EDITORIALE – E se si giocasse decentemente?
L'editoriale abituale del lunedì sera, stavolta col coraggio di paventare uno scenario spiazzante che potrebbe verificarsi mentre tutti si lamentano del calciomercatoIn mezzo ai malumori per un mercato che non è decollato (e potrebbe anche non decollare, in fin dei conti. Perlomeno non nel senso in cui se lo aspettavano diversi tifosi) e ai sogni infranti di chi voleva Vidal ma, a quanto pare, dovrà invece accogliere Vecino, l’Inter di Spalletti è ancora un neonato ma già muove i suoi primi, incerti passettini. E non sono malvagi, pur ricordando sempre e comunque che i risultati del calcio di luglio hanno lo stesso impatto sui destini finali di una squadra di chi consiglia ai vari club i giocatori da acquistare via Twitter dopo sessioni di scouting su Football Manager.
Attenzione, però, che se il calcio estivo è totalmente trascurabile a livello di risultati (tranne nell’ovvio caso in cui si giochino dei preliminari europei), è invece fondamentale dal punto di vista del lavoro. Sia tecnico, sia fisico, sia tattico. Tecnico perché, a stagione in corso e con le partite da preparare, i calciatori non avranno più così tanto tempo a disposizione per lavorare sulle proprie lacune a livello di fondamentali o di abilità in generale; fisico perché la “benzina” muscolare che si mette nelle gambe durante il ritiro di luglio è un unicum per tutta la stagione, a eccezione di occasionali richiami invernali; tattico perché – un po’ come sulla tecnica – il tempo a disposizione e l’assenza degli accorgimenti ad hoc che si fanno a seconda degli avversari che si dovranno affrontare consentono allo staff tecnico di scolpire nelle menti degli esponenti di una rosa gli stilemi base di schieramento e movimenti che serviranno come fondamenta per poi costruire di volta in volta le impalcature tattiche necessarie a vincere le singole partite.
Da quest’ultimo punto di vista parrebbe (per ora, val la pena sottolinearlo ogni volta) che Spalletti e i giocatori stiano lavorando alacremente ma, soprattutto, molto bene. L’Inter vista durante l’ICC è una squadra in costruzione, lontanissima dall’essere presentabile a buoni livelli durante una partita di “vera” stagione ma che, al contempo, si sta solidificando giorno dopo giorno in un’unica identità forte. Anzi, se non fosse per le care vecchie ragioni apotropaiche, si potrebbe quasi azzardare che l’Inter si stia finalmente applicando per diventare addirittura una squadra vera, tutta d’un pezzo, dove i giocatori obbediscono all’allenatore e sembrano avere chiaro ciò che devono fare. Ma è meglio non dirlo a voce troppo alta ché i nostri potrebbero sentirci e montarsi la testa.
Però è comunque un fatto che Spalletti, finalmente, abbia preso in mano la situazione strettamente tecnico/tattica in maniera ben più decisa di Mancini, meno ingenuamente di de Boer e con fare più convinto e sicuro di Pioli. Per un motivo o per l’altro, l’uomo di Certaldo gode di una stima e di un sostegno della proprietà che nessuno dei suoi predecessori ha avuto (e si nota molto) ma è altrettanto visibile che il gruppo lo sta seguendo come un unico corpo, dimostrando di star avanzando in maniera organica in quel lavoro di dominio e gestione della palla iniziato con l’arrivo della meteora olandese dello scorso anno e proseguito dall’attuale mister della Fiorentina.
Siamo ancora a un livello embrionale, è ovvio, ma la vittoria dell’International Champions Cup è una primissima cartina tornasole incoraggiante. Chiaramente non per il trofeo in sé ma piuttosto per il piglio e la convinzione che la squadra ha saputo mettere in campo, oltre alla ricerca di un gioco in linea con le indicazioni e le intenzioni dell’allenatore. Come ha detto lo stesso Spalletti bisognerà lavorare molto sulla continuità ma, come si dice, Roma non è stata costruita in un giorno.
Sarebbe effettivamente spiazzante ma, soprattutto, molto divertente scoprire alla fine dell’estate che l’Inter abbia imparato a giocare bene.