21 Marzo 2019

ESCLUSIVA – Mariani (Rupertalbe): “Bene la divisa mash-up, smuove anche il mercato. Prossima maglia? Il diagonale appesantisce, la seconda e la terza…”

L'esperto è intervenuto ai nostri microfoni per parlare delle maglie della prossima stagione

La stagione calcistica in corso si appresta a vivere le sue battute finali, con le prossime settimane che saranno decisive per delineare i piazzamenti definitivi in classifica. In questo periodo, però, si inizia già a parlare del prossimo campionato, anche riguardo le divise che le squadre indosseranno nella prossima stagione. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Passioneinter.com Alberto Mariani (Rupertalbe), uno dei massimi esperti del settore, ci ha dato un parere sulle tre maglie ufficiali dell’Inter per la stagione 2019/2020.

Partiamo dalla maglia mash-up utilizzata nel derby e sull’importanza che può avere un’iniziativa del genere in termini di visibilità, soprattutto in una sfida come quella di domenica scorsa?

“Come concetto è una cosa caratteristica e interessante, perché permette di raccontare più storie con una sola maglia. Gli esempi di Arsenal e Zenit erano ancora più forti a livello visivo, questa dell’Inter ha il grande pregio di essere stata utilizzata in campo e questo fa la differenza. In termini di progetto ha una difficoltà realizzativa, perché molte maglie della prima parte del periodo di Nike erano particolari per i materiali e i tagli abbondanti e sono state escluse, cosa che non è avvenuta, invece, con il Barcellona. Una scelta contestabile è l’aver messo la maglia del Triplete in una posizione defilata, mentre apprezzabilissima è quella della numerazione e nome in oro con l’impressione della pianta del centro di Milano, una chicca vera sulla quale però non c’è stata la dovuta comunicazione. Il grande peso del giudizio da parte dei tifosi però, si sa, è anche figlio della vittoria nel derby. Di sicuro trovare occasioni per differenziare o alternare divise speciali in una stagione è fondamentale: inserire delle vintage o delle speciali nell’arco del campionato, come per il Christmas match e la city edition dovrebbe essere la regola e smuoverebbe un mercato che dopo Natale crolla. In più c’è da dire che questa maglia, questo progetto, ha portato tante attività collaterali come eventi, mostre, testimonial. Tutte cose che fanno bene al brand al di là del prodotto in sé”.

Può darci un parere generale sul rapporto fra Inter e Nike, giunto al ventesimo anno?

“Devo dire che è stato complesso ed è mutato nel tempo. Nike dal 1999 ad oggi è passata da essere outsider a brand numero uno nel mondo delle maglie, se lo ha fatto è anche grazie all’Inter ed a quanto avvenuto in questi 20 anni. Di sicuro dal 2013 ad oggi non deve essere stato facile, perché gli scarsi risultati sul campo hanno sicuramente inciso sull’impegno con la società a livello di immagine e visibilità, questo al di là dell’estetica delle maglie, alcune davvero pessime. L’impressione, da tifoso è stata quella di un trattamento ridotto all’osso, in linea con i contributi economici concordati in base ai piazzamenti. Di sicuro il ritorno in Champions ha riattivato un circolo virtuoso, con maglie più curate e ben pubblicizzate. Non capisco se è un colpo di coda o un rinato interesse in funzione dei risultati, di certo per Nike Milano è una città chiave in Europa, difficile voglia privarsene”.

Ci sono novità circa la maglia del prossimo anno?

“È uscita poche ora fa la foto del prodotto finito. Quindi non si tratta più di ricostruzioni ma della maglia vera e propria ed è in linea con le ultime indiscrezioni. Si capisce che questa divisa è un compromesso, perché Nike probabilmente avrebbe preferito fare una maglia interamente in diagonale, di rottura, ed il fatto che sia stata confinata in un’area ristretta sembra proprio una costrizione. Ci sono aspetti positivi, ma quello che non mi convince al 100% è il mix di questi elementi. L’azzurro è tornato vivo, molto vicino a quello anni novanta di Umbro, ci si poteva limitare a questo. Il colletto bianco, ricorrenza che mancava da 12 anni e che richiama l’Ambrosiana Inter, è apprezzabile. Dello stesso colore è il fondo manica, ed a mio parere questo era evitabile. La larghezza delle strisce è vicina alla tradizione, è carino il gioco della inversione di ordine tra alto e basso, purtroppo la fascia centrale con il diagonale sembra appesantire, almeno alla prima impressione. Con il senno di poi,  forse era meglio evitare. Le maniche non son più nere, eppure la fasciatura non sembra convincente, forse qui poteva starci il diagonale, ma di sicuro è una cosa positiva interrompere il ciclo delle maniche scure. Come tutte le maglie, bisogna aspettare di vederla in campo, di sicuro l’impatto non è quello della maglia 2007/08 o 2010. La tradizione e la pulizia devono attendere”.

Per la seconda e la terza è previsto qualcosa di particolare?

“La seconda è ancora un mistero. Poche informazioni e non complete, sappiamo che ci sarà un colore simile al menta insieme a nero e oro. Potrebbe essere vicina alla maglia celebrativa dei 125 anni del Liverpool. Della terza, abbiamo la conferma del giallo nero, del pattern tono su tono e dello sponsor Pirelli in rosso nel box giallo. Sappiamo che quest’ultimo tornerà protagonista ma nella sua veste di brand come alle situazioni del Motorsport”. 

È possibile un ingresso della New Balance, come vociferato nelle scorse ore?

“Sinceramente è uno dei miei sogni, il suo tocco raffinato porterebbe all’Inter quel tono di classico ed equilibrato che tanto manca. In realtà non escludo ci possa essere un interesse, essendo un brand con l’intenzione di espandersi ed il club di Suning sarebbero il cavallo perfetto. In realtà c’è un contratto fino al 2024 con una Nike che ha una potenza distributiva assoluta con cui si potrebbe ridiscutere e prolungare”.

Con l’avvento di Suning c’è stato un cambio di rotta anche nella gestione delle divise?

“Non so se è un tema che interessa direttamente, di sicuro la tematica dello sponsor tecnico e merchandising interessa alle proprietà che però ha ereditato dei contratti in essere, come quelli con Copa e Nike. Non escludo che appena possibile rivoluzioni questo settore. Quello che mi è dispiaciuto è stato non avere una maglie per i 110 anni ma, probabilmente, non c’erano le condizioni”.

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