Zanetti si racconta: “Sogno il numero 4 sulle spalle di mio figlio. Kovacic è il mio erede all’Inter”
Torna a parlare il capitano dell’Inter Javier Zanetti che nella partita di metà maggio contro il Chievo ha detto addio al calcio giocato per vestire i panni da dirigente nerazzurro. L’argentino ha concesso una lunga intervista a Tuttosport in cui ha raccontato le sue emozioni, i suoi ricordi e i suoi progetti e sogni per il futuro. Questa la prima parte dell’intervista oggi in edicola: SCARPINI AL CHIODO – “Ormai mi sono convinto, è stata dura dire basta soprattutto dopo essere ritornato in campo contro il Livorno il 9 novembre: quel giorno, sentendo il boato della gente, ho capito che era la mia ultima stagione. Quando mi ero fatto male, mi ero ripromesso di tornare a giocare una partita e ci sono riuscito. Però da quel momento è iniziato il difficile perché stavo bene e sentivo di poter continuare a giocare”. SENTIRSI ITALIANO – “Se ho calcolato i chilometri che ho corso in carriera? Più o meno la distanza tra Argentina e Italia. Se mi sento un po’ italiano? Anche più di un po’. Ho vissuto qua più di metà della mia vita e resterò ancora qui con la mia famiglia. Sarò sempre grato all’Italia, all’Inter e alla famiglia Moratti che mi ha aperto le porte, dandomi fiducia, quando ero nessuno. Per me è un motivo d’orgoglio aver difeso i colori nerazzurri per quasi 20 anni e considerando che sono straniero, assume un valore doppio”. MESSAGGIO D’ADDIO – “Difficile sceglierne uno, mi hanno scritto in tanti, da Maldini a Baggio, da Del Piero a Totti, passando per Beckham. Mi ha fatto molto piacere anche il rispetto che mi hanno mostrato i tifosi, anche quelli avversari. E’ stato gratificante”. RETROSCENA DI MERCATO – “Ho avuto delle occasioni per andare via, non lo nego. Ma nei momenti anche più difficili, ho sempre voluto tenere duro perchè non volevo abbandonare l’Inter senza lasciare un segno. Paula è stata decisiva perché quando arrivò il Real mi disse: lì sarai uno dei tanti Galacticos, qua in tanti si identificano in te e poi puoi fare la storia del club. Ha avuto ragione”. FUTURO – “Sto parlando con il presidente Thohir e i suoi collaboratori, ci sono delle idee stiamo gettando le basi. Dopo la carriera che ho avuto, penso che la prima cosa da fare sia trasmettere ai nuovi cosa significa l’Inter. Sono preparato per dare una mano in questo senso, poi strada facendo imparerò a lavorare in altri settori. Senza Facchetti e con Moratti un pò defilato, credo che la missione sia, attraverso la mia immagine, quella di rappresentare l’interista vero, far senitre il dna nerazzurro”. EMOZIONI DA INTER – “Tre momenti che porto nel cuore? Il gol a Parigi in finale di Coppa Uefa, la rete di Milito a Siena per lo Scudetto del 2010 con lui che corre da una parte e io dall’altra e la mia faccia quando alzo la Champions”. EREDI – “Per la duttilità e la nazionalità direi Zabaleta del City. E l’erede di Zanetti all’Inter? La gente si è affezionata a Kovacic, direi giustamente perché al di là delle prestazioni, è giovane bravo e serio. Può ripetere il mio percorso e mi auguro che possa rimanere a lungo con noi”. SOGNI E DESIDERI – “Sarebbe bello se la società ritirasse il mio numero 4 e sarebbe bellissimo se un giorno la indossasse mio figlio Tomas, il più piccolo, quello più appassionato di pallone”. Follow @antocarboni91