25 Novembre 2017

Ferrari: “Settori giovanili colmi di presuntuosi viziati, gli allenatori non insegnano più”

Il dirigente con una carriera di livello all'Inter e alla Juve dice la sua sulle difficoltà del calcio italiano di sfornare nuovi talenti

Il calcio italiano non è in sofferenza ma è morto da un pezzo. È stato ammazzato dal potere, dai soldi, dai genitori che pensano di avere Del Piero come figlio, da presunti allenatori che pensano solo a vincere, dalle nuove regole, dalle scarpe personalizzate, dai papà che pagano le società per far giocare il proprio figlio”. Così Ermanno Ferrari, ex dirigente nei settori giovanili di InterJuventus, si sfoga sul portale gianlucadimarzio.com sulla sedicente crisi del calcio italiano dopo che la Nazionale non è riuscita a qualificarsi ai prossimi Mondiali.

“I settori giovanili sono culle di piccoli presuntuosi, viziati, gasati, senza midollo. Figli del mondo moderno, delle famiglie allargate che non sanno nemmeno chi li debba andare a prendere alla fine dell’allenamento: se il papà 1 o quello bis, se la nonna numero tre che ha già portato il fratellastro alla festa dell’asilo o il nonno dell’altra sorella che è a fare danza — polemizza Ferrari —. I settori giovanili servono a in-se-gna-re. Chiaro il concetto? Come le scuole elementari. Pensate se due maestre di prima elementare si mettessero a fare gara su chi ha gli studenti più intelligenti o quelli che potrebbero vincere le olimpiadi della matematica: un disastro. Ecco, questo è quello che succede oggi. Non si insegnano più i fondamentali, che quelli della mia generazione imparavano giocando per strada col pallone rubato a chissà chi. I bambini non sanno stoppare, dribblare, saltare l’uomo, tirare in porta, posizionarsi bene col corpo per difendere. Non hanno coordinazione, grinta, voglia, amore. Giocano a calcio perché il papà aveva il sogno di diventare il nuovo Paolo Rossi e non perché ci credono davvero. Nei settori giovanili si insegna che si deve vincere, a ogni costo. Si acquistano ragazzini fisicati ma dai piedi assai mediocri — ha continuato — perché i loro coetanei sono ancora gracilini, novelli puledrini nati da poco, e con il fisico fai supremazia e vinci le partite. Gli allenatori non hanno preparazione, che deve essere mirata in relazione all’età del ragazzo: voi credete che un insegnante possa andare bene per qualunque classe? Una maestra può insegnare al liceo o al professionale o all’università? No no cari miei. Nell’età fondamentale delle elementari (e dei settori giovanili) l’insegnante deve essere specifico in relazione all’età del bambino. Ho visto far fare preparazioni muscolari a bimbi di 8/9 anni che i muscoli li hanno solo sulle dita per spingere i tasti della Playstation. Ho sentito dire a certi allenatori di “tenere la linea del fuorigioco, di attaccare la porta, di fare le diagonali e gli schemi sui calci d’angolo a ragazzi del 2006. Duemilaesei, undicianni. Undici. A quell’età ti dovrebbero dare un pallone e dirti di fare quello che vuoi, di divertirti, di esprimere le tue doti naturali” ha dichiarato.

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