EDITORIALE – I meriti di Roberto Mancini
Roberto Mancini conquista la prima vittoria a Verona soffrendo ma giocando una buona gara.
Una vittoria che scaccia qualche fantasma, quella col Chievo. Ci voleva davvero. Per i giocatori, l’ambiente, i tifosi, la società; un po’ per tutti. Certo, la prestazione non è stata perfetta e ancora volta ci ritroviamo a commentare più di una sbavatura dalla metà campo in giù, per fortuna non punita dagli avanti veronesi. Tuttavia è innegabile che ci siano dei passi avanti e che il più confortante di questi sia il non-pareggio clivense al rientro dagli spogliatoi ma, anzi, il raddoppio di capitan Ranocchia (peraltro con un gol arrivato tramite un movimento che del difensore centrale tipico ha ben poco) ha spento gli ardori gialloblù che, poi, sono diventati addirittura cenere fumante grazie a Ruben Botta, eufemisticamente poco furbo nel farsi espellere più o meno gratis, consegnando di fatto la vittoria alla squadra detentrice del suo cartellino.
In attesa di vedere un sistema di gioco che non reagisca in ritardo di due o tre tempi su una transizione difensiva, che preveda un rapido accorciamento dei centrocampisti in marcatura quando si perde il pallone e che mostri una linea mediana che cerchi più rapidamente di tornare vicina a quella di retroguardia sui rapidi ribaltamenti di fronte, non si possono comunque tacere alcuni dei meriti già palesati da Mancini da quando ha preso in mano questa versione dell’Inter, molto differente da quella che aveva allenato in passato e radicalmente meno qualitativa.
Quel che già si nota con piacere (e che produce ben più pericoli per gli avversari rispetto alla gestione precedente) è spiegabile in tre rapidi punti: primo, la Beneamata adesso attacca davvero con tutti gli effettivi a disposizione, partendo dai terzini costantemente altissimi fino ad arrivare ai centrocampisti centrali che penetrano in area con i movimenti senza palla che tanto erano parsi assenti lungo tutto l’anno solare 2014 (e la fine del 2013); proprio l’attacco allo spazio dei giocatori anche in fase di non-possesso è la più lieta novità tattica della nuova gestione tecnica, un aspetto di gioco fondamentale che prima non solo non era ben sfruttato ma, anzi, spesso e volentieri era completamente assente. Secondo: si cerca, ancorché sbagliando spesso la misura o la forza, una verticalizzazione che sia al contempo efficace e veloce, tendenzialmente in area avversaria. Questa disposizione al rischio (che al momento non pare molto calcolato proprio in termini pratici, specialmente in caso non andasse a buon fine e facesse scattare il contragolpe avversario ma ci si augura che lo diventi al più presto) è da accettare molto positivamente in quanto la squadra, fino a un mese fa, pareva terrorizzata dal provare qualunque soluzione che non fosse il rapido scarico in fascia e il conseguente cross.
Infine, in terzo luogo c’è la densità dei giocatori in area avversaria: le corse senza palla, infatti, spesso e volentieri terminano nel box avversario e, onestamente, questo è probabilmente il miglior risultato ottenuto fin qui dal Mancio. Tutti ricordano i problemi nerazzurri nel portare fattivo aiuto agli attaccanti del Biscione in qualunque situazione di gioco differente dal contropiede mazzarriano. Anzi, spesso, lo stesso Palacio, quando ha giocato da seconda punta, spesso “svuotava” l’area per decentrarsi e creare superiorità sull’out, finendo però invariabilmente a crossare per nessuno o lasciando il proprio partner avanzato (Icardi/Osvaldo) troppo solo e marcatissimo all’interno dei sedici metri. Al momento attuale, invece, l’Inter riesce sempre a inserire quattro o cinque giocatori di fronte al portiere avversario.
In sostanza queste le note liete riscontrate finora, questa la base su cui costruire il resto della stagione. Roberto Mancini ha per adesso impostato il suo lavoro sul controllo delle gare e sulla fase d’attacco, probabilmente pensata come continua lungo l’arco dei 90′ e plausibilmente scelta per cercare di fare risultato pieno il prima possibile, vista la brutta situazione di classifica ereditata. La vittoria arrivata solo alla quarta uscita, però, indica che la transizione difensiva va assolutamente migliorata per recuperare il terreno perduto in precedenza perché è vero che in Serie A, se si attacca, almeno una volta si segna ma è altrettanto vero che se non si difende al meglio, un gol prima o poi lo si prende (da chiunque).
I primi passi, però, sono al momento incoraggianti e chissà che la pausa invernale non possa aiutare la crescita della squadra anche in quegli aspetti per adesso meno efficaci. Le premesse ci sono tutte.