9 Aprile 2018

EDITORIALE – O tutto o niente

Torna il consueto editoriale del lunedì sera per voi affezionatissimi, stavolta nuovamente nella sua sede d'elezione. L'Inter è reduce da un trittico di partite post-sosta veramente convincenti a livello prestazionale ma che hanno fruttato appena quattro punti sui nove disponibili. L'obiettivo è ancora ampiamente alla portata e la Beneamata non può farsi venire il braccino e fallire, sarebbe delittuoso. Prima di tutto per Spalletti ma anche per i tifosi e, soprattutto, perché è la prima stagione da diversi anni in qua in cui si può aprire un ciclo

Una fastidiosa sensazione di déjà vu: Inter con un punto in più in classifica dopo le due partite contro Milan e Torino. Qualcosa di decisamente simile a quanto visto in dicembre, quando il Biscione tornò dalla sfida di Sassuolo con un bello zero alla voce ‘punti fatti’ dopo due prestazioni tutt’altro che deprecabili fatte contro l’Udinese e i neroverdi. Allora qualcosa s’inceppò inevitabilmente e ne seguì la striscia di risultati poco gagliardi che tutti ricordano tra gennaio e febbraio, oggi la paura che la storia si ripeta c’è, non si può negare.

Se non fosse per questa legittima preoccupazione, legata all’evidente problema nervoso dello spogliatoio nerazzurro, sempre troppo in balìa di umori momentanei e visceralmente incapace di vincere del tutto le proprie paure, in realtà, ci sarebbe solo da elogiare la squadra per l’infilata di prestazioni messe una dietro l’altra nell’ultimo mese: le partite contro Napoli, Sampdoria, Verona, Milan e Torino sono tra le migliori dell’intera stagione e il gruppo è stato capace di produrle tutte in serie, consecutivamente, con uno sforzo che già solo a febbraio nessuno pensava potesse fare.

Ancora una volta, gli ultimi 180’ hanno dimostrato che, se la prestazione non può mai essere casuale, il risultato sì. Si dovrebbe dare una pacca sulla spalla ai giocatori e rassicurarli con tutte le risorse possibili che non c’è problema, i risultati recenti non sono stati proporzionati allo sforzo profuso ma giocando così in Champions ci si va, senza dubbio alcuno. Ma poi ci si mettono di mezzo i conti con la classifica e dimenticare che le statistiche parlano di zero gol segnati nelle ultime due sfide è impossibile, dunque la tensione non si può in nessun modo allentare ma, anzi, alzare ulteriormente: adesso l’Inter è quinta – anche se per un solo punto – e non può né (men che meno) deve mollare il colpo. Ed è sempre più difficile perché man mano che le partite diminuiscono, la pressione aumenta di pari passo con l’urgenza/esigenza di fare punti.

È l’ora in cui Spalletti deve prendere i suoi ragazzi e inventarsi ancora una volta psicologo immergendosi nelle loro paturnie e nei loro complessi, per poter trarre da loro le ultime sette prestazioni dell’anno sulla falsariga delle due di settimana scorsa – l’ultima volta gli ci sono voluti tre mesi, adesso gli tocca farlo in tre giorni. Anche perché è quel benedetto punto dell’anno in cui ci si gioca veramente tutto e si rischia di non ottenere niente: l’Inter fa ancora grandemente in tempo ad andare in Champions League in modo convincente come a farsi travolgere da una spirale negativa che può condurla al settimo posto, fuori anche dall’Europa League (difficile, verissimo, ma al peggio non c’è mai limite).

Il nucleo di questa rosa ha dato diverse delusioni ai tifosi negli ultimi anni, è vero, ma a questo giro la squadra meriterebbe proprio di strappare un biglietto per la prossima Coppa dei Campioni, se non altro perché – a differenza degli anni scorsi – in questa stagione l’Inter ha dimostrato di tenerci sempre, di volerci sempre mettere almeno un po’ di voglia, di impegnarsi anche in quei momenti in cui nulla sembrava riuscire. E no, non era scontato alla vigilia dell’annata: chiunque abbia seguito le vicissitudini del Biscione dal 2011/2012 in poi lo sa perfettamente.

In conclusione, siamo al punto di svolta definitivo della stagione 2017/2018, quello in cui tanto i fantasmi di un fallimento quanto i presagi di un successo sono ugualmente intensi e quasi vividi, di fronte all’Internazionale Football Club. Quel che cambia – e di parecchio – rispetto a tante altre occasioni è che stavolta c’è un cammino coerente da concludere al meglio e premiare, non una rincorsa disperata in cui sperare ciecamente. E sarebbe veramente esacerbante dissipare tutto quel piccolo ma fondamentale tesoretto di certezze, tecniche e psicologiche, accumulate negli ultimi otto mesi. Anche perché, per una volta, da lì si potrebbe ripartire per la prossima stagione, senza dover riazzerare tutto per l’ennesima volta.

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