Il 28 gennaio 2020 l’Inter ufficializza l’acquisto di Christian Eriksen dal Tottenham. La location del video-annuncio è tutt’altro che banale. Il club nerazzurro, infatti, decide di girare le scene al Teatro alla Scala. Classe, eleganza. Elementi che poi avrebbero caratterizzato l’avventura del danese: l’Inter ci aveva visto lungo. Il giorno dopo, il 29 gennaio 2020, ecco l’esordio: 24 minuti (da subentrato) nella sfida in Coppa Italia contro la Fiorentina.
Il sottoscritto era presente quella sera a San Siro e gli applausi per il danese cominciarono dal riscaldamento. I tifosi interisti erano pronti e disponibili a dare tutto l’amore possibile al campione ex Tottenham. E di amore ce ne fu tanto, così come al suo ingresso in campo.
Non tarda ad arrivare nemmeno l’esordio in campionato. Conte lo schiera titolare davanti alla difesa, al posto di Brozovic, in Udinese-Inter (0-2). Eriksen esce dopo un’oretta dimostrando di non essere ancora del tutto oliato con i meccanismi del motore Inter. Da quel momento in poi il danese non scende più in campo dal 1′ in campionato, prima dello stop causato dalla pandemia. Viene valutato, a tutti gli effetti, come una riserva. E infatti riesce a ritagliarsi dello spazio in Europa League e Coppa Italia. Eriksen, come vedremo poi, avrà un rapporto speciale con i match in coppa.
Il Covid-19 ferma il calcio e, alla ripresa della Serie A 2019/2020, Conte sembra essere intenzionato a utilizzare maggiormente Eriksen. Il non-feeling con il gioco del tecnico pugliese però continua. Dopo una serie di partite da titolare, Eriksen perde piano piano il posto e il minutaggio chiudendo la stagione praticamente ai margini della rosa.
Con l’inizio della nuova stagione, la musica non cambia. Anzi sembra assumere melodie ben peggiori. Nel girone d’andata del campionato, Eriksen scende in campo da titolare soltanto in 4 partite e Conte, di certo, non aiuta a placare le acque. Tanto ha fatto discutere, infatti, la scelta – in diverse occasioni – di far entrare il danese a pochi minuti, e alcune volte, a pochi secondi dal fischio finale. Quasi a sbeffeggiare Eriksen.
Poi, succede qualcosa. Sono i quarti di finale di Coppa Italia: l’Inter affronta il Milan in una gara secca dalle mille emozioni. L’arbitro decide di dare minuti di recupero infiniti. A due minuti dalla fine, come di consueto, Conte inserisce Eriksen. Questa volta però il destino sorride a Christian. Punizione dal limite, il danese si avvicina, prende la palla e disegna una traiettoria magica, perfetta e porta i nerazzurri sul 2-1 a secondi dal fischio finale. Un lampo della classe di Eriksen. Una scintilla che accenderà poi ad illuminare la sua avventura in nerazzurro.
Da quel giorno di fine gennaio in poi, Christian non uscirà praticamente più dall’11 titolare del tecnico pugliese. Quattro giorni dopo si gioca Inter-Lazio e Conte decide di schieralo a centrocampo insieme a Brozovic e Barella, da mezz’ala. E quella partita, più di tutte, incanta i tifosi nerazzurri. Da parte di Eriksen si vedono giocate di qualità, di prima intenzione. Una boccata d’ossigeno dal gioco di Conte logico e razionale.
Christian è parte integrante della cavalcata fino allo Scudetto, ritagliandosi uno spazio da protagonista in alcuni gol decisivi per il diciannovesimo titolo del club nerazzurro. Il gol contro il Napoli da fuori area, bellissimo.
O ancora più importante la rete che sblocca la gara contro il Crotone che permette all’Inter – grazie anche al pareggio tra Sassuolo e Atalanta – di poter ufficialmente essere Campione d’Italia 2020/2021.
D’altronde lui è sempre stato sicuro, come quando in un’intervista a Sky molto chiaramente disse: “Scudetto? Inter, sì”. E Scudetto, infatti, fu.
La storia, purtroppo, non finisce qui. Non vorremo ricordare ciò che è successo quel maledetto 12 giugno 2021. Preferiamo scrivere e ricordare di tutto quello che è successo dopo. Il sospirone di sollievo, l’affetto della gente, la cavalcata della Danimarca agli Europei nel suo nome.
E poi le immagini più belle, quelle dell’abbraccio di Eriksen ai compagni e alla società nerazzurra dopo lo spavento. Il sorriso di un ragazzo. La professionalità di un campione che nonostante i bassi, le panchine, le insoddisfazioni, ha sempre dimostrato grande disponibilità verso la causa Inter. Rispettando il lavoro e la tifoseria nerazzurra fino all’ultimo secondo in cui ha vestito la maglia dell’Inter.
Ciao Chris, buona fortuna per tutto. Buona vita: la cosa che più conta. Noi tifosi nerazzurri ti ricorderemo per sempre e avrai sempre un posto speciale nei nostri ricordi.
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