EDITORIALE – Le dolenti note
Fa male. Fa dannatamente male. Non tanto la sconfitta patita con la Fiorentina (anche se brucia, eh), ma soprattutto vedere questo Podolski e questo Kova?i?: disarmante nella sua pochezza il tedesco, perennemente in cerca d’autore il croato. Ieri i due hanno deluso abbondantemente, non trovando praticamente mai il bandolo della matassa lungo la sfida contro la Viola di Montella: il numero 11 si è mosso poco, troppo poco, e decisamente male mentre Mateo, schierato ancora una volta da trequartista puro, non ha mai saputo calarsi nel match e, ancor meno, illuminare i compagni come si chiederebbe a un numero 10.
Purtroppo non è una novità per nessuno dei due giocare al di sotto delle aspettative e se per Prinz Poldi qualche leggerissima attenuante ancora c’è per via del ridicolo ritmo partita avuto con l’Arsenal (327′ in cinque mesi) e quindi per l’approssimativa condizione fisica con la quale fa i conti ancora adesso, non ce n’è nemmeno una per il talento ex Dinamo Zagabria. Kova?i? è all’Inter da più di due anni ormai e ancora ci si interroga sulla sua discontinuità e sul ruolo in campo che realmente gli competa al punto che, come ironizza qualcuno, nemmeno lui sa più in che posizione vorrebbe/dovrebbe giocare.
Il punto veramente doloroso, tuttavia, è un altro: se il tedesco è in prestito e può sempre essere rispedito al mittente senza troppi complimenti e, al massimo, qualche rimpianto, il numero 10 è oggettivamente il futuro della società nerazzurra, per età e doti tecniche, e dev’essere per forza di cose valorizzato. Kova?i? è inoltre un giocatore che non solo va fatto crescere guardando all’avvenire ma, in teoria, un elemento importante già in questa incarnazione dell’Inter e tenerlo in panchina – come ben sa lo stesso Mancini, non è mica stupido – è più che altro una scelta dettata dall’esigenza di trovare risultati anche a causa della discontinuità del croato, che alterna ormai stabilmente una partita buona (e non sempre completamente) a una in cui sembra più un fantasma.
Forse Mateo non riesce a essere agonisticamente abbastanza cattivo, forse ci capisce sempre meno del gioco cambiando posizione ogni due mesi, forse non è adeguatamente supportato dal movimento dei compagni: in realtà, nessuno conosce l’esatta natura dei problemi dell’ex Dinamo Zagabria. Quest’anno Kova?i? s’è finalmente sbloccato dal punto di vista realizzativo e ha finora firmato otto gol tra tutte le competizioni (un bel passo avanti rispetto allo zero del primo anno e mezzo) ma, a fronte di un’indubbia crescita sotto porta, non ci sono altri miglioramenti significativi da registrare sul suo conto (anche se qui le attenuanti ci sono nel cambio di guida tecnica e nell’inadeguatezza di tanti compagni, perlomeno fino a dicembre scorso). Tuttavia è inquietante notare che il numero di partite veramente positive del talento croato è forse addirittura diminuito rispetto all’anno scorso, segno anche del fatto che Kova?i? sta patendo parecchio il fatto d’essere messo in discussione dal Mancio dopo essersi guadagnato stabilmente il posto da titolare nel primo anno con Mazzarri.
Quel che ora è imperativo, col finale di stagione ormai nel mirino, è un recupero – corroborato da una necessaria crescita verticale – di Podolski e di Kova?i?, che potrebbero rivelarsi cruciali nei prossimi mesi e dei quali (specialmente in caso di avanzamento in Europa League, incrociando le dita) non si può fare a meno: la panchina interista ha finalmente una buona qualità media, non si può sprecare questo patrimonio schierando per forza sempre gli stessi undici.
Roberto Mancini lo sa perfettamente e, dopo aver pubblicamente spronato il tedesco, riprenderà a lavorare. E con lui Podolski e Kova?i?, possiamo scommetterci.