ESCLUSIVA – Pistocchi sull’Inter: “Quest’anno non può sbagliare, deve vincere. Conte? Troppo nervosismo è negativo, deve trovare serenità”
Il noto giornalista in esclusiva ai microfoni di PassioneInter: "Sul mercato manca ancora qualcosa"L’Inter di Antonio Conte scalda i motori in vista della prima partita ufficiale della nuova stagione, contro la Fiorentina a San Siro. Dopo le polemiche e le incognite sul futuro sollevate dal tecnico salentino dopo la finale di Europa League persa, il club nerazzurro si è rinforzato con giocatori di qualità e quantità, acquisti mirati per ambire a vittorie importanti nell’immediato.
Per capire meglio la situazione sul mercato e su cosa aspettarsi dalla stagione in arrivo, la redazione di PassioneInter.com ne ha parlato con Maurizio Pistocchi, grande giornalista e conoscitore di calcio e di Inter.
Cosa pensi dell’acquisto di Vidal? Cosa può dare veramente all’Inter, può essere l’uomo giusto per fare il salto di qualità definitivo?
“Vidal è un ottimo giocatore che aumenterà la quantità e la qualità di questa squadra. Certamente non è una scelta orientata al futuro per l’età del calciatore, ma evidentemente Conte lo considera indispensabile per arrivare ad un traguardo importante in tempi brevi. Quindi è un’operazione, sotto questa luce, sensata. Con anche l’eventuale permanenza di Nainggolan può essere il valore aggiunto della squadra. Entrambi hanno qualche controindicazione però”.
Ossia?
“Entrambi spesso hanno qualche problema caratteriale, non conducono una vita da atleta esemplare fuori dal campo. Ma sono convinto che Conte si sia confrontato con entrambi e abbia richiesto un certo tipo di garanzie. L’Inter ha bisogno di certezze, quest’anno non può sbagliare, deve vincere qualcosa. E per vincere serve un gruppo valido tecnicamente e solido, ma anche di uomini veri che sappiano dare la parola e mantenerla”.
Quindi dai per scontata la permanenza di Nainggolan a Milano?
“Io so che Radja piace molto a Conte, da sempre. E che nella scorsa stagione, appena ci fu il cambio di allenatore, cercò di entrare nella testa del ragazzo, si confrontò con lui per capire se potesse farci affidamento. Il tecnico non ha mai avuto dubbi sulle doti del calciatore, ma sull’atteggiamento. L’anno scorso la testa di Nainggolan, anche per i delicati motivi personali che ormai tutti conosciamo, non era predisposta per ricevere un certo tipo di messaggio. Ora le cose potrebbero essere cambiate. Ma dipende tutto dal calciatore, starà a lui dare le garanzie richieste a Conte”.
Anche perché con la permanenza del belga l’Inter disporrebbe di 6 centrocampisti, potenzialmente titolari, di valore assoluto, con pochi eguali in Europa
“Certo, anche se tutto dipende dall’idea di gioco che si ha e che si vuole mettere in pratica. Da quello che so, Conte sta ancora cercando di convincere l’Inter a comprargli Kantè. Personalmente lo reputo come uno dei centrocampisti più forti e completi d’Europa”.
“Mi accorsi che non era un calciatore qualunque in tempi non sospetti, durante un’amichevole contro il Milan quando ancora giocava nel Caen. Mi entusiasmò parecchio e non sbagliai, la sua esplosione e la sua carriera parlano da sole. Sa fare splendidamente sia la fase difensiva che di impostazione, giocando anche all’occorrenza da mezzala. L’importante è non avere fissazioni, non cercare obbligatoriamente calciatori che conosci e che ti conoscono per portare avanti la tua idea di calcio”.
E, proprio alla luce di queste “fissazioni” di Conte, credi che ci siano spiragli per valorizzare al massimo Eriksen? Al momento rischia di diventare un patrimonio inutilizzato.
“Premetto che considero l’operazione Eriksen come un grande colpo, specie a quelle cifre. E sarebbe un peccato buttare un centrocampista con così tanta qualità. Però credo sia complicato. A meno che Conte non stia pensando ad una idea di Inter che stabilmente possa variare in corsa dal 3-5-2 al 3-4-1-2, anche, ovviamente, a seconda di avversario, competizione ecc. Io ho molta considerazione di Eriksen fin dall’Ajax, e sono convinto che è un giocatore che una squadra con ambizioni importanti debba necessariamente avere”.
