Enrico Chiesa: “Sono stato vicino all’Inter, Simoni stravedeva per me. Federico ha sempre voglia di migliorare”
L'ex attaccante di Fiorentina, Parma e Lazio si è raccontato in una lunga intervista concessa al Guerin SportivoOltre vent’anni di carriera, due Coppa Italia, una Coppa Uefa e 17 presenze in Nazionale con il rammarico di non aver mai indossato una maglia di una big. Enrico Chiesa, oggi responsabile tecnico del Centro Federale Territoriale di Firenze della FIGC Settore Giovanile, si è raccontato in una lunga intervista al Guerin Sportivo: “Nella mia carriera mi è mancata solo la grande squadra. Ci sono sempre andato vicino. Simoni mi voleva all’Inter. Juve e Milan mi hanno cercato, ma non si è mai concretizzato nulla. Avrei potuto fare di più, può darsi. Ma anche parecchio meno”.
Ed è proprio Simoni, alla Cremonese, a credere per primo in lui: ” E’ stato l’allenatore che mi ha definitivamente fatto fare il salto di qualità. Con lui ho raggiunto la maturazione. Mi ha fatto capire l’importanza vera del sacrificio e del pensare prima di tutto alla squadra. Non che prima non lo facessi, ma con lui ho avuto la piena consapevolezza. Pur apprezzando le mie doti di goleador, mi chiese di fare l’esterno destro, coprendo tutta la fascia. Era quello che lui riteneva più utile per la squadra. Ma alla fine, anche per me. Partendo largo e da dietro, potevo sprigionare tutta la mia velocità sulla fascia. E poi, rientrando sul sinistro, potevo andare a concludere direttamente. Non a caso segnai 14 gol. Simoni stravedeva per me”.
Federico, suo figlio, invece gioca nella Fiorentina e sarà con ogni probabilità il prezzo pregiato del prossimo mercato: “Tempo fa eravamo insieme. Si avvicinarono dei tifosi e gli chiesero l’autografo. Solo in un secondo momento, fecero lo stesso con me. Una cosa bella, sono orgoglioso. Anche perché Fede è un bravo ragazzo. Serio, responsabile, deciso. Ma quello che più conta è che si allena sempre al massimo, ha voglia di migliorare, mette sempre un grande impegno in quel che fa. Il nostro rapporto? Come quello di ogni padre con i figli. Non entro nelle cose tecniche, non è il mio compito. Gli dico sempre che deve essere il campo a parlare. Così come è importante che gli altri parlino sempre bene di lui. Per cui, se ci sono suggerimenti riguardano solo aspetti comportamentali, che sono in grado di dare perché ho percorso la stessa strada prima di lui”.
La squadra del cuore: “Mio padre, non ho mai saputo il perché, era un tiepido tifoso dell’Inter. Mio zio, invece, teneva veramente per il Milan. Ed io inizialmente l’ho seguito, ma non ho mai trepidato come tifoso. La cosa buffa è che il Milan è la squadra a cui ho segnato di più”.
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