EDITORIALE – Non sprecare il miracolo
Torna il consueto editoriale settimanale che questa volta si sposta al martedì per voi affezionatissimi. Il punto focale della questione nell'attesa dell'ultima e più decisiva partita è uno solo: la squadra e Spalletti non possono in alcun modo sbagliare. Magari perdere sì ma sbagliare il match noSabato 12 maggio 2018, verso le 11.00 post meridiem, il tifoso medio dell’Inter aveva visualizzato chiaramente, con una giornata d’anticipo, il quinto posto finale della propria squadra del cuore con annessa qualificazione diretta alla fase a gironi dell’Europa League. Proprio chiaramente, eh, in maniera quasi del tutto concreta, con la proiezione della sensazione tattile che dà il tocco dell’inchiostro stampato a caldo sulle pagine de La gazzetta dello sport già pienamente avvertibile sui polpastrelli, praticamente. In sostanza, sabato 12 maggio 2018, verso le 23.00 della sera, il tifoso medio dell’Internazionale Football Club aveva avuto la più facile delle epifanie: Inter in Europa League dopo una terrificante figura di palta casalinga con il Sassuolo e Lazio in Champions League con uno scatenato Milinković-Savić pronto a far partire il più scatenato dei trenini da spogliatoio. Morale finale: gita di (poco) piacere nella Capitale indetta per domenica 20 maggio, giusto in tempo per gustare la frizzante primavera romana.
E invece no. Il Crotone ha fermato – o, meglio, s’è fatto raggiungere – sul 2-2 da una Lazio con diverse assenze decisamente pesanti (Luis Alberto e Immobile, su tutti) e quindi il ko con il Sassuolo è diventato tutt’a un tratto non solo irrilevante ma addirittura superfluo. L’Inter ha ancora tra le mani il proprio destino: se vince all’Olimpico contro la squadra di Simone Inzaghi può ancora centrare l’obiettivo stagionale.
È vero che i pitagorici avessero motivazioni molto pressanti così come i biancocelesti erano privi di elementi chiave del loro undici titolare, certo, ma lo è altrettanto che dopo il rigore di Lulić che ha sbloccato la contesa la possibilità che gli uomini di Zenga potessero far punti contro una Lazio in vantaggio e apparentemente in grado di controllare la situazione apparisse perlomeno sbiadita. Invece i rossoblù l’hanno ribaltata e solo un bel gol del summenzionato Milinković-Savić più in versione bomber che capotreno smutandato ha rimesso a posto le cose per i ragazzi di Inzaghi. Oddio, ‘rimesso a posto’ – dal loro punto di vista – è un’esagerazione perché di questa finale sui generis all’ultima di campionato avrebbero fatto a meno anche i biancocelesti; la consapevolezza di avere a disposizione due risultati su tre è solo un tiepido palliativo per i capitolini, consapevoli di essere attesi da una battaglia campale.
O, perlomeno, si spera che una battaglia campale ci sia, dalla sponda nerazzurra. Perché l’atteggiamento e la generosità visti con il Sassuolo sono perfetti ma per quanto riguarda ordine, disciplina tattica e idee è meglio lasciar perdere. Verissimo è che l’Inter quest’anno ha chiaramente meritato di perdere appena un paio di partite – cogliendo zero punti però ben sei volte – ma con la Lazio serviranno altra concentrazione, altra precisione e altra velocità di esecuzione se si vuole realizzare una versione calcistica e contemporanea del Sacco di Roma di barbarica memoria. Contro una compagine compatta, solida e qualitativa come quella messa in piedi dal minore dei due fratelli Inzaghi, abnegazione e spirito di sacrificio sono ingredienti necessari ma non sufficienti a garantire un successo e l’Inter dovrà rispolverare la pulizia di giocata delle giornate migliori di quest’anno.
Non si può andare alla battaglia convinti che, tanto, in qualche modo, il karma ce lo si accattiva con la garra: no, non può bastare. Perišić deve essere più lucido negli ultimi trenta metri, Candreva ha un’ultima occasione per dimostrare che quello sceso in campo finora è il cugino svagato e pasticcione, Borja Valero che può ancora reggere 90’ di grande intensità, D’Ambrosio che merita di restare quanto meno come alternativa. E a Luciano Spalletti tocca il compito più difficile: la preparazione di una partita tostissima contro un avversario coriaceo ma soprattutto difficilissimo da arginare dal punto di vista difensivo preoccupandosi al contempo di attaccarlo laddove presenta più debolezze.
Se l’Inter non approccerà la partita dell’Olimpico nel modo giusto avrà sprecato malamente la prova di recupero dell’esame d’appello del rinvio a giudizio del passaggio in cassazione del giudizio via tribunale popolare della sua stagione. In poche parole l’ultimissimissima spiaggia. In qualche modo, i nerazzurri sono arrivati vivi fin qui: che tutt’al più vengano terminati – se questo dev’essere – da una Lazio più forte e completa. Il suicidio sarebbe inaccettabile.