FOCUS – Cambiasso: croce e delizia
di Giorgio Crico.
L’armata nerazzurra ha raccolto nelle ultime tre giornate un solo misero punto, risultato più degno di Brancaleone che non di una corazzata che punti allo scudetto. Pare che la grande vittoria con la Juve abbia in qualche misura bloccato i giocatori della Beneamata, non più capaci di vincere e, ancor meno, di convincere: già si sono versati fiumi di inchiostro virtuale, sul tema, così come ne hanno discusso per ore i Soloni deputati all’esegesi pallonara, che si sono ripetutamente interrogati sull’Inter manco fosse il fulcro di una nuova rielaborazione filosofica del mondo. Lo so che per molti lo è davvero, compreso chi scrive, ma di sicuro non lo è per questi signori, i quali danno aria alla bocca esclusivamente perché profondamente innamorati del suono della propria voce. Il punto è un altro: perché dopo la mattanza dello Juventus Stadium siam qua a piangere miseria su una squadra che arranca proprio quando avrebbe dovuto spiccare il volo?
Per rispondere, proviamo a esercitare un po’ di buon senso, cercando di analizzare oggettivamente i fatti; per farlo, occorre dimenticarsi dei risultati e partire dalle prestazioni. Prima di tutto occorre ricordare che a Bergamo l’Inter c’è stata e non con l’atteggiamento indisponente di una vacanza premio che invece a mostrato per 70? contro il Cagliari e per 85? col Parma: è stata una partita strana, dove gli altri nerazzurri hanno saputo indovinare alla grande i punti esatti in cui pressare i portatori di palla meneghini, intuendo perfettamente che il modo migliore per mettere in crisi la squadra di Strama era lanciare nello spazio Maxi Moralez, rapidissimo brevilineo orobico che è praticamente un paradigma del tipo di giocatore che il trio Samuel, Ranocchia e Juan Jesus soffre terribilmente.
Una volta spaccato il raccordo centrocampo-difesa con Maxi, lo scatto di Denis distraeva due centrali su tre lasciando lo spazio per l’inserimento dei centrocampisti. Indicata la strada per mettere in crisi la difesa interista da Colantuono, anche Pulga e Donadoni hanno saputo metterla in pratica: Sau e Pinilla sono anch?essi rapidi e scattanti, così come Biabiany e Sansone. Al momento, capitan Zanetti e compagni soffrono talmente tanto questa tipologia di calciatore che il gol preso a Parma mostra esattamente come la compagine nerazzurra vada subito in debito d?ossigeno quando si tratta di bloccare un?avanzata palla al piede degli avversari.
Ma allora, il motivo di questa allergia ai brevilinei qual è? Uno solo: la scarsa pressione esercitata dal centrocampo e, in particolare, la fase di appannamento che sta attraversando Cambiasso. Il Cuchu, dopo una cattiva stagione come quella passata, è parso rinato negli ultimi due mesi, mostrando al mondo un?invidiabile condizione fisica e lo smalto dei tempi migliori: inserimenti puntuali in attacco e coperture efficienti in difesa, zampettando qua e là come un inesauribile stantuffo. La grande forma del frangiflutti argentino ha rinnovato il rapporto di strettissima dipendenza che il centrocampo del Biscione ha, ormai da tanti anni, con il rendimento di Esteban. In più, è stato evidentissimo fin dalle prime giornate come Strama stesso volesse costruire la sua squadra proprio partendo dal vicecapitano ex Real Madrid.
Al momento il fatto centrale è uno solo: se Cambiasso gira, la squadra c’è, se il Cuchu è in apnea, gli scherani che gli sono a fianco, siano uno, due, tre o quattro, vanno in sofferenza acuta assieme a lui. L’argentino non è il tipico regista alla Pirlo, tuttavia, più con l’esempio e la posizione che non coi passaggi, detta i tempi a tutto il reparto centrale, e lo gestisce come vuole (quante volte ci siamo sorbiti la pur verissima tiritera dell’allenatore in campo?). Il problema nasce quando il Cuchu arriva in ritardo a fare il ?rimorchio? in area di rigore avversaria e, soprattutto, quando è