16 Aprile 2012

EDITORIALE – Piermario e i “senza vergogna”

L’editoriale che nessuno mai vorrebbe scrivere, amaro e doloroso allo stesso tempo, difficile perchè tutto è stato detto e tutto è stato scritto. Piermario Morosini, un ragazzo come noi, 25 anni ed una vita ancora davanti, che doveva essere per forza più felice e serena rispetto a quella che già aveva vissuto, con i pezzi della sua famiglia che pian piano si andavano perdendo in un destino beffardo e crudele. Nel calcio aveva trovato la sua ragione di vita, in sua sorella disabile l’unico e ultimo riferimento della sua famiglia.

“Morire giocando”, un controsenso, un qualcosa di inspiegabile che purtroppo assume sempre più i connotati di una realtà,e dunque non di un caso isolato; troppe partite, controlli poco frequenti, sicurezza “all’italiana”, tutte problematiche legittime, su cui discutere per cercare soluzioni plausibili ed applicabili nel più breve tempo possibile. Sospendere tutte le competizioni è il minimo sindacabile, un gesto dovuto per fermarsi a riflettere, perchè anche da una situazione così tragica si può trarre qualcosa di positivo per il futuro, affinchè tutto questo non accada più.

E’ brutta la consapevolezza che tutto si muova solo di fronte ad un evento così tragico come la morte, che per fare certe riflessioni debba prima esserci il sacrificio di una vita umana. Può essersi trattato di una fatalità, di un evento inevitabile anche con l’intervento di tutte le attrezzature mediche possibili, ma quella macchina dei vigili urbani parcheggiata davanti all’ambulanza ad ostruire l’ingresso nel terreno di gioco non è qualcosa di casuale. Questa è la cultura italiana, il pensare che tanto le tragedie capitano sempre altrove, che tanto a fare i furbi non si paga mai. Nonostante le smentite che, tale “ostruzione” sia stata fatale al povero Piermario, resta l’indignazione per l’inadeguatezza del nostro Paese  rispetto agli standard europei, dagli stadi di proprietà, alla sicurezza degli impianti, dalla presenza di defibrillatori a bordo campo che per una società di calcio avrebbero un impatto economico davvero irrisorio alla specifica preparazione per fronteggiare casi del genere qualora (sperando di no) dovessero ancora verificarsi.

L’Italia, anche in questo caso, ha mostrato una doppia faccia: la generosità e la prontezza d’intervento nel prodigarsi per aiutare la sorella di Piermario, con l’Udinese promotrice di un’iniziativa poi accolta da molte società e da singoli e la sfrontatezza con cui si è subito voltato pagina con la polemica sulle modalità di recupero della 33.ma giornata. Senza vergogna ci si accapiglia per giocare la giornata nel weekend o nella data del recupero, con toni anche accesi perchè non dobbiamo mai smentirci, siamo il calcio italiano, il regno dei paradossi, poi si arriva alla soluzione:  la 33.ma giornata si giocherà il 25 Aprile ed adesso cos’è cambiato? Parole parole parole e poi quando si arriva ai fatti molti fanno tre passi indietro e chi si è visto si è visto.

Il calcio, sport tanto amato da Piermario, va giustamente avanti, ma le nostre menti e i nostri cuori si fermeranno ancora a lungo su quel campo di Pescara, dove un ragazzo di 25 anni ha lasciato il suo bene più prezioso, la vita, sul rettangolo di gioco. Ora la palla passa alle istituzioni dello sport, è tempo di dare risposte che non è più possibile rinviare, mentre Piermario, lassù, avrà finalmente l’occasione per ricongiungersi con i suoi cari, lontano da questo mondo avido di denaro e di interessi.