Felici e scontenti: l’Inter vince ma non entusiasma
Tre punti, poco gioco e tanto cuore: quando si parla dell’Inter non è raro sentire analisi del genere. In effetti la gara di ieri sera contro un’ottima Lazio non ha di certo mostrato una squadra brillante e la prestazione ne ha risentito. Proprio Ranieri nel post-gara non ha esitato a dichiarare la sua insoddisfazione e ha salvato in sostanza solo il risultato. NAGATOMO ALA, ALVAREZ INCOLORE- Ha sopreso un pò tutti Sor Claudio quando, alle 20:45. è apparsa sul manto erboso di S. Siro la sagoma di Cristian Chivu con naturale avanzamento sulla fascia opposta di Yuto per non snaturare la posizione di Ricky Alvarez a sinistra. L’idea di allargare le maglie dei biancocelesti e bloccare le sortite di Lulic è stata indubbiamente utile ma nella zona nevralgica del campo l’assenza di Motta ha pesato come un macigno sulle geometrie e i tempi di gioco, nonchè sulla lunghezza della squadra. Il palo di Rocchi, preludio alla marcatura infatti è frutto dello sfilacciamento della beneamata e della sua incapacità di dare copertura adeguata sui capovolgimenti di fronte, cosa che nel derby non era mai accaduta. Oltre alla disposizione tattica sono stati insufficienti anche alcuni elementi impiegati nei primi 45′. Proprio la corsia di sinistra ha sofferto particolarmente: Alvarez ha rallentato troppo lo sviluppo della manovra, Chivu non ha ancora il passo dei tempi migliori. Cambiasso e Zanetti non hanno avuto vita facile contro Hernanes e soprattutto Ledesma che ha infatti dispensato l’assist d’oro per Rocchi, anch’egli in grande spolvero. La posizione di Klose, schierato da Reja qualche metro indietro per allentare l’asfissiante marcatura di Lucio, ha giovato e non poco agli inserimenti dei centrocampisti laziali. MILITO E IL PAZZO, POI WES– Quando si parla di calcio oltre all’aspetto tattico non bisogna affatto tralasciare quello psicologico. L’Inter non ha perso la trebisonda dopo lo svantaggio ma ha piuttosto mantenuto la calma e cercato di modificare l’atteggiamento iniziale. A proposito di psicologia il gol nato sull’asse Milito-Alvarez (unico lampo in una serata grigia) prima del riposo è stato salutato come una benedizione da Ranieri che ha potuto ripresentare nella ripresa una squadra rinfrancata e con un volto nuovo: dal 4-4-2 al 4-3-1-2, fuori Chivu e Alvarez e dentro Obi e Sneijder, il primo nel ruolo di esterno in un centrocampo a tre, l’altro nella sua posizione naturale ovvero dietro le punte. Meglio. Con l’olandese i nerazzurri non hanno faticato a ricordare il modulo che tanti successi ha portato in passato e la prestazione seppur non eccelsa, è stata migliore rispetto alla prima frazione. Il gol del Pazzo è frutto più del caso che non di un’azione costruita o studiata, ma la grinta del b0mber di Pescia meritava un giusto premio. Dopo l’uscita di Milito, l’Inter ha semplicemente gestito il possesso come piace a Sor Claudio e se si eccettuano un paio di conclusioni per parte di Sneijder e Ledesma, la gara non ha offerto molto altro. L’estetica senza punti o i punti senza l’estetica? Se dovessimo proporre questo amletico quesito ad un tifoso nerazzurro non avremm0 dubbi sulla risposta. La bellezza passa…