EDITORIALE – Basta che siano forti
ll consueto editoriale settimanale sulle vicende nerazzurre, stavolta dedicato alla disposizione d'animo che si può assumere guardando al mercato estivo che incombe a (fin troppo) breve. Cosa augurarsi e cosa aspettarsi dall'Inter e da Ausilio, sperando sempre che le due cose coincidano...Già da qualche settimana, più o meno da quando s’è capito che l’Inter avrebbe concluso il campionato al quarto posto (o giù di lì) è riscoppiato tra i tifosi il sempiterno dibattito relativo al mercato. C’è chi insiste sull’esigenza di comprare un terzino di caratura mondiale, chi suggerisce di prenderne due (uno per fascia) ma che siano validi entrambi, chi si strugge nel desiderio di un centrocampista dotato di ampia visione di gioco e piedi buoni, chi invoca l’acquisto di un trequartista che possa legare centrocampo e attacco. Tutto questo, ovviamente, a prescindere dalla più o meno certa consapevolezza dell’arrivo – a oggi molto molto probabile ma non ancora sicuro – dei vari Banega ed Erkin.
Vedendo come sono state allestite le rose dell’Inter negli ultimi anni, in realtà, “pretendere” dalla società che arrivino dei profili che ci scaldano il cuore sembra un esercizio piuttosto sterile, se non altro perché la situazione economica dell’Inter ma anche il livello d’ambizione sportiva in cui si trova a galleggiare sono due enormi deterrenti per il tipo di fascino che la Beneamata vorrebbe esercitare. Dunque il mercato con cui la società nerazzurra si troverà a fare i conti, esattamente come è sempre successo in tempi molto recenti, sarà una lotta impegnativa su più fronti: quello delle società con cui ci si troverà a trattare (non sempre così disposte ad accettare i pagamenti dilazionati che Ausilio propone e, anzi, desiderose di incassare tutto – possibilmente tanto – e subito); quello di giocatori vagamente perplessi dall’attuale stato dell’arte delle cose interiste e non più per forza desiderosi di venire a Milano come poteva essere un dieci anni fa; quello dei rapporti qualità prezzo convenienti, giacché non siamo più in un’epoca in cui qualsiasi assegno si può staccare a cuor leggero.
Sapendo quindi che questi sono i postulati di base, allora è forse più intelligente aspettarsi dall’Inter l’acquisizione di giocatori che, prima di ogni altra cosa, siano davvero validi. Primo perché rappresentano una risorsa da qualunque punto di vista li si guardi (ovviamente soprattutto tecnica, è chiaro); secondo perché li si può vendere facilmente e con buon profitto anche nel caso in cui non siano l’ideale per la compagine di Mancini; terzo perché generalmente i giocatori molto bravi tendono a inserirsi comunque positivamente in qualsiasi contesto si trovino.
Tutto ciò cosa significa? Semplice: basta scommesse, basta occasioni dall’esito incerto, basta affari d’oro dell’ultima ora, basta fedelissimi del tecnico, basta esperimenti dal dubbio esito, basta calciatori anche bravi che però sono fatti di cristallo, basta con le mezze dozzine di elementi nuovi delle quali uno solo ha un talento riconosciuto e gli altri cinque si spera di sì. Tanto lineare quanto difficile, è verissimo, ma senza giocatori di alta caratura passi avanti non se ne fanno. Può sembrare cinico, forse anche spietato ma è la pura verità. In ogni appassionato di pallone c’è, da qualche parte nel suo cuore, il desiderio segreto di avere una rosa di under 25 estremamente promettenti che sboccino in poco tempo diventando fenomeni e guidino il proprio club a un lustro abbondante di successi, trofei e vittorie in stile Football Manager. Nel mondo reale, però, non funziona così, specialmente con la grande quantità di limitazioni che dovrà fronteggiare il club di corso Vittorio Emanuele.
Poi è ovvio che la speranza è che non solo arrivino giocatori molto forti ma anche che questi possano occupare almeno alcune delle posizioni attualmente sguarnite in rosa (e quindi: un centrocampista di costruzione, un terzino sinistro, un terzino destro e, magari, un trequartista – ché, oggettivamente, sono questi i ruoli scoperti attualmente). Tuttavia, se proprio occorre scegliere e questo sembra decisamente il caso, molto meglio propendere per la qualità invece che per la quantità.
È in tal senso rassicurante leggere tra le righe del Mancini-pensiero che anche il tecnico nerazzurro sembra di questo avviso (anche se proprio l’altro giorno parlava di «enorme distanza» dalla Juventus e ciò lascia aperta la porta a spiragli non proprio consolatori) quindi si può perlomeno provare a partire, questa estate, con delle sensazioni positive sulla sessione di mercato che attendiamo.
Tanto, nel peggiore dei casi, c’è sempre un sacco di tempo per disilludersi, piangere miseria e lamentarsi (ancora una volta) della gestione eventualmente mediocre del mercato…