Fatturato e bilancio: i problemi nerazzurri
Negli ultimi due anni il termine Fair Play Finanziario è entrato prepotentemente nel mondo Inter. Spiegandolo in poche parole: non si può spendere più di quanto si guadagna e il disavanzo di bilancio non deve superare i 45 milioni fino a scendere a 30 milioni negli anni successivi. La norma voluta da Michel Platini sta condizionando e non poco Massimo Moratti, l’unico che sembra aver preso seriamente questa norma, e il mercato nerazzurro. L’Inter si trova a doversi confrontare con un fatturato pesantemente inferiore a molte big europee. Le vittorie degli ultimi anni hanno abbassato notevolmente il deficit, si è passati dagli oltre 200 milioni di euro del 2006-2007 ai 69 del 2010 fino ai 55 di quest’anno grazie anche alla cessione di Samuel Eto’o.
Nella recente assemblea dei soci sono uscite fuori delle cifre interessanti: l’acquisto di Nagatomo è costato 10 milioni 950 mila oltre ai 500 mila euro del prestito e compresa la comproprietà di Caldirola oppure il difensore Benedetti è stato acquistato dal Torino per 4 milioni 100 mila euro più la metà di Stevanovic, niente da dire sulla loro bravura però sono cifre esageratamente alte per un mercato, quello nerazzurro, votato al risparmio. L’unica partenza, prima di Eto’o, che ha portato soldi in cassa è quella di Balotelli, ceduto al Manchester City per ‘soli’ 22 milioni dopo averlo pagato appena 750mila euro al Lumezzane.
Gli alti ingaggi di molti big non facilitano il tutto: Suazo prendeva 3.5 milioni all’anno, 6 Quaresma, per non parlare dei giocatori ancora in rosa come Muntari e Cordoba che assieme a Samuel, Chivu e Castellazzi sono in scadenza di contratto a giugno. Se la società decidesse per una svolta radicale nessun contratto sarebbe rinnovato ma Moratti si sa è un sentimentale verso i propri giocatori e quindi molto probabili sono i rinnovi di almeno 2 giocatori (Samuel e Cordoba su tutti). Una piccola rivoluzione è stata fatta con gli acquisti di Pazzini, Ranocchia, Poli, Jonathan, Alvarez e Castaignos, tutti giovani e con un basso ingaggio. Se i primi due possono considerarsi gia dei big, lo stesso non si può dire per gli altri, ancora dei punti interrogativi in questo inizio di stagione.
Tornando al FPF molti si chiederanno come mai l’unica squadra interessata sia l’Inter, risponderà a questa domanda uno studio fatto dall’Università degli studi di Milano. Isolando i dati che riguardano l’Inter, balza subito agli occhi il gap relativo ai ricavi provenienti dallo stadio. I nerazzurri incassano 39 milioni di euro mentre il Real Madrid, tanto per citarne una, riceve dal Bernabeu introiti pari a 129 milioni di euro. Una differenza abissale che fa capire quanto Spagna e Italia siano distanti e soprattutto quanto sia importante uno stadio di proprietà. Ancora più drammatica la situazione relativa al merchandising: qui l’Inter si ferma a 48 milioni, un’inezia rispetto ai 173 milioni del Bayern Monaco capolista. Il problema però qui è tutto italiano: avete mai visto una gara di Premier o di Bundesliga ? La maggior parte dello stadio ha la maglia originale e ripeto originale, voi mi direte e beh se avessi tanti soldi me la prenderei pure io la maglia originale, anche a questa domanda vi rispondo subito: in Italia il prezzo medio di una maglia varia dai 60 agli 80 euro, in Germania o Inghilterra la potete trovare a 40-55 euro, una bella differenza non credete ?
Detto questo, la Serie A all’estero vale meno di un quinto della Premier League. Gli inglesi incassano dai diritti tv venduti all’estero oltre mezzo miliardo di euro, noi italiani meno di 100 milioni, è un dato che fa riflettere. I fatturati sono bassi? Per crescere servono stadi di proprietà ma la legge sugli stadi è bloccata in Parlamento da anni senza approvazione. Finchè non si sblocca qualcosa noi continueremo a vedere uno stadio come San Siro in una gara di Champions League, Inter-Lille, mezzo vuoto e rimarremo a bocca aperta davanti agli stadi inglesi e spagnoli sempre pieni e colorati. Meditate gente, meditate.