ESCLUSIVA – Capuano: “Mancini all’Inter è un segnale di Thohir”
Una giornata concitata quella di ieri. Tra l’addio di Mazzarri e l’avvento del Mancini bis (per alcuni; Mancio 2.0 per altri, più tecnologicamente avanzati forse), grande è stata l’aria di rivoluzione che s’è respirata a partire dalle undici di ieri mattina. Tante rivelazioni tutte concitate, arrivate in fretta e furia: una sorpresa enorme ha investito l’ambiente e ha riportato entusiasmo in quella parte di piazza che, più o meno apertamente, contestava Mazzarri, confondendo però quella fazione minoritaria di tifosi che si auguravano che il tecnico di San Vincenzo rimanesse in sella.
Uno dei motivi principali per cui una parte dei tifosi sperava nella permanenza del mister toscano è quello economico: WM percepiva una somma notevole che, ovviamente, l’esonero non solleva dalle casse nerazzurre (in pratica, l’ex tecnico del Napoli seguirà a vedersi versato lo stipendio fino a naturale scadenza del vincolo contrattuale, che avverrà a giugno 2016, al termine della prossima stagione). Con l’arrivo di un altro allenatore che è tutto tranne che low-cost come Roberto Mancini, però, è evidente che la società di corso Vittorio Emanuele ha investito nuovamente nella guida del settore tecnico.
Per capire se la spesa fosse sostenibile davvero per le finanze della Beneamata e come mai si è riusciti a tirare fuori una somma non indifferente per l’avvicendamento in panchina quando, per un’intera estate, s’è parlato solo di colpi in prestito, diritti di riscatto posticipati a chissà quando e investimenti a parametro zero, abbiamo contattato Giovanni Capuano, nota voce di Radio24 nonché firma di Panorama.
Dottor Capuano, abbiamo tutti ben presente cos’è successo ieri e, Nazionale a parte, è evidente che, la prossima settimana, le attenzioni della stampa specializzata saranno tutte rivolte al ritorno di Mancini sulla panchina dell’Inter. Quel che è trapelato finora, comunque, porta con sé un interrogativo: com’è possibile che l’Inter, in estate, non avesse i (pochi) soldi che servivano per riportare Rolando (per dirne uno) sotto la Madonnina mentre invece è stato ingaggiato Mancini, il quale chiede per sé uno stipendio decisamente grande? Da dove ha preso questi soldi Thohir?
Allora, tanto per cominciare non metterei le due cose sullo stesso piano perché a Mancini è stato fatto un contratto valido fino al 2017 e quindi il nuovo allenatore rappresenta un investimento centrale, per importanza, all’interno del progetto interista, mentre Rolando è un difensore centrale bravo, certo, ma il cui posto è probabilmente ricopribile da altri elementi già in rosa. La scelta dell’allenatore, l’uomo che in parole povere guida la squadra sotto il piano tecnico e gestisce le risorse sportive della società, non può che essere una mossa decisiva e di fondamentale rilevanza in una squadra di calcio e, chiaramente, più importante di tanti altri fattori. All’Inter hanno scelto di privilegiare la scelta dell’allenatore invece che investire quei soldi su un calciatore, è chiaro.
Per quanto riguarda i conti posso solo dire che, nel bilancio, la somma delle uscite, alla fine, è unica e non conta più d tanto se sia alla voce ‘staff tecnico’ o ‘stipendi dei calciatori’ che c’è la spesa più ingente. I budget possono essere spostati con relativa agilità da una voce all’altra, quindi si sceglie semplicemente di investire risorse in un ‘settore’ invece che in un altro (conseguenza ne sarà un calciomercato ancor più limitato). L’Inter spendeva una cifra vicina agli undici milioni di euro lordi all’anno per i membri dello staff tecnico e credo che, con l’arrivo di Mancini, la somma rimarrà all’incirca quella. I soldi impiegati per pagare a Mazzarri le rimanenze contrattuali a cui ha diritto e a Mancini il suo stipendio sono probabilmente gli ultimi liquidi che arrivano dal famoso prestito da 230 milioni di euro di cui s’è parlato qualche tempo fa. Questo, ovviamente, in attesa di una ricapitalizzazione in cui è pensabile che ci sia anche Moratti, il quale sarà molto probabilmente chiamato a versare una cifra tra i dieci e i quindici milioni di euro, praticamente a fondo perduto.
