EDITORIALE – Un’Inter real… istica
Però, però, però… Alla fine s’è sconfitto il club campione d’Europa, mica bruscolini. E poco importa sapere se c’erano tre o quattro titolari al massimo delle Merengues quando un enorme Vidic ha mostrato di essere ancora una figura dominante su un campo da calcio (e meno male che c’era chi pensava fosse finito), tanto davanti, quando indietro. Certo, non proprio tutte le note del match sono state positive: Samir Handanovic non è apparso in una buona condizione così come Kuzmanovic è sembrato qualunque cosa eccetto che determinante… Ma va bene così.
Lavoro duro e (forse?) calciomercato porranno gli ultimi correttivi a una rosa che al momento appare cortissima in attacco, sovrabbondante in mezzo e forse ancora bisognosa di un paio di ritocchi in difesa. Ma non si può negare che le premesse in vista dell’imminente stagione, per quanto parziali (lo ripetiamo ancora una volta a scanso di equivoci), siano buone. L’impressione che il ritiro di Pinzolo abbia funzionato alla grande è stata perciò confermata e adesso non resta che attendere il prosieguo della tournée americana per verificare fino in fondo l’efficacia della squadra che si sta allestendo.
Ovviamente non ci si può illudere che la vittoria con i Blancos sia più importante di quel che è: l’Inter non è all’improvviso diventata una squadra in grado di battere i vincitori dell’ultima Champions, chiaramente. Manca ancora tantissimo per arrivare (anzi, tornare) a quel livello. Però, considerando quelli che sono gli obiettivi della società e l’organico, un sorriso estivo di fronte al successo di San Francisco ce lo si può concedere. Anche perché la Beneamata al momento è ancora imbattuta dall’inizio della preparazione e non proprio tutte le altre concorrenti possono dire la stessa cosa.
La cosa migliore di quest’estate nerazzurra, comunque, è che non sta nascendo un’Inter “Real” che ad agosto è già campione di tutto, come accadeva forse una decina d’anni fa, bensì un’Inter realistica, che può davvero dire la sua in campionato e magari in Europa League.
E una squadra concreta, senza troppi fronzoli o grilli per la testa, efficace anche se magari non bella da vedere, sarebbe già qualcosa di prezioso. Perché tifare ogni mese, ogni settimana e ogni giorno una squadra davvero credibile in campo, che può competere con le prime, anche se magari poi non vince, è quello che ci auguriamo tutti.
Anche perché prima si conquista il rispetto di avversari e tifosi e poi, generalmente, si vince. Provare per credere.