EDITORIALE – La colonna nerazzurra
Di Giorgio Crico.
Alzi la mano chiunque pensasse ad agosto che, tra tutti i nomi della rosa interista, uno dei più fondamentali sarebbe stato quello di Rolando Jorge Pires da Fonseca, noto ai più solamente come Rolando. Il nazionale portoghese, infatti, s’è dimostrato sin qui il difensore dell’Inter col più alto rendimento tra tutti i centrali presenti nella rosa meneghina.
Insomma, l’intuizione che ha portato Mazzarri a rivolerlo con sé anche a Milano dopo i sei mesi di Napoli s’è rivelata indovinatissima e il numero 35 è pressoché un titolare inamovibile. Persino più di quel Campagnaro che a inizio stagione sembrava straripante, quasi assatanato per rendimento e smania di vincere e meritarsi la maglia (il quale s’è però al momento perso in panchina). Rolando è partito da dietro, scalando inesorabilmente le gerarchie di squadra e dimostrando fino in fondo che lui, all’Inter, ci può stare serenamente, considerando anche le tre reti messe a segno sin qui che sono un corroborante viatico per chi intende valutarne il peso specifico in campo.
I piedi forse non sono educatissimi, stilisticamente non è Beckenbauer ma Rolando è efficacissimo e davvero raramente si notano gol subiti per colpe sue o errori gratuiti del lusitano che avvantaggiano gli avversari. Insomma, una piccola grande certezza della retroguardia: quando Campagnaro è stato vittima di infortuni, quando Samuel pareva non poter più rientrare in forma, quando Ranocchia deludeva sistematicamente, ecco spuntare dal mazzo questo gigante capoverdiano che in punta di piedi s’è preso il posto da titolare, dimostrando anche un buon carisma quando s’è trovato a dover guidare lui i compagni di reparto.
Una sorpresa per molti, forse, ma non per tutti: Rolando era il capitano di quel Porto luccicante che ha portato a casa una sorta di Tripletino nel 2011 tra Primeira Liga, Coppa di Portogallo ed Europa League. All’epoca, però, la copertina se la presero Villas-Boas e Falcao, forse anche a causa del ruolo dell’allora capitano, difensore centrale, o forse anche a causa di quel suo viso truce e non propriamente da Adone, chi lo sa. Un anno dopo ecco la lite con Vitor Pereira e il suo allontanamento dai Dragoes: a questi eventi succede l’approdo in Italia a Napoli. Il resto è cronaca.
Un giocatore forse troppo sottovalutato solo perché il Porto l’ha scaricato in fretta e furia quasi fosse d’improvviso diventato un bidone e Rolando, che bidone non è mai stato, s’è rimesso in gioco dimostrando che è ancora un giocatore che sa fare la differenza. E in un’epoca come questa, dove mancano difensori come Nesta, Baresi o Picchi anche avere in rosa il capoverdiano risulta oro colato. In barba a tanti presunti talenti delle retrovie o ministri della difesa in pectore che però non esplodono mai (vero, Ranocchia?) ecco che la risposta di carattere te la dà quello che in estate era solo un “rincalzo”, al punto che spesso non compariva nemmeno nelle grafiche del mercato dell’Inter.
Indubbiamente il riscatto fissato a una cifra vicina ai 10 milioni è scoraggiante ma forse, in corso Vittorio Emanuele, dovrebbero pensare al possibile investimento. Investimento e conseguente conferma che, al momento, Rolando meriterebbe in pieno perché è stato capace di prendersi l’Inter non per il nome che porta ma con sudore e fatica e forse per questo maggiormente apprezza la possibilità di poterci giocare da titolare impegnandosi fino all’ultimo (persino a Torino è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca).
E Mazzarri, grazie almeno alla difesa (che resta sempre la terza meno battuta della Serie A), può anche sorridere. Perché, dopo un Muro invalicabile coperto di trofei e gloria ma che sente inesorabilmente il passare del tempo, l’Inter ha trovato anche una Colonna Capoverdiana.
Certo, c’è chi potrebbe dire che Aldo, Giovanni e Giacomo, con lo zampino della Gialappa’s Band, l’avevano profetizzato già molti anni fa, ma questa è un’altra storia…