Per capire meglio: lei sta dicendo che se l’Inter fosse un ristorante starebbe quindi puntando molte risorse sullo chef che gestisce la cucina invece che sugli ingredienti, per usare una metafora semplice?
Certo. Lo chef è decisivo per il buon successo di un ristorante. Ma più che di ingredienti, io parlerei di camerieri. Praticamente si sono aggiudicati un grande primo cuoco mentre invece sui camerieri, appunto, s’è scelto di risparmiare: magari non sul primo cameriere che ti porta la lista dei primi o sul secondo che ti porta la lista dei secondi, ma su tutti gli altri sì. Ho fatto un rapido calcolo: tra oggi e giugno 2016, quando scadrà il contratto di Mazzarri (a meno che non trovi lavoro da un’altra parte), l’Inter spenderà per il personale tecnico a libro paga, tra l’équipe di Mancini e il team di lavoro del mister precedente, una cifra vicina ai 31 milioni di euro. Praticamente è la stessa cifra con cui si può acquistare, oggi, un calciatore che sposta gli equilibri in Serie A (in Serie A eh, non in Europa. Quelli vanno oltre i 50 o 60 milioni). Hernanes, per esempio, lo scorso anno era costato una cifra simile, un po’di meno in realtà, ma in quell’ordine di grandezza. La società milanese ha semplicemente scelto di investirli in un allenatore, stavolta.
Chiaramente ci saranno delle ripercussioni sul mercato perché non è pensabile che questo tipo di investimento (il monte salari dei calciatori dell’Inter, in totale, si aggira sugli ottanta milioni annui circa, undici per l’allenatore e il suo staff sono una grande percentuale, sono tanti) sia ciò che questa incarnazione della Beneamata si può permettere davvero. Sarà dura anche solo pensare di trattenere i propri pezzi pregiati, figuriamoci fare mercato in maniera estensiva: i tifosi devono prepararsi a rivedere il film di quest’estate e, probabilmente, sessioni ancora più scarne. Questo scenario, ovviamente, impedirà a Mancini di migliorare la rosa, che non è granché, attraverso i trasferimenti.
Che idea s’è fatto di tutta la vicenda? Molti sponsorizzano Mancini come ‘scelta giusta’ non solo in virtù dei trascorsi ma anche perché è un allenatore più vincente, sostenendo che l’ingaggio del mister jesino è avvenuto per recuperare terreno in fretta, magari arrivando al terzo posto. Inoltre, ieri e in queste ore, si parla parecchio del fatto che, vincendo più partite, si porterebbero comunque a casa più soldi che non andando a rilento come ha fatto, finora, Mazzarri.
Tanto per cominciare, io darei a Mazzarri l’onore delle armi. I numeri, tutto sommato, gli danno ragione: lo scorso anno ha centrato l’obiettivo e quest’anno, al netto di tutti i discorsi di disaffezione che si fanno, è comunque a un punto dal Milan ed è a cinque lunghezze dal terzo posto. Non direi che si tratta di un divario incolmabile, no? Penso che sia più un discorso di risultati percepiti come negativi che non negativi in senso assoluto. Di sicuro vincere aiuta anche il lato economico ma, personalmente, non sono convinto che a Mancini sia stato davvero chiesto il terzo posto, soprattutto guardando alla rosa che ha a disposizione (che è quello che è e a mio parere non vale il terzo posto).
Proprio sulla disaffezione del pubblico vorrei spendere qualche parola: tutti la riconducono a Mazzarri, tutti additano l’ex allenatore del Napoli come motivo della frattura con la gran parte dei tifosi (forse perché è facile farlo) ma io vorrei sottolineare che, alla prima giornata in casa, l’Inter ha fatto comunque meno spettatori della prima giornata dello scorso anno. Inter-Cagliari di quest’anno, alla quale i nerazzurri arrivavano con la possibilità di issarsi in solitaria al terzo posto, ha avuto meno spettatori di Inter-Cagliari della stagione passata e, in quel momento, tutto sembrava star andando bene. La verità è che questo scollamento tra squadra e tifosi ha ragioni più profonde della semplice conferma del mister toscano, a mio modo di vedere. Ci tengo inoltre a ricordare che la campagna abbonamenti dell’Inter non è ancora chiusa ufficialmente né la società ne ha mai comunicato la chiusura, visti i dati veramente scarsi fatti registrare fin qui.
