FOCUS – Calcioscommesse, le sentenze dei giornali, le ammende dei tribunali.
Nella baraonda che le dichiarazioni dei giocatori coinvolti nel caos scommesse ha scatenato, bisogna fare un po’ di ordine per analizzare i veri dati preoccupanti di tutta questa faccenda.
La caccia al titolo da prima pagina sta davvero portando con sè una grossa dose di disinformazione e un clima dal intenso sapore di caccia alle streghe che non si sentiva dagli anni bui del medioevo. Tutti quelli che, saltando alle conclusioni di un’indagine ancora agli inizi, vedono una Juventus fuori dalla Champions, danno un profilo quanto meno errato dello svolgimento della questione. I vari Pepe, Bonucci, Conte e Criscito non erano tesserati per la società Torinese all’epoca dei fatti, per questo motivo in nessun modo può essere compromessa l’iscrizione alla competizione europea da parte dei bianconeri. A questo va aggiunto un aspetto che ha ben denunciato Buffon tra le sue calde dichiarazioni di questi giorni: i giornali e le televisioni sapevano il nome degli indagati prima ancora che la polizia presentasse l’avviso di garanzia ai diretti interessati. Batavano pochi minuti dal termine di un interrogatorio, che le informazioni strappate dall’indagato erano di dominio pubblico, con buona pace del rispetto della privacy, delle indagini, dei PM e della difesa del “pentito”. Un quadro squallido di una società che vive immersa nei reality show e che quindi vuole sapere tutto di tutti, soprattutto se sono personaggi dello spettacolo. Uno spettacolo che però danneggia il vero protagonista dei campi verdi: il calcio. Ora tutti sono alla ricerca di imbrogli, gli onesti pagano le conseguenze degli infami, o “sfigatelli” come li ha definiti Prandelli. I giocatori poi si dichiarano estranei ai fatti, ma non innocenti. Questo dimostra come l’imbroglio ci sia stato, ma non è stata colpa loro. Al massimo la loro colpa è il non aver detto nulla, di essere stati omertosi, coprendo il tentativo di broglio. Uno dei più danneggiati da questo clamore è senza dubbio Criscito, giovane promessa del calcio italiano che paga la spettacolarità con cui è stato inglobato nello scandalo. Le volanti all’interno del ritiro di Coverciano, il giorno prima dell’uscita della lista dei 23, addio Europeo. Scelta di facciata perchè Bonucci è ancora nel gruppo, malgrado lo stesso registro certifichi la presenza nella lista degli indagati anche del difensore Juventino. Lo stesso Abete a precisa domanda “perchè Bonucci sì e Criscito no” ha girato intorno all’argomento, lasciandosi scappare però l’affermazione che non si poteva sorvolare sulla perquisizione avvenuta a Coverciano. Colpevole prima del processo, colpevole per uno scatto, una foto priva di parole, ma fatta con persone coinvolte. Un ragazzo perde così l’Europeo, il sogno di una vita, un treno che potrebbe non ripassare. A nulla serviranno le scuse, sempre che arriveranno, nel caso in cui il tribunale dimostrasse l’innocenza dell’ex Genoa. La nomea di ladro serpeggia tra il popolo e si è tatuata sulla fronte dei coinvolti.
Arrivano poi le prime sentenze, o meglio proposte di sentenza da parte dell’accusa, si parla di penalizzazioni, di ammenda per il Siena, squadra dove addirittura parrebbe coinvolto lo stesso presidente, squadra dell’indagato Conte. Pugno duro dicono i giornali che però sembravano invocare pene penitenziarie per quelli che erano e sono definiti “man dead walking” dai mezzi di informazione, che passano sopra carriere, famiglie, diritti, privacy, per poter fare un titolo da prima pagina.