ESCLUSIVA – Daniele Tirinnanzi di Radio Sportiva: “All’Inter deve decidere una sola persona. Chi salvo? Mille volte Icardi”
Abbiamo intervistato una delle voci più note di Radio Sportiva, Daniele Tirinnanzi, al quale abbiamo rivolto diverse domande - tutte a tema Inter tranne una doverosa eccezioneCiao Daniele, tanto per cominciare vogliamo ringraziarti per il tempo, la disponibilità e la pazienza concesseci. Iniziamo subito da quello che è forse il principale tormentone sull’Inter in questo momento: Gabigol. Sui social viene continuamente invocato e so che anche su Radio Sportiva non passa giorno senza che almeno un ascoltatore chieda di lui.
Allora, tanto per cominciare io posso dire che non sono affatto contrario al periodo di ambientamento in una nuova realtà. Voglio dire, pensiamo a Dybala lo scorso anno, alla Juventus: Zamparini un anno fa rimproverava ad Allegri di non avere fiducia in lui – lo fece rispondendo proprio a Sportiva – e di non farlo giocare, poi abbiamo visto come la Joya s’è inserita nel sistema bianconero e cosa ha fatto Dybala. Lo stesso si potrebbe dire di Rugani quest’anno: ha trovato spazio per via degli infortuni dei titolari ma sta rispondendo presente benissimo a suon di belle prestazioni nonostante prima avesse sempre giocato poco. Diciamo quindi che non c’è nulla di particolarmente strano nel fatto che un ventenne che arriva dal Sudamerica impieghi del tempo a essere schierato tra i titolari, io – ripeto – sono favorevole ai periodi di ambientamento.
Qualche domandina in più, probabilmente, ce la si pone nel momento in cui si pensa che siamo quasi a metà stagione e Gabigol ha giocato solo una ventina di minuti, di cui 5’ di recupero. In metà stagione è oggettivamente poco, specie considerando che è stato pagato moneta sonante. Ma più che sul giocatore, in realtà, io andrei a porre l’accento su come è stato portato a Milano quest’estate perché sono certo che il giovane brasiliano abbia del talento vero. Siamo però certi che Gabigol servisse effettivamente all’Inter e che la società l’avesse individuato come rinforzo imprescindibile?
Beh non è un mistero che per l’affare relativo a lui e João Mário l’Inter abbia sfruttato i buoni uffici di Kia Joorabchian.
Appunto. Non si capisce bene come funzioni la gestione dell’area tecnica all’Inter perché formalmente l’unico responsabile sarebbe Piero Ausilio ma sappiamo che in pratica non è solo lui che prende le decisioni. Non è l’unica cosa poco chiara.
Prendiamo per esempio Thohir. Quando lui e Moratti hanno ceduto le quote a Suning pareva che il magnate indonesiano dovesse semplicemente aspettare di sistemare la questione dei prestiti fatti a suo nome ma in realtà chiesti dall’Inter e poi lasciare definitivamente. Solo che non è ancora successo e sta rimanendo in sella al Biscione. Si sa che quest’estate la proprietà cinese s’è appoggiata a lui per capire chi prendere al posto di Mancini e di fatto de Boer lo ha scelto lui. Thohir ha sponsorizzato anche Joorabchian presso Suning e di fatto l’anglo-iraniano è stato incaricato di condurre parte del mercato, ha concluso lui le due operazioni relative a Gabriel Barbosa e João Mário. Tutto ciò ha finito per delegittimare Ausilio, a conti fatti, perché quella avrebbe dovuto essere una sua responsabilità. È un sintomo della confusione che c’è adesso in casa Inter, denunciata già da più parti.
Io leggo e sento spesso in giro che avere una proprietà straniera sarebbe un ostacolo per tornare a vincere ma mi sembra una follia: io credo che per vincere serva una proprietà forte, decisa e unita, la nazionalità conta zero a mio modo di vedere. Il problema dell’Inter non è avere dei vertici non italiani bensì trovarsi una società con tre teste distinte al comando. Da un lato c’è Suning, dall’altro Thohir e poi il polo “Moratti”, a cui non fa riferimento la sola famiglia Moratti in senso stretto. Onestamente ritengo che all’Inter si dovrebbe decidere di designare un solo responsabile dell’area tecnica e lasciare tutto in mano a lui, senza strani equivoci o intrecci di più persone per le stesse mansioni. Serve un raccordo efficace tra squadra e proprietà.
Ma a livello tecnico – parlando più strettamente di campo – cosa manca a questa squadra?
Io andrei sicuramente sui terzini perché mi sembra evidente che l’Inter non sia sufficientemente attrezzata in quel settore. L’acquisto di Ansaldi avrebbe dovuto risolvere tante questioni, in teoria, ma abbiamo visto che per adesso non è stato così. Poi penso che anche in mezzo servirebbe qualcos’altro, rispetto a quel che c’è al momento.
