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Fiorentina-Inter, Eriksen alla prima da ‘regista’. Partita insufficiente, ma Conte può insistere

Premessa: a differenza di altre occasioni in cui Eriksen ha deluso nel suo vero ruolo da trequartista ed ha giustamente ricevuto le critiche dovute, oggi le attenuanti per lui erano davvero tante. Innanzitutto perché Antonio Conte ha scelto di schierarlo davanti alla difesa, posizione in cui limitarsi al ‘compitino’ non può bastare, ma che di certo non s’impara in un paio di settimane. Ma soprattutto perché una partita intera (oggi peraltro durata 120′) il danese non la giocava da diverso tempo e la brillantezza non poteva essere delle migliori. Senza dimenticare l’aspetto mentale, per un ragazzo che sembrava sul punto di andar via e che per esigenze di mercato potrebbe essere riadattato nel ruolo in cui la squadra ha bisogno di alternative in questo momento. Ma procediamo per ordine e dividiamo in quattro punti l’analisi del suo match.

INTERPRETAZIONE – Per quanto riguarda la sua prestazione, la prima impressione avuta è stata la poca personalità. Con gli alti e bassi cui ci ha (purtroppo) abituato negli anni, Marcelo Brozovic davanti alla difesa è l’unico all’interno della rosa in grado di dettare il passo della partita. Questo pomeriggio, nel match vinto per 1-2 contro la Fiorentina negli ottavi di Coppa Italia,  Eriksen ha più che altro subito i tempi dell’incontro, senza mai riuscire ad imporre la sua qualità dinnanzi al dinamismo dei viola.

POSIZIONE – Con 16.62 km, Eriksen ha vinto il titolo di ‘calciatore che ha corso più di tutti’. Sotto questo aspetto ha rimpiazzato perfettamente Brozovic davanti alla difesa, ma non si confonda la qualità del gioco con la corsa. Difatti, osservando attentamente il danese nella prima parte di gara, ha faticato parecchio per trovare con ordine il suo ruolo fra le linee tra centrocampo e difesa, sprecando spesso energie preziose che ne hanno comprensibilmente impedito anche lucidità nelle giocate.

Christian Eriksen, Getty Images

INTERDIZIONE – Questo è l’aspetto intorno al quale dovrà lavorare tantissimo Conte se vorrà continuare a battere su questa strada per il futuro di Eriksen nella sua Inter. Il tecnico leccese a fine partita ha spiegato che l’ex Tottenham farebbe bene a credere più in se stesso. Ed è qui che entra in gioco l’aspetto mentale, perché il ruolo considerato di ‘regista’ davanti alla difesa si è negli ultimi anni evoluto ed avrebbe bisogno di una fase difensiva più attenta e ‘cattiva’. Non è un caso se il danese ha recuperato solamente cinque palloni in 120 minuti: la sua crescita in questa squadra passa soprattutto da questo.

MARGINI – Al netto di una partita che chiaramente va sotto la sufficienza, questa mossa – ripudiata dallo stesso Conte alcune settimane fa – potrebbe in realtà diventare un’arma in più nella seconda parte di stagione. Tutto è nelle mani di Eriksen e dell’attitudine che mostrerà da qui in avanti, ma in termini di caratteristiche nel nostro campionato potrebbe riadattarsi con dignità in una posizione arretrata e diversa dal consueto. L’assenza di fisicità potrebbe alla lunga emergere come difetto più grande, ma se nella testa di Conte il danese rappresenta soprattutto un vice Brozovic, una riserva del genere meglio averla a disposizione che vederla da altre parti senza poter disporre di ricambi adeguati.

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Antonio Siragusano

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