EDITORIALE – Non si può discutere Icardi
Il consueto editoriale serale del lunedì. Stasera si difende a spada tratta Icardi da chi non riesce a riconoscerne il valore (e dunque ha enormi problemi di vista e comprensione del gioco)Sabato scorso, Mauro Icardi ha regalato all’Inter una vittoria che non meritava e che, senza di lui, probabilmente non sarebbe mai arrivata. Non c’è bisogno che commenti io la bellezza della rete, la precisione del gesto o il senso di totale impotenza che si vede trapelare dalla reazione di Leali sul colpo di testa o quando scopre che il pallone è finito in fondo al sacco, così come il capitano dell’Inter attuale è già stato celebrato ampiamente (su queste stesse colonne e benissimo, peraltro) per il traguardo dei 50 gol in 100 presenze con la maglia del Biscione, uno ogni due partite. Anzi, di più: contando la media minuti/reti, il dato diventa ancor più impressionante perché Maurito segna ogni 149 minuti.
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Nei suoi primi tre anni di Inter (parziali, perché la stagione non è ancora conclusa), dicevamo, Icardi ha segnato 50 gol. E ha solo ventitré anni. Julio Cruz, che arrivò in nerazzurro da bomber maturo e senza dover dimostrare granché a nessuno, nelle sue prime tre stagioni firmò “solo” 41 gol; anche Ronaldo Il Fenomeno si fermò a quota 52 nei primi tre anni – certo, i guai fisici non lo aiutarono – e solo Milito, Vieri e Ibrahimović hanno fatto più gol dell’attuale 9 interista nei loro primi tre anni milanesi (fermandosi rispettivamente a 64, 62 e 66 gol). E sono nomi da gotha degli attaccanti di tutti i tempi, mentre il giovane argentino è arrivato ad Appiano come un semplice ragazzino di belle speranze… si capisce la differenza?
La verità è che nessuno di loro è stato aspramente criticato dai tifosi per quanto facesse vedere sul campo quanto l’attuale capitano nerazzurro. Certo, il fatto che oggi i social media siano ben più capillarmente diffusi di anche solo cinque anni fa ha contribuito all’apparizione e alla circolazione delle teorie dei detrattori di Icardi: del resto il web 2.0 è un megafono dal facilissimo accesso, oggigiorno.
Il punto però è un altro: Icardi – dal punto di vista del rendimento – è semplicemente indiscutibile. Solo quest’anno, per tacere di quello passato, ha portato con le sue giocate, tra assist e gol, venti punti alla squadra, nel peggiore dei casi. Da solo. Andate a contare tutte le partite vinte con un suo gol o un suo assist, vi accorgerete che – nonostante abbia segnato in assoluto meno rispetto alla passata stagione – il suo apporto alla causa è stato semplicemente fondamentale.
Difatti, chi lo critica si aggrappa all’atteggiamento tattico del giocatore quando non riesce a fare gol e, in generale, ai suoi movimenti senza palla e a una presunta incapacità di aiutare i compagni contro una difesa schierata. Per smentire questi luoghi comuni davvero insensati, basta prendere a campione un paio di dati.
Il primo è l’heat map di Mauro contro il Frosinone.
Come si nota immediatamente, Icardi non è più il centravanti statico che sembrava essere al suo primo anno di Inter, capace solo di popolare l’area e i suoi dintorni alla ricerca della zampata vincente. Mancini, lo scorso anno, gli ha fatto capire con le buone (e qualche volta anche le cattive) quanto sarebbe stato importante per i compagni se avesse iniziato a muoversi, sforzandosi di non lasciare ai difensori avversari alcun punto di riferimento. Dopo un anno e mezzo e si può assolutamente dire che la missione è riuscita: Maurito ora è un centravanti completo, capace di prendere in consegna il pallone lontano dai pali avversari e proteggerlo. Certo non è un ariete di manovra pura o un mostro tipo Lewandowski o Suárez, ma non c’è dubbio che sia una punta d’élite.
Il secondo dato risale addirittura a inizio campionato e smentisce la presunta incapacità a leggere in maniera corretta gli spazi che avrebbe il puntero argentino.
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Già, il gol vittoria di Guarín nel derby d’andata. Se Icardi non avesse tagliato verso l’esterno in quel modo, Zapata non si sarebbe mai sognato di seguirlo, sgombrando la traiettoria del colombiano che, di fatto, può permettersi di concludere guardando Diego López quasi negli occhi e aprendo quanto basta il sinistro. E da allora il numero 9 è ancora migliorato, sia quando corre senza palla per riceverla e tirare, sia quando funge semplicemente da esca per liberare alla conclusione i compagni o aprire uno spazio per un inserimento dalle retrovie.
La verità che si legge tra le righe quando (alcuni) tifosi interisti criticano Icardi è una sola: quella nerazzurra rimane una comunità ancora profondamente ancorata a una logica tafazziana che probabilmente nasce da ragioni apotropaiche ma che da tempo immemore si è sviluppata in una tendenza alla critica gratuita (a volte) completamente slegata dalla realtà. Dire che Mauro non è granché, però, va al di là di un amore per la critica talmente accecante da causare errori ed equivoci e, forse, la risposta più giusta è anche quella più semplice: si tratta di banale, odiosa e inconsapevole incompetenza.