EDITORIALE – Berardreaming
Il consueto editoriale del lunedì sera, questa volta orientato ai sogni di mercato nerazzurri. Un'indagine su cosa comporta vedere il nome di Domenico Berardi accostato all'Inter, ciò che effettivamente significa e ciò che potrebbe significare con sullo sfondo una sola domanda: ma ne vale la pena?Il mercato non dorme mai, avrebbe detto Oliver Stone se avesse avuto più interesse nelle vicende del calciomercato che non in quelle di Wall Street. Ebbene, tra una notizia sull’acquisizione cinese, un ipotetico scenario della realtà nerazzurra nel prossimo futuro (quasi sempre distaccato dalla realtà) e ovviamente i reportage sugli Europei attualmente in corso, ecco gli immancabili rumour di calciomercato farsi strada tra le altre news come soldati americani nelle paludi del Vietnam.
Tra tutti questi striscianti e spesso poco concreti (eufemismo) specchietti per le allodole, negli ultimi giorni si è erta in tutta la sua possanza la voce che vorrebbe un serio interesse nerazzurro per Domenico Berardi del Sassuolo, quasi sempre in orbita Juventus negli ultimi anni – la società bianconera ne ha detenuto per stagioni intere metà del cartellino. In realtà, in questo caso, qualcosa di più di un semplice ammiccamento da parte dell’Inter pare proprio esserci: non significa assolutamente che l’operazione – molto difficile – si farà ma il Biscione è seriamente interessato a parlare del giocatore con la proprietà emiliana, ammesso e non concesso che ci sia un qualche spazio di manovra per provare la sortita (Squinzi ha già detto che non ce n’è ma si sa che a volte queste dichiarazioni possono essere solo prammatica e, ancor più spesso, modi per tirare su il prezzo).
Al di là del fatto che è bello sognare un’Inter interessata a uno dei più interessanti prodotti recenti del calcio italiano, a un classe ’94, a un elemento in rampa di lancio, nonché un potenziale crack (e, per una volta, in un ruolo che attualmente non è già coperto in rosa se non dall’umile Biabiany), in tanti pensano che il giovane esterno di origine calabrese possa effettivamente arrivare a Milano in ragione di una mai nascosta fede nerazzurra e, forse soprattutto, del fatto che Berardi stesso ha rifiutato le avances della Juventus.
Se ne sono già lette e sentite tante su questo diniego della discordia: c’è chi lo accusa di codardia e di ingratitudine, chi invece ne esalta la personalità da presunto campione coraggioso che preferisce essere re in provincia senza mai vincere piuttosto che scudiero nella capitale ma contando scudetti, chi si schiera nel mezzo e sostiene che sia una scelta come un’altra perché, a 22 anni, c’è ancora un sacco di tempo per andare a Vinovo, chi pensa che sia solo un rinvio di un anno per gustarsi fino in fondo la possibilità storica di giocare l’Europa League col Sassuolo (il club che lo ha cresciuto sin da quando era minorenne), chi ci vede un matrimonio romantico con gli emiliani simile a quello tra Gigi Riva e il Cagliari. Chissà.
Non vorremmo tarpare le ali della fantasia a nessuno ma lo scenario più probabile è che Berardi abbia scelto di restare all’ombra del Mapei Stadium perché nel Sassuolo lui gioca sempre mentre nella Juventus non avrebbe alcun tipo di garanzia. Si fa presto a esaltare o denigrare le scelte di un giovane ma non bisogna dimenticare che il numero 25 sta probabilmente cercando di scegliere con banale buon senso: perché cercare fortuna a Torino in un modulo in cui, tra l’altro, il suo ruolo non è previsto nel canonico 3-5-2 né tanto meno dall’allegriano 4-3-1-2? Meglio restare da papà Di Francesco con tutte le certezze del caso.
Il discorso cambierebbe parecchio nel caso invece approdasse all’Inter, visto che Mancini non ha mai fatto mistero di apprezzare soprattutto il 4-2-3-1, occasionalmente il 4-3-3 e, se c’è bisogno di non prenderle, il 4-4-2. Tutti sistemi di gioco in cui il gioiellino calabrese troverebbe una facile collocazione. A Milano Berardi sarebbe senz’altro il titolare di partenza della Beneamata a causa dell’assenza di concorrenza tattica in primis (dicevamo, il solo Biabiany) e, inoltre, il suo nome risalterebbe subito all’interno della rosa perché il giovane Domenico si troverebbe a essere uno dei quattro-cinque giocatori di maggior talento della squadra quasi senza colpo ferire. Niente a che vedere con la situazione bianconera, giustappunto.
I presupposti tecnico-tattici per un interesse reale e concreto ci sono tutti, la domanda che ci poniamo è: ci crediamo? Non tanto all’esito positivo della trattativa, che è impronosticabile, ma alla sua stessa esistenza. Vogliamo appassionarci al punto di chiudere gli occhi e immaginare seriamente come potrebbe essere inserire Berardi negli schemi dell’Inter? Noi diciamo di sì perché sarebbe un’operazione sensata e fruttuosa e anche solo la voglia nerazzurra di prendere un giocatore con quel tipo di profilo sarebbe un bel segnale sulla qualità del mercato che si vuole fare e sulla chiarezza di intenti della dirigenza.
La sensazione a pelle è che stavolta varrebbe davvero la pena rimare appiccicati ai principali siti d’informazione sportiva premendo ossessivamente F5. Persino nel caso in cui non si concretizzasse. Perché la priorità è una sessione di mercato non solo costruttiva e intelligente ma che pure sia in grado di riaccendere un minimo gli animi di tutti, Mancini per primo. E non si può dire che sia successo spesso, negli ultimi anni.