EDITORIALE – La sindrome di San Siro
Di Giorgio Crico.
Cinque gare al termine. Tanto manca per concludere la stagione nerazzurra tra le mura di San Siro, mura dalle quali spesso sono arrivati incoraggiamenti, altre volte fischi, altre volte ancora contestazioni. Alcuni giocatori paiono addirittura soffrire il pubblico interno mentre altri si esaltano sull’erba meneghina come da nessun’altra parte.
Le statistiche dicono che al Meazza l’Inter difficilmente perde (un solo ko interno, contro la Roma, a inizio campionato), eppure sono ben sei i segni X al termine delle partite. Altro dato: 20 gol siglati a San Siro, 24 lontano da Milano e il Biscione ha giocato 90′ in più nel suo fortino. Fortunatamente al termine di Inter-Torino si sono potuti festeggiare tre punti ma fin troppo spesso la Benamata s’è infranta contro ostacoli decisamente semplici: una Sampdoria già agonizzante che ha strappato il pari con un tiro azzeccatissimo di Renan a un niente dal fischio finale, un Catania senza attacco che però è parso imperforabile in quel della Scala del Calcio nonostante 31 gol incassati tra tutte le altre trasferte (peggior dato del campionato), un Chievo addirittura avanti nel punteggio che però l’Inter non ha saputo rimontare del tutto.
Escludiamo il match col Parma dall’elenco perché, al di là del valore superiore dei gialloblù rispetto alle compagini citate (con tutto il rispetto, chiaramente), quella è stata una partita veramente strana il cui punteggio finale (3-3 per i più smemorati) è stato deciso da un susseguirsi di episodi veramente incredibile, tra rimonte, controrimonte, papere inattese di Handanovic e gol presi in maniera molto ingenua.
E su questo cammino poco illuminante dell’Inter in casa non ci si può trincerare dietro “il peso” di un pubblico difficile… Per carità, è sempre vero con i tifosi nerazzurri, noti per non essere particolarmente abituati a cantare e incitare i loro beniamini; ma accusare il pubblico di scarsa collaborazione significa anche, non solo ma anche, che quel pubblico non sei davvero riuscito a conquistartelo fino in fondo. Ma nulla è ancora deciso, mancano undici partite al termine e cinque, come si diceva, saranno in casa.
Le prossime avversarie degli uomini di Mazzarri si chiamano: Atalanta, Udinese, Bologna, Napoli e Lazio. Sono tutte sfide con squadre che, Bologna probabilmente a parte, non avranno più granché da chiedere alla Serie A, Napoli compreso: servirà la miglior Inter possibile per riprendersi il pubblico di San Siro definitivamente e dar esso un motivo per rinnovare l’abbonamento o sottoscriverlo con convinzione la prossima stagione.
Perché anche in un anno definito “senza particolari obiettivi” (anzi, un anno nel quale si vuole “il massimo”) non bisogna dimenticare i tifosi che sostengono spesso e volentieri la squadra allo stadio. Alla fine, spingerli ad andare allo stadio per vedere quanto meno un bello spettacolo può essere anche questo un buon obiettivo, no?