EDITORIALE – La Primavera di Luciano
Il primo editoriale dopo l'annuncio della firma di Spalletti e quindi ovviamente euforico e festant... E invece no. Un articolo che invita alla calma e scoraggia i facili entusiasmi. Soprattutto per quanto concerne la Primavera, tra l'altroLa settimana scorsa due scosse telluriche di una certa rilevanza hanno svegliato dal torpore il mondo Inter che non era troppo preso a commentare la campagna acquisti del Milan: la firma di Luciano Spalletti e la vittoria del campionato Primavera da parte dei ragazzi di Stefano Vecchi. Senza nulla togliere ai bravissimi giovanotti dell’Under 19 nerazzurra, la notizia forte – per quanto ormai ampiamente nell’aria – è stata ovviamente l’ufficializzazione di Big Luciano che, tra le altre cose, si presenterà al pubblico mercoledì prossimo.
Ora che è quindi ovvio chi sarà il tecnico del Biscione la prossima stagione, si può dire che la prima mattonella che andava necessariamente posta per (ri?)cominciare a costruire qualcosa è stata finalmente adagiata laddove ora dovranno sorgere anche le fondamenta. Sarà una cosa breve? Nemmeno per idea. Dunque l’unica scelta sensata che un tifoso qualunque può fare è mettersi il cuore in pace, armarsi di santa pazienza e aspettare l’inizio della prossima stagione. Come diceva qualcuno, “Non c’è altra strada”. Però una garanzia c’è ed è lo stesso Spalletti: quest’anno è riuscito a preparare una Roma resa orfana di Pjanić in maniera rocambolesca un anno fa per fare il record storico di punti del club che, di per sé, non vuol dire per forza chissà che ma rende bene l’idea della capacità di leggere la Serie A e influire sui suoi destini che ha l’uomo di Certaldo. E si trattava di una squadra che non poteva probabilmente colmare il gap con la Juve ma, al massimo, tornare davanti al Napoli. Missione che ha puntualmente svolto.
Sul versante del mercato, invece, non c’è altro da fare che aspettare Sabatini & Ausilio e il loro operato congiunto. Un paio d’anni fa l’ex DS di Roma e Palermo veniva portato in palmo di mano come se fosse il messia degli anni duemiladieci, esagerando. Oggi, però, allo stesso modo, non è diventato un cretino hipster che tiene di più ad azzeccare le sue scommesse di scouting che non a cogliere risultati e trofei veri. Conosciamo tutti il suo gusto per il fine dicitore brasiliano sconosciuto o il raffinato regista difensivo balcanico di cui nemmeno i suoi cugini si sono accorti ma ha anche ampiamente dimostrato di avere nelle sue corde anche qualche colpo più mainstream e di risonanza internazionale.
Tutto ciò per rassicurare chiunque che l’Inter sta seriamente lavorando. Il cantiere è appena stato aperto. Certo, la consapevolezza che sia l’ennesima ripresa di lavori che ogni anno troviamo ad Appiano Gentile e ogni anno speriamo siano solo passeggeri non consente di avere alcun tipo di entusiasmo, è vero, ma non è certo colpa di Sabatini o Spalletti se l’Inter si è costretta da sola all’ennesima tabula rasa. Loro, anzi, ne sono la cura (per ora solo potenziale. Ma è comunque una bella potenzialità). Dunque nel marasma incontrollato di voci tutte vere e, quindi, contemporaneamente tutte false, l’unica certezza è che ci vorrà tempo e tanto varrà avere pazienza.
Pazienza che, peraltro, servirà in dosi massicce anche in relazione al settore giovanile, come sempre magnificato enormemente dai tifosi (grazie alla penuria di motivi per cui gioire che regala la prima squadra, chiaramente). Tuttavia, visto che chiunque si chiede almeno una volta ogni sei mesi come sia possibile avere una Primavera forte e una prima squadra che non pesca mai nessuno dalle giovanili, val la pena ribadire che, parlando di calcio professionistico, i risultati raccolti con l’Under 19 contano molto poco. Ma non per cattiveria, quanto perché la differenza di contesto è enorme – facciamole ‘ste benedette squadre B, un giorno o l’altro. Inoltre l’Inter costruisce da anni le sue giovanili nell’ottica di vincere titoli più che in quella di sviluppare prospetti interessanti per la prima squadra. Chiariamoci, c’è anche quello ovviamente ma arriva solo in seconda battuta. Ed è questo il motivo per cui non vediamo quasi mai nessuno dei ragazzini precedentemente magnificati giocare tra i grandi, per quanto sia triste. Ogni due anni emerge un prospetto che potrebbe combinare qualcosa e regolarmente si perde (o emigra. O entrambe).
La verità è che ci vuole pazienza anche col settore giovanile. L’importanza di accumulare trofei al Viareggio, in campionato o in Coppa Italia Primavera è quasi zero, in soldoni, e ci si potrebbe tranquillamente rinunciare se, in cambio, si riuscisse a mettere in piedi delle nidiate di grande talento a lungo termine. Così come serve moltissima calma con i giovani che si affacciano in prima squadra: vanno lanciati e, soprattutto, bisogna trovare soluzioni per loro affinché possano giocare più minuti possibili. Chiedono: “Pinamonti quest’anno quanto ha giocato in prima squadra”? Ecco.
Per adesso – ribadendolo per l’ennesima volta – serve solo stringere la cinghia e attendere perché non c’è assolutamente nulla da giudicare. Quando sarà il momento (e solo allora) ci si potrà pronunciare. Del resto è quel che succede quasi ogni giugno, no?