EDITORIALE – Partenza ‘alla Dazn’. Non siamo l’anti-Juve, ma nemmeno “il Chievo”
Ottimo mercato, è vero, ma basta un'estate per colmare un gap di sei anni? L'obiettivo è confermarsi, anche senza ModricMettiamola così: almeno ci siamo tolti subito il dente-Sassuolo. Meglio prenderla all’inizio la (solita) sberla in pieno volto, ora che fa malissimo all’entusiasmo per un campionato che riparte dopo un mercato da voto molto alto in pagella, ma che allo stesso tempo frena appena in tempo le ambizioni fuori portata di una tifoseria facilmente infiammabile. Ed allo stesso modo rapidamente smontabile.
Cambiano gli interpreti in campo, gli allenatori, le prospettive stagionali, non il risultato: “ventidue uomini rincorrono un pallone per novanta minuti (quelli di nerazzurro vestiti domenica sera un po’ meno, ndr), e alla fine vince… il Sassuolo“. Permettetemi di imbrattare la citazione. Dodici precedenti in Serie A, prima le tre vittorie dell’Inter, poi evidentemente smosso dal doppio 7-0 il presidente (milanista) Giorgio Squinzi deve aver trovato la chiave giusta, e oltre a punzecchiare a parole la grande rivale l’ha battuta. Otto volte. Negli ultimi nove incroci. E che incroci. Solo poche settimane fa le reti di Politano e Berardi a ‘San Siro’ hanno spedito la formazione di Luciano Spalletti ad un passo dall’esclusione dalla Champions League. Uno lo abbiamo preso e portato a Milano, l’altro è rimasto in Emilia e ci ha condannati di nuovo. Ma come il brivido di veder scappare il quarto posto portò alla vittoria dell’Olimpico con la Lazio, il ko del Mapei Stadium ha l’effetto benefico di riassestare e reinquadrare correttamente le ambizioni di un progetto che è ad un nuovo anno zero.
Perché sì, la scorsa stagione ha messo una base solida, ma l’ultima esperienza europea insegna che lottare su due fronti porta ad un dispendio di energie fisiche e nervose enorme. Figuriamoci la Champions League e con una Serie A che sta cercando di tornare ai livelli dell’operazione nostalgia. Quindi. Giusto alzare l’asticella dopo un mercato che ha sì portato (finalmente) più alternative e gol in zona offensiva oltre ad una difesa da vertice assoluto, ma basta guardare l’esempio di Asamoah, lasciato partire a zero dalla Juventus e ad ora il nostro miglior uomo per continuità tra pre-campionato e flop emiliano, per capire che con questa bicicletta (prendo in prestito le parole di Spalletti) di strada da fare per diventare la vera rivale dei bianconeri ce n’è ancora molta. Accorciare (e magari superare) su Roma e Napoli e fare bella figura in Champions (dove l’Inter parte dalla quarta fascia e rischia un girone di ferro, è bene ricordarlo), quello sì sarebbe il nostro scudetto. E lo sarebbe stato anche con un Luka Modric in più. Che avrebbe sicuramente spostato gli equilibri, ma non al punto da far pensare che competere con la Juventus fino alla fine sia qualcosa meno di un miracolo sportivo.
Occhio però anche a non farsi ridimensionare troppo da chi la bicicletta-Inter vorrebbe gettarla nel fosso, invece di ridare una controllatina alla pressione delle gomme dopo aver preso una buca. Perché non saremo l’integerrimo Real Madrid di Florentino Perez, ma neanche “il Chievo” (con tutto il rispetto per un’altra formazione che ci ha sempre dato filo da torcere, ndr) a cui ci hanno paragonato (loro sì) in segno di disprezzo in Spagna nei giorni caldi dell’attesa per Modric. E proviamo ad alzare un po’ la voce quando serve.
Diciamo allora in chiusura che come per Dazn, dopo l’ottima campagna estiva la prima giornata è servita a sbattere subito il muso con alcuni evidenti limiti strutturali (bello lo streaming, ma in quanti hanno una connessione decente a casa? / ok attacco e difesa, ma a centrocampo non c’era altro oltre Modric?) meritandosi le giuste critiche di chi si aspettava di più fin da subito. E da entrambi. Ma siamo veramente solo all’inizio. E davvero: abbiamo perso per un rigore.
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