EDITORIALE – Un fiore tra l’asfalto
Un?ordinaria domenica di metà autunno. Questo è quello che molti di noi si aspettavano tra il giallo degli alberi e la pallida atmosfera di un inverno quasi alle porte. Doveva essere il giorno dei colori ma alla fine solo uno ha monopolizzato la giornata di tutti noi: il nero.
Vedere morire un ragazzo di 24 anni in questa maniera, un ragazzo come noi, fa passare in secondo piano tutti gli altri eventi di una giornata tragica per lo sport, una giornata a cui si è sommata la catastrofe dell’ennesimo terremoto che ancora una volta metterà a dura prova il popolo turco. Il nero di questa giornata contrasta con il bianco della moto che striscia per terra, con il gol dell’azzurro Thiago Motta e con tutti gli altri colori che hanno contornato questa domenica ed è beffardo che tutto ciò avvenga nel giorno della festa degli all blacks.
Si sono dette e scritte tante parole nelle ultime ore su Marco Simoncelli e sicuramente non ne basteranno altrettante per colmare il vuoto che lascia una perdita del genere, la scomparsa di un genuino ragazzo romagnolo che ha sempre vissuto la propria vita al massimo e che da oggi si divertirà in una pista speciale al fianco di altri campioni come Daijiro Kato o come Gilles Villeneuve ed Ayrton Senna. ?Oggi ci ha lasciato un futuro campione del mondo?, queste le parole gonfie di dolore dette dal suo manager Carlo Pernat, una frase così piena di stima e affetto in un contesto così vuoto e di strazio.
Simoncelli era il presente e il futuro del motociclismo mondiale, seppur con qualche caduta di troppo era sulla via della consacrazione come gli ultimi risultati dimostravano ed era l’unico italiano che potesse aspirare in maniera credibile a vincere un titolo mondiale dopo Valentino Rossi. SuperSic non ha lasciato un vuoto solo in tutti noi ma in tutto il motociclismo italiano, si aprirà con la sua scomparsa un periodo buio per le nostre due ruote data l’estinzione di talenti nelle classe inferiori, quelle classi in cui una volta l’Italia la faceva da padrona e dove ora assiste al dominio iberico. Ma sarà soprattutto il Simoncelli uomo quello che ci mancherà, quello con quei capelli da fumetto e la battuta sempre pronta con il suo accento romagnolo.
Sono in momenti come questi che anche i più scettici sperano che il cielo non sia vuoto, che vedere Marco Simoncelli correre con la sua moto tra le nuvole più veloce del vento non sia solo un sogno. Ma sognare non costa nulla ed è bello immaginare la sua moto numero 58 in lontananza lì in fondo al rettilineo, un sorriso, una mano tra i capelli arruffati e il suono del suo motore. Ed è bello immaginare l’arcobaleno su Sepang e lì, dove adesso c’è il sangue, veder spuntare tra l’asfalto un fiore.
Buon viaggio Sic.