“Il fulcro è solamente uno: gli allenatori non devono cercare di fare adeguare i calciatori alla propria idea di calcio, ma adeguare il proprio gioco ai calciatori che hanno a disposizione. In primis perché sono i calciatori di qualità a fare la differenza, in secondo luogo perché spesso gli allenatori se ne vanno prima del tempo, mentre i giocatori restano magari in rosa per più tempo. Sono loro la vera ricchezza per le società, non i tecnici”.
A tal proposito, pensi che l’irrequietudine di Conte di fine stagione scorsa si sia placata definitivamente o ancora cova sotto la brace, pronta ad esplodere di nuovo ai primi passi falsi?
“La situazione è molto delicata. Anche perché io sono abbastanza convinto che Conte viva la sua esperienza all’Inter anche come una “vendetta” verso la Juventus e Agnelli, che lo ha un po’ dequalificato. Conte pensa, a ragione secondo me, di essere stato il vero motore della rinascita bianconera. Lui prese una squadra al settimo posto e la portò allo scudetto, donandole un’identità di gioco che poi è stata per lungo tempo sfruttata anche da Allegri, che giocò parecchio con il 3-5-2- contiano. E credo che questa sua voglia di rivalsa possa rivelarsi il suo vero limite”.
Come mai?
“Perché quando non arrivano i risultati il senso di frustrazione può offuscarlo, diventare dominante, generando una delusione che inevitabilmente finisce per ingigantire la problematica. Conte, se riuscirà a mantenere la serenità, ha un’opportunità davvero ghiotta quest’anno. Ha una rosa di grande qualità, gli acquisti sono stati mirati per rinforzarla ulteriormente secondo il suo credo di calcio. Ora starà a lui controllare le proprie emozioni”.
“Noi lo vediamo sempre molto carico a bordo campo, ma deve pensare che questo nervosismo spesso non è un fattore positivo, anzi. Se si trasmette ai giocatori, rischia di diventare un fattore negativo. I grandi allenatori vincenti, Ancelotti, Flick, Klopp, Guardiola, raramente hanno questi atteggiamenti. Certamente dimostra attaccamento, ma da un altro di punto di vista deve stare molto attento, perché il nervosismo non è mai un valore aggiunto. Inoltre c’è un altro aspetto da non sottovalutare: l’Inter non è la Juve, non lo è mai stata. Non ha il potere politico dei bianconeri e lo deve capire, E lui ora allena l’Inter. Certi atteggiamenti aggressivi possono mettergli contro la classe arbitrale, deve evitare”.
Visto che siamo abbiamo anche toccato il tema Juventus: un tuo parere sul polverone sollevato dal caso Suarez?
“Per me è una cosa molto brutta per il nostro paese. Sono davvero dispiaciuto per la figuraccia che facciamo all’estero. Pensiamo a tutti gli studenti che vivono qui da anni che si vedono scavalcati così da un signore semplicemente perché fa un mestiere che lo mette sotto i riflettori. Fa veramente tristezza, anche se ti dico la verità, non mi sorprende eccessivamente. Sono convinto che questa storia non finirà a tarallucci e vino se viene accertata una corruzione. Perché dove c’è corruzione, c’è anche necessariamente un mandante, un corruttore. Ovviamente poi starà agli inquirenti confermare le indiscrezioni giornalistiche emerse negli ultimi giorni. Ma non credo succederà qualcosa di eclatante ai fini sportivi, alla fine non è stato tesserato dalla Juventus. Anche se, ovviamente, il reato penale, se presente, rimane”.
Il calcio italiano, nonostante i buoni risultati recenti della nazionale, continua a faticare a tenere il passo di Liga, Bundesliga e Premier. Soprattutto a livello di nuove leve che portino alto il nome della nazione. Quali pensi possa essere il problema?
“Si tratta di un circolo vizioso, originato anche dalle esose richieste degli allenatori. I tecnici importanti esigono investimenti importanti e i tifosi esigono risultati importanti e immediati. Così facendo però si generano costi di bilancio troppo elevati, insostenibili per i club. Basti pensare alla Juventus: per inseguire la Champions League, senza peraltro vincerla, ha investito una quantità spropositata di denaro e ora ha un bilancio in condizioni disastrose, anche sul fronte ingaggi. La bravura sta nel trovare giocatori buoni a prezzi buoni. Serve essere creativi, cercare soluzioni non comprarle”.
“Prendiamo ora l’Inter: negli ultimi 10 anni ha bruciato un numero improponibile di calciatori e il saldo, sia economico che di risultati, è negativo in maniera molto pesante. Serve migliorare nello scouting, nell’allevare le nuove generazioni di calciatori. Perché la Primavera vince sempre eppure nessun calciatore arriva in prima squadra in pianta stabile dai tempi di Balotelli, ormai un decennio fa? Un settore giovanile che non crea ricchezze è inutile. Ma è un discorso che vale praticamente per tutte le società italiane. La federazione dovrebbe imporre normative che obblighino a portare ogni anno un paio di giocatori dalle giovanili alle prime squadre. Questa è l’unica maniera per avere un futuro vincente. Il calcio italiano, anche se magari si vuole far credere il contrario, è in crisi. E bisogna prenderne atto”.
Torniamo all’Inter: credi che Perisic possa essere rivalutato da Conte e diventare una pedina importante?
“Sinceramente credo di no. Tuttavia se ha giocato esterno sinistro Young, perché non Perisic? Il classico 3-5-2 di Conte in fase difensiva, con Kolarov che si allarga e Hakimi che scala, può trasformarsi con una difesa a 4 e Perisic che rimane più avanzato. Dipende però dalla disponibilità del ragazzo. Ha sempre avuto una grande predisposizione al sacrificio, a dare tanto anche in fase difensiva. Un requisito indispensabile per Conte. Però Perisic ha una pecca: sa fare tutto in maniera buona, ma non eccelle veramente in nulla. Non fa tanti goal, non fa tanti assist, raramente fa prestazioni fuori dalla media. Il suo grande limite è proprio questo, non ha la caratura tecnica secondo me per essere un giocatore su cui puntare pesantemente. Non ha una cifra tecnica sufficientemente elevata”.
Credi valga la pena sacrificare Skriniar per insistere sulla difesa a 3?
“Se il giocatore non si trova e l’allenatore non è convinto, dico di sì. Altrimenti si rischia di trattenerlo un’altra stagione e di avere un risultato deludente, come quello della scorsa stagione in cui Skriniar non ha fatto bene, anzi. Senza contare che probabilmente c’è un’offerta importante, può andare in Premier a guadagnare più soldi e tenere un giocatore insoddisfatto è controproducente. Certo sarebbe un peccato perché ha tanta qualità, ma sono sincero: ci sono così tanti giocatori forti e di qualità in circolazione che una società come l’Inter non deve avere paura a vendere. Basta poi essere bravi a comprare”.
E credi che Milenkovic possa essere il nome giusto per sostituirlo?
“Sicuramente è una alternativa buona, ma non sottovalutiamo in quella posizione D’Ambrosio. Ha dimostrato anche in nazionale di essere un calciatore molto valido, preparato, che dà parecchie garanzie. Quindi l’alternativa potrebbe già essere in casa Inter“.
A questa squadra manca ancora qualcosa?
“In attacco sicuramente, servono alternative valide. Anche perché bisogna capire se Lautaro rimane. Tuttavia, dopo il primo anno di Conte e i passi avanti, non manca molto per colmare il gap con il vertice. Anche se io quest’anno sto vedendo molto bene la Juve e il Napoli. Hanno tanta qualità e giocano con molti calciatori offensivi. Mentre le squadre di Conte hanno sempre in campo più calciatori bravi a difendere che bravi ad attaccare. Non fraintendiamo: in attacco l’atteggiamento è ultra offensivo, perché gli esterni salgono in linea con gli attaccanti. Però sugli esterni solitamente fa giocare sempre dei terzini e quindi ovviamente le qualità difensive superano quelle offensive”.
Quindi c’è la possibilità che Lautaro possa ancora andarsene?
“Può succedere di tutto. Lui è un calciatore molto ambito dai grandi club, fa gola a molti. C’è ancora il tempo perché succeda qualsiasi cosa”.
La redazione di Passioneinter.com ringrazia Maurizio Pistocchi per la disponibilità.
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