EDITORIALE – Un fallimento annunciato
Dopo mesi in bilico il giocattolo Inter si è rotto. Si era pensato che contro il Novara la squadra avesse toccato il fondo ma cinque giorni dopo il Bologna ha mostrato di come l’abisso sia più profondo di quanto si pensasse. Una situazione del genere non è attribuibile a una somma di singoli casi ma a una crisi strutturale e ben più profonda, è utile a tal riguardo ragionare sulle scelte societarie di lungo periodo e su un futuro dai contorni sempre più incerti.
UN?EVOLUZIONE QUASI VENTENNALE ? Tra una settimana esatta si festeggeranno i diciassette anni di presidenza Moratti e oggi la società ha concluso un processo evolutivo che l’ha portata ad assumere una posizione diametralmente opposta a quella dei primi anni, quella caratterizzata da ingaggi da capogiro ma un pugno di mosche in mano. La parabola dell’Inter dopo aver toccato l’apice nel 2010 si ritrova ora con una politica societaria nuova ma con gli stessi vecchi fallimenti, esempio questo di come si possa avere un esito comune nonostante due atteggiamenti diametralmente opposti. Si parla molto di progetto giovani e gli stessi tifosi attraverso la nostra pagina Facebook invocano la linea verde, ma è veramente la scelta migliore in questo momento?
ARSENAL DOCET ? Qualche giorno prima a San Siro era andato in scena il punto conclusivo della fallimentare storia del progetto Arsenal, una vicenda questa che può e deve essere di insegnamento per i dirigenti nerazzurri. Dopo i successi di inizio millennio i Gunners hanno dato una svolta storica da un lato sobbarcandosi le faraoniche spese per la costruzione del nuovo stadio e dall’altro dando vita a un progetto economicamente sostenibile con al centro i propri giovani. I grandissimi talenti lanciati dopo il 2004 e il raggiungimento della finale di Champions del 2006 avevano fatto maturare in più di qualche addetto ai lavori la bontà del progetto londinese ma le cose non sono andate esattamente come si pensava. Per quale motivo? Perché un lungimirante progetto sui giovani deve guardare oltre il breve periodo e spaziare verso un futuro anteriore. Non basta avere infatti i migliori talenti per aprire un ciclo perché quando poi questi diventano giocatori affermati le società si trovano dinanzi a uno spietato bivio: o si rinnovano i contratti pagando ingaggi pesanti pari a quelli che possono offrire le società rivali rinunciando così allo spirito iniziale low budget, oppure si vendono cercando di monetizzare il più possibile dalla cessione nella speranza che gli eredi siano all’altezza dei predecessori. La politica incentrata sui giovani è pertanto molto pericolosa, o si passa a una seconda fase dove si cambia registro e si snatura l’intento originale o la squadra si ridurrà a un via vai di giovani talenti al rango di un?Udinese rinunciando così al suo status di grande potenza calcistica europea. Ogni società affronterà tale bivio nella maniera che ritiene migliore e non sempre le soluzioni adottate sono le più efficaci, un rischio questo che i tifosi nerazzurri preferirebbero evitare.
A SCUOLA DA FERGUSON ? Il Manchester United sarebbe potuto essere un modello vincente da seguire, una squadra che ogni stagione abbina un gruppo di senatori a dei giovani di talento e che con gli anni attua i cambi generazionali senza eccessivi shock. Ma per avere ciò bisogna incentrare il tutto su una parola poco congeniale con l’Inter degli ultimi anni: continuità. Un allenatore-manager che garantisca un impianto di gioco solido e talmente radicato in società che faccia sì che siano i giocatori ad adeguarsi a lui e alla dirigenza e non il contrario, una rete di osservatori a livello globale che porti i migliori talenti all’Old Trafford, un progetto e delle priorità ben definite che semplifichino la pianificazione sportiva e infine la pazienza nell’aspettare l’evoluzione dei più giovani; tante le componenti del successo Manchester. Componenti tutte queste non rispettate in quanto è venuta a mancare la continuità societaria mandando via elementi come Oriali e per un breve periodo Baresi, un via vai di allenatori con ognuno le proprie idee e in balia del caos (basti vedere quante volte Ranieri sta modificando l’assetto tattico della squadra), l’impazienza nell’aspettare la maturazione dei propri talenti e infine delle scelte di mercato a tratti vergognose. Manchester è lontana anni luce.
UN FUTURO PIU? NERO CHE AZZURRO ? E? inutile negarlo, se le strategie societarie continueranno sulla falsariga di quanto fatto fino ad ora si prospettano degli anni molto bui per i tifosi nerazzurri. Se in estate il proprio allenatore chiede ai dirigenti l’acquisto di tre giocatori (uno per ruolo) ma la società fa tutt?altro acquistando il doppio delle persone ma nessuno dei giocatori richiesti è irrimediabile la rottura con la propria guida tecnica. Se pochi mesi dopo si cede l’unico giocatore di cui il nuovo allenatore ha chiesto l’incedibilità e inoltre arriva gente che occupa ruoli diversi da quelli da lui richiesti allora è evidente come il lupo abbia perso il pelo ma non il vizio. Zero speranze quindi per il futuro ? Assolutamente no, in fondo non tutti i mali vengono per nuocere. I fallimenti di questa stagione porteranno per forza di cose Moratti a rifondare da zero la squadra e se queste sconfitte serviranno per creare una nuova Inter che nasca dalle sue ceneri, beh, potremmo forse un giorno benedirle.