Ecco, l’avvicendamento in panchina lo vedo anche come una mossa di Thohir per poter recuperare pubblico per l’attuale stagione, della quale manca ancora una cospicua fetta di incontri: non siamo certo in dirittura d’arrivo. Tuttavia penso che nemmeno l’effetto Mancini possa portare a più di un paio di migliaia di nuove tessere ma, senza dubbio, l’obiettivo a medio termine del magnate indonesiano è tornare a un San Siro occupato da 40/45.000 spettatori per gara che, alla fine, sono i paganti fisiologici di una realtà come quella dell’Inter. Credo però che questo sia un obiettivo da raggiungere entro il 2017, non penso che sia proponibile già per il prossimo anno.
Quel che mi incuriosisce davvero dell’accaduto è il peso che l’opinione pubblica (critica) della maggioranza dei tifosi del Biscione ha avuto su tutto. Penso che siamo stati davanti al primo caso di esonero avvenuto con un’influenza decisiva da parte dei social network. La cosa che trovo incredibile è che la curva Nord difendeva Mazzarri e s’era schierata con la società mentre l’opinione pubblica interista sul web spingeva fortemente per l’esonero. Tante testate hanno dato rilevanza ai vari #MazzarriVattene e compagnia, penso sia un dato che indubbiamente ha avuto il suo peso, ma quel che reputo davvero sconvolgente è come la curva non sia riuscita a ‘salvare’ l’allenatore che sosteneva, vedendosi in qualche modo ‘scavalcata’, e, a mia memoria, è la prima volta che succede una cosa simile: il tifo organizzato completamente ignorato dalle scelte societarie a favore, invece, del volere del ‘tifoso medio’.
Alla luce delle sue considerazioni sul peso dei social network, allora, non crede che ci siano evidenti similitudini con il caso di mercato Vucinic-Guarin dello scorso gennaio?
Senza dubbio. Penso che, in ambo le occasioni, il denominatore comune sia stato il medesimo: la stampa da un lato attaccava Thohir e la sua idea di progetto mentre i tifosi non si riconoscevano in un presidente che viene da lontano reo, per alcuni, di contrarre esclusivamente prestiti a tasso d’usura (ignorando che è prassi comune nella finanza internazionale di alto livello e non solo). A quel punto il tycoon orientale ha forse sentito il bisogno di dare un segnale forte. A gennaio ha semplicemente chiuso la porta in faccia alla Juventus prendendo quello che, all’epoca, era considerato il miglior giocatore del campionato italiano sul mercato (e che tutti volevano).
Ieri, invece, ha notato come gli stessero arrivando attacchi mediatici dai giornali e come i tifosi non sopportassero più Mazzarri sicché ha voluto dare questo segnale di presenza, di decisione. Il pubblico ha ‘rotto’ col mister toscano in occasione del derby di ritorno dello scorso anno con Zanetti in panchina (prima i fischi s’erano sentiti solo dopo qualche prestazione non all’altezza e nulla più), senza questo ‘problema ambientale’ chissà se avrebbe mai esonerato Mazzarri: in fin dei conti non aveva tantissimi motivi per reputare il loro rapporto di lavoro insoddisfacente.
In parole povere, Thohir ha in entrambi i casi cercato di operare ‘da interista’, per provare a creare un buon feeling coi tifosi che, alla fine, sono gli stessi che dovrebbero anche andare allo stadio. Ovviamente si sarà consultato con tutti in società, Moratti compreso, non è credibile che abbia saputo tutto a decisione già presa. Ciò non di meno la scelta finale l’ha presa certamente il magnate indonesiano, il quale ha deciso di farsi interprete dei desideri della piazza, ricreare un po’ di entusiasmo, magari attirare più persone allo stadio, rilanciare il progetto tecnico: non è forse vero che Mancini era il nome che i tifosi più volevano e più invocavano al posto di Mazzarri?
di Giorgio Crico