EDITORIALE – Il mediano della discordia
Di Giorgio Crico.
Fine stagione, ultima conferenza stampa di Walter Mazzarri prima delle vacanze estive. L’ex mister del Napoli, dopo aver detto tante altre cose, pronuncia la fatidica frase: “Io penso che mi serva un centro mediano metodista. Se devo dire il nome di un giocatore che non si può prendere ma con le caratteristiche che voglio io, posso dire Luiz Gustavo. Lui è impossibile ma quel che ho bisogno è un giocatore simile“.
Parte il tam-tam mediatico: l’Inter ha ufficialmente bisogno un centro mediano metodista. Alt, fermi tutti. Ma cos’è un mediano metodista? I metodisti non erano mica una confessione religiosa molto presente negli Stati Uniti e di matrice luterana? Adesso giocano anche a calcio, questi qui? Oppure non erano i seguaci del metodo di Galileo, quello che si chiama… Metodo empirico?
Niente seguaci dilettanti del Galilei, tranquilli, né orientamenti religiosi tipici degli States. Il centro mediano metodista altri non è che il regista davanti alla difesa, il fulcro del gioco, colui che garantisce l’uscita “pulita” del pallone dalla retroguardia quando si ha una transizione offensiva. Esempi moderni ce ne sono a bizzeffe: Sergio Busquets nel Barça, Xabi Alonso al Real Madrid, Andrea Pirlo nella Juventus, Daniele De Rossi alla Roma, Luisito Suarez ai tempi della Grande Inter. Come si nota dagli stessi esempi, il ruolo può essere ricoperto da giocatori più o meno dotati tecnicamente, più o meno dinamici, più o meno fisicamente imponenti.
Il vero rebus è: che tipo di mediano/regista vuole Walter Mazzarri per la sua Inter? Se cerchiamo la risposta nei rumors di mercato di sicuro non troveremo un identikit preciso del calciatore che l’ex mister del Napoli vuole avere in rosa. In realtà, a dirla tutta, probabilmente dal Napoli uno che sappia giocare in quel ruolo lo vorrebbe anche (o così si dice): si tratta naturalmente di Valon Behrami, mediano svizzero che senza dubbio è molto grintoso e dinamico ma del regista strictu sensu ha davvero poco.
Si parla insistentemente anche del buon M’Vila, tre anni fa considerato sostanzialmente il Pogba dell’epoca ma mai veramente esploso o approdato in una big: una stagione fa s’è accasato al Rubin Kazan ma adesso è già stufo della compagine tartara e sta cercando di tornare al per lui più familiare bacino del Mediterraneo.
Dietro questi due ecco sfilare, elencati dai media quasi formassero un mantra invincibile se pronunciati uno dietro l’altro, tutti gli altri promessi sposi della Beneamata: Xhaka, Mbia, Brozovic financo proprio quell’inarrivabile Luiz Gustavo da cui tutta la baraonda è partita. Chi arriverà? Ancora nessuno lo sa.
I nervi sono già abbastanza provati dopo nemmeno un mese di (voci di) calciomercato ma ancora il regista non ha un volto. Quasi quasi verrebbe da dire che, metodista o non metodista, più che altro l’importante è che sia l’Inter stessa ad avere metodo…