EDITORIALE – Quella piccola differenza che c’è
di Giorgio Crico.
Domenica sera, qualcuno, citando a memoria, diceva: “La differenza tra una grande squadra e una che non lo è ancora sta nel fatto che la grande squadra al 90′ si prende i tre punti mentre la squadra senza mentalità vincente al 90′ prende il gol che gliene fa perdere due“. In questa frase c’è l’essenza stessa della differenza attuale che corre tra la Juventus bi Campione d’Italia e l’Inter di Mazzarri, forse troppo presto auto-convintasi di essere qualcosa di totalmente altro rispetto allo scorso anno nonostante siano cambiati appena tre undicesimi della formazione titolare (lo spirito è nuovo, quello sì, ma gli uomini più o meno son rimasti gli stessi).
Se una settimana fa eravamo qui a parlare della volontà nerazzurra di far bene e della speranza che ne può scaturire, esemplificata in un insospettabile Juan Jesus che centra un’amara traversa con un gesto tecnico che da lui mai ci si aspetterebbe, oggi siamo invece chiamati a esprimerci su un bel gol, sempre allo scadere, che però due punti li ha tolti e non sfiorati. Il gran sinistro del carneade Renan ha infatti messo a nudo completamente e impietosamente la cattiva prestazione nerazzurra, altrimenti mascherata da una vittoria probabilmente immeritata ma che avrebbe fatto “fieno in cascina”, come si suol dire. E anche tacere tutte le critiche che, invece, sono arrivate puntuali come cambiali scadute.
Tra l’altro, va precisato per amor di verità, l’Inter che ha giocato contro il Livorno due settimane fa non ha fatto una partita molto migliore, anzi. La differenza l’ha fatta tutta l’episodio del rientro di un indiavolato Zanetti ma soprattutto l’avversario: è infatti stata tanto ordinata, precisa ma senza punte la formazione toscana quanto spregiudicata, coraggiosa e fortunata la Sampdoria ultra offensiva di Sinisa Mihajlovic, capace di concretizzare il meritato pari con una rete sì episodica ma ampiamente legittimata da un vero e proprio assedio alla trequarti nerazzurra maturato nella ripresa.
Esattamente, “assedio”, avete letto bene. E’ questo il concetto chiave sul quale Mazzarri lavorerà molto nei prossimi giorni ed è sempre questo il tema sul quale dobbiamo porre l’accento guardando a chi, ahinoi, al momento è migliore dell’Inter e, anzi, è il migliore d’Italia: la Juventus di Conte. I bianconeri, contro un’Udinese sciupona oltre ogni limite nelle poche ma ghiottissime occasioni avute di fronte a Buffon, l’assedio non l’hanno subito, per l’appunto, ma l’hanno mosso agli avversari. Di conseguenza è arrivato anche il gol partita di Llorente. Il Biscione s’è invece trovato a difendersi in casa a spada tratta manco fosse il Barcellona contro una Sampdoria che, cuore a parte, ha dei valori tecnici decisamente bassini, probabilmente inferiori anche a quelli dello scorso anno, prova lampante che alla Beneamata, oltre al gioco, è decisamente mancata la mentalità che, invece, da fine agosto a domenica, nonostante alti e bassi, era comunque rimasta una piacevole costante dei nerazzurri.
Mentalità. Grande assente contro la Samp e motivo della furia di Mazzarri nel post partita, parolina magica che tanta differenza fa: capace di farti scendere in campo convinto di essere forte, di potertela giocare alla pari con chiunque, di sacrificarti per il compagno, di poter battere gli avversari anche se si chiamano Real Madrid così come, quando non c’è, può farti tremare le gambe nel tunnel di ingresso sul campo, può farti venire paura del Lugano, può spingerti a non chiudere una possibile traiettoria di tiro al primo Renan che passa per San Siro perché: “Tanto la partita è finita, sono stanco morto, voglio andarmene a casa e figurati se quello fa gol“.
Dunque è da qui che bisogna ripartire, da questa mentalità, così evidente prima, così evanescente domenica. Con lei al fianco l’Inter se l’è giocata alla pari con la Juventus accarezzando addirittura il sogno di vincere, con lei che aleggiava sul Meazza la Beneamata ha sconfitto in rimonta la Fiorentina, con lei a braccetto come fida alleata Mazzarri ha trovato il miglior attacco del campionato nonostante schieri una sola punta, con lei nel cuore e nella testa l’Inter ha fin qui perso una volta sola in stagione.
Ecco, anche solo pensando a quanto fatto quando la si stringeva in pugno ed era una fedele compagna di battaglie, per quanto possa essere una parola così corta e semplice da pronunciare, non trovate che in fondo questa mentalità faccia tutta la differenza del mondo?