EDITORIALE – Mestizia d’inizio anno
di Giorgio Crico.
Si potrebbero dire tante cose sull’Inter vista stasera contro la Lazio. La cosa più sconcertante non è l’errore di Ranocchia, non è l’aver giocato 20 minuti su 90′, non è l’eterno dibattito sull’opportunità di giocare con una o due punte ma è la generalizzata mediocrità mentale nella quale l’Inter pare essere sprofondata da almeno un paio di mesi.
Approcci molli, scarso agonismo, tantissimi errori in fase d’impostazione e/o in copertura e partite brutte a ripetizione. Nessuno tira, pochi hanno nelle gambe delle giocate potenzialmente decisive, molti sembrano demotivati e svuotati della voglia di vincere che pareva animare la squadra nei primi mesi di gestione Mazzarri. Questa prima Inter 2014 porta con sé anche un brutto presagio, alla luce di quanto successo nei terrificanti primi tempi dell’anno passato, e il terrore di rivedere un film già visto appena 365 giorni fa ormai c’è, onestamente.
Il Biscione conferma ancora di più di essere un’incompiuta che ha bisogno evidenti ritocchi, paradossalmente anche in difesa, dove ci sono ben sei difensori centrali in rosa e però il solo Rolando e, a corrente alternata, Juan Jesus e Campagnaro dimostrano di meritare la maglia. Meglio non aprire nemmeno il capitolo Ranocchia, giocatore di cui si attende l'”esplosione definitiva” ogni anno nonostante la carta d’identità dica ormai più trenta che venti (per la precisione 26 da compiere a breve) e giochi nell’Inter (quindi in teoria ad alti livelli) da tre stagioni.
La cosa triste è che appena cinque giorni fa si incoraggiava a sognare e oggi, invece, quei sogni li vediamo morire già all’alba.
Però, nonostante la rabbia che comporta vedere un’Inter giocare malissimo dove non c’è stato nemmeno carattere, voglia di vincere o anche solo un’idea di gioco, bisogna credere in questa squadra anche oltre ciò che il nostro stesso cervello ci indica come “ragionevole”. Altrimenti è troppo facile dirsi interisti dopo un tacco di Palacio nel derby. Stasera è difficile essere nerazzurri ma è anche uno di quei momenti in cui è, al contempo, un dovere morale. Allora arrabbiamoci, pestiamo i piedi, lasciamo perdere tutto e sfoghiamoci. Ma da domani bisogna ricominciare a stare a fianco della squadra e pretendere dalla nuova dirigenza uno sforzo per migliorare perché i giocatori sono palesemente sgonfi, esauriti dopo lo sforzo fatto per essere dove sono, e Mazzarri si merita qualche premio dopo aver portato una rosa, definita da molti “impresentabile” appena sei mesi fa, a respirare aria di alta (oggi un po’ meno) classifica.
La questione rigori/torti arbitrali meglio non aprirla nemmeno. Stasera, oggettivamente, i problemi sono soprattutto altri (anche perché se in area avversaria si passano più di 180 secondi a gara magari qualcuno si potrebbe anche ottenere, eh).
Dunque, arrabbiamoci. Però ripartiamo anche.