In ogni caso, riallacciandoci al discorso precedente su Joorabchian e Ausilio e, più in generale, del progetto Inter e del relativo mercato, così come serve un’unica persona che prenda tutte le decisioni a livello tecnico, allo stesso modo servirebbe avere un piano pluriennale totalmente condiviso tra società e allenatore (chiunque sia) e su questa base operare sul mercato, prendendo i giocatori che servono. Sento invocare personalità forti come Conte o Simeone ma siamo sicuri che basti un allenatore di questo tipo per risolvere i problemi? Sicuramente potrebbe incidere in positivo ma non è detto che faccia il miracolo. Io mi ricordo bene del mercato che la Juventus fece per Conte al suo primo anno a Torino: prese un Vidal ancora poco conosciuto che, precedentemente, era stato cercato solo da una Fiorentina reduce da un anno orrido; prese poi i vari Giaccherini, Vučinić, Elia. Non proprio fenomeni ma uomini adatti alle idee del tecnico salentino.
A livello di nomi, l’Inter di quest’anno ha preso giocatori di ben altro spessore, apparentemente: Banega è un titolare dell’Argentina ed è stato MVP di due finali consecutive di Europa League, João Mário è un titolare del Portogallo campione d’Europa, Gabigol è la nuova sensazione del calcio brasiliano… Io quest’estate ero convinto che – parlando di rosa – l’Inter fosse seconda solo alla Juventus, come valori assoluti. Forse se la giocava con il Napoli. Qualche mese fa, però, se mi avessero chiesto chi avrei voluto prendere tra Banega e Diawara avrei risposto Banega, senza ombra di dubbio. Adesso però il campo ci sta dicendo che forse sarebbe stato preferibile prendere Diawara.
Forse un altro problema è anche questa comunicazione insistita che parla sempre e solo di Champions League: è da quando è arrivato Thohir che sembra che l’unica ragione per cui l’Inter gioca sia l’approdo alla Champions. Abbiamo letto di tutto al riguardo, anche che la società sarebbe fallita senza i soldi della Coppa dei Campioni. E invece l’Inter è ancora viva senza mai essere entrata in Champions in questi ultimi anni. Mi chiedo io: piuttosto che promettere ogni anno la manifestazione regina d’Europa non sarebbe meglio essere un filo più umili e promettere la Champions in due o tre anni? Perché magari non ci si pensa ma anche questo tipo di promesse influenza poi i tifosi che, giustamente, a un certo punto si spazientiscono anche. Inoltre anche i giocatori finiscono per risentire di quest’insistenza e ne abbiamo avuto una prova vedendo cos’ha combinato l’Inter quando ha giocato l’Europa League negli ultimi anni. Se passa il messaggio che l’unica cosa che conta è la Champions, come si fa ad aspettarsi il massimo dalla squadra impegnata nella coppa minore?
La situazione non è rosea, è verissimo. Ma tu chi o cosa salvi, adesso? Da cosa ripartiresti?
Icardi, mille volte Icardi. Non esiste un classe 1993 con i suoi numeri al mondo. Non esiste, semplicemente. Se penso a giocatori suoi coetanei io me lo terrei tutta la vita. Con chi si potrebbe scambiare, Icardi? Lukaku? Kane? Non scherziamo, molto meglio l’argentino. Ripeto, nessuno ha fatto così tanti gol avendo giocato quello stesso numero di partite, nessuno ha quella stessa media. Lo difendo sempre, per me è eccezionale. Spesso lo sento criticare a livello umano: macchinoni di qua, Instagram di là… Ma di cosa stiamo parlando? Un calciatore va giudicato per quel che fa in campo, la sua vita privata non deve interessare a nessuno.
L’ultima domanda esula un po’ dall’argomento Inter ma riguarda invece Radio Sportiva. Visto il momento complesso che tu e i tuoi colleghi state attraversando è doveroso chiederti qualche notizia…
Certamente io posso dire di essere fiero di lavorare a Sportiva con tutta la “banda” che ogni giorno si sente per radio. Ci sforziamo di fare sempre al meglio il nostro lavoro e la redazione è diventata un bel laboratorio, a cui partecipano anche fior di professionisti molto stimati da più parti. Ci tengo però a ricordare che la qualità del prodotto che offriamo è arricchita tanto anche da tutta la rete estesa di persone che lavorano con noi, i nostri corrispondenti esterni ma anche – e ce li si dimentica spesso, ingiustamente anche – i nostri collaboratori. Senza di loro non potremmo andare in onda come invece facciamo abitualmente. Ripeto: sono felice e orgoglioso di lavorare a Radio Sportiva. Fino a quando, purtroppo, non so.