16 Aprile 2020

Familari, il preparatore ex Inter: “Il lavoro aerobico è quello principale, ma saranno le partite a fare la differenza”

L'ex preparatore atletico nerazzurro spiega il ritorno in campo delle squadre

Dopo le prime indiscrezioni sulle norme rigidissime che i club dovranno rispettare una volta ripresi gli allenamenti, dai test sierologici per calciatori e staff ai ritiri estremamente blindati per ridurre a zero eventuali contatti con il mondo esterno, ‘I Titolari Podcast’ ha raggiunto l’ex preparatore atletico dell’Inter Mario Familari per proiettarsi al lavoro che il club dovrà svolgere una volta tornati in campo. Ad oggi, lo ricordiamo, la data individuata è quella del 4 maggio, la quale potrà comunque essere soggetta a variazioni qualora venissero emanati altri decreti. Vediamo, però, il punto di vista dell’attuale responsabile di Area Special Training su previsioni e rischi alla ripresa delle attività sportive.

Una volta ripresi gli allenamenti, che tipo di lavoro sarà svolto?
“Principalmente aerobico, perché i giocatori adesso stanno facendo lavori di forza. Nelle tre ipotetiche settimane che ci possono essere prima della prima partita ufficiale, ci sono dei passaggi. Il primo è un ritorno al campo, un riabituarsi all’ambiente e al terreno, perché adesso ci si sta allenando su tapis roulant o pavimenti duri. Ci si riabituerà agli spazi, perché in pochi hanno spazio per correre. La settimana centrale è quella dedicata al lavoro di squadra, si innalzerà l’intensità e la terza settimana quella in cui il lavoro viene smaltito per evitare di avere infortuni in partita”.

Per ritrovare il ritmo partita, quanto ci vorrà?
“Più che il tempo, saranno le partite a fare la differenza. Quello che serve sono almeno tre partite giocate ad alto livello. Tre settimane possono bastare per un buon livello di condizione fisica ma, se dovessimo riprendere il 4 maggio, si ha tempo a sufficienza per prepararsi dal punto di vista fisico, anche alzando l’intensità. Farà la differenza l’allenamento in gruppo e le partite giocate”.

Che rischi di infortunio ci sono dopo questa sosta?
“Gli infortuni potrebbero essere dettati dalla vicinanza delle partite. L’età e l’abitudine a giocare faranno la differenza, quindi chi gioca le coppe avrà qualche vantaggio. Chi è abituato a giocare ogni tre giorni avrà degli standard già collaudati. Il lavoro di prevenzione e di scarico nei giorni successivi alle partite saranno fondamentali”.

Quanto cambia per un giocatore e un preparatore allenarsi a piccoli gruppi?
“Per un preparatore, allenare a piccoli gruppi è meglio perché puoi dedicarti di più al singolo giocatore e adattare il gruppo in base alle caratteristiche fisiche. Per un giocatore, tornare ad allenarsi sarà un momento di felicità, perché torna sul campo, ma sarà necessario riavere il prima possibile al lavoro di squadra. Alcuni meccanismi necessitano di spazi e di giocatori. Senza contatto e senza situazioni tipiche di gioco è difficile ritornare a quella esigenza che sarà richiesta dal livello del campionato”.

La preparazione della prossima stagione cambierà il tipo di lavoro rispetto al classico ritiro estivo?
“Quello che farà la differenza nella programmazione sarà il tempo trascorso tra l’ultima partita e il primo allenamento e tra il primo allenamento e la prima partita ufficiale. Bisogna valutare i parametri fisici alla fine della stagione attuale. Molto dipenderà da quanto tempo si giocherà dopo la sosta. Se si dovesse ripartire a metà giugno e si gioca per due mesi, tre settimane di pausa potrebbero essere sufficienti, rispetto alle classiche cinque prima di ripartire di nuovo. Ovviamente, andrà tenuto in considerazione il caldo perché di solito non si gioca d’estate”.

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