercato. Non che Ausilio abbia lavorato “male” strictu sensu, la situazione ereditata era quel che era e il portafoglio piangeva, ma, per adesso, almeno un paio di scommesse non hanno affatto reso come si sperava, in qualche caso diventando addirittura un esempio in negativo (Dodô) oppure di dispersione da Chi l’ha vsto? dopo infortuni più o meno gravi (M’Vila, mai brillante prima di farsi male, o il confermato dalla scorsa stagione Jonathan, praticamente mai visto in stagione).
Forse è stato sbagliato pretendere di tornare in Europa nell’anno di una rivoluzione societaria, forse è insensato pensare di provare ad acciuffare il terzo posto quando vanno ancora risistemati i conti. Forse è irrealistico pensare di vincere e convincere persino con una struttura societaria nuova di pacca e, in qualche caso, ancora inesperta. O forse invece era giusto pensare di portare a termine una transizione epocale per la società nerazzurra aggiungendo anche il corroborante sapore derivante dal fatto che i risultati del campo non solo sarebbero rimasti invariati ma addirittura migliorati, forse era corretto cercare di fare al meglio tutto contemporaneamente, affinché crescita economica e sportiva andassero di pari passo. Valutazioni così, da fare post eventum e a freddo, oltre a rimanere comunque proibitive come grado di difficoltà, sarebbero senz’altro ingiuste, troppo facili da mettere su carta come se niente fosse (per poi dire il contrario tra un mese. A proposito: diffidare da chi ritiene in grado di farne). Quel che rimane sotto gli occhi di tutti è che la squadra non può essere definita “costruita”, ma ancora in lavorazione. Chissà per quanto tempo.
Dunque, la morale è che anche Mazzarri non è stato messo nella condizione ideale per lavorare e, spesso e volentieri, persino i rinforzi ottenuti non sono stati così in linea con le sue aspettative, almeno non come ci si sarebbe potuto augurare. Certo, qualche tassello fondamentale per il suo gioco è stato aggiunto ma in molti casi i giocatori portati a Milano non si possono definire esattamente “bei colpi”, né tanto meno pedine davvero adatte al modulo del mister toscano. In questo senso, principalmente, il progetto Inter si può definire “tremolante”: una squadra costruita non per intero seguendo le esigenze dell’allenatore sarà sempre e comunque deficitaria, specialmente se il tecnico in questione ha ferree e quasi dogmatiche convinzioni su modulo da adottare e uomini adatti a interpretarlo (e comunque sta già forzando la mano per incastrare i migliori a disposizione nella sua intelaiatura, riuscendo abbastanza poco per adesso).
Gli infortuni, poi, hanno fatto il resto. Quel che rimane, dopo questo primo quarto di Serie A 2014/2015, è la stessa sensazione di incompleto, non finito e lacunoso che ormai dura da qualche anno e che, onestamente, si ha anche solo leggendo chi compone la rosa (ah, il quarto attaccante! Ah, un esterno decente! Ah, un altro difensore centrale! Ah, una mezzala che sappia inserirsi!). Un po’ come quando ci si presentava parzialmente impreparati per verifiche e compiti in classe a scuola.
Solo che l’Inter non ha nessun compagno di banco da cui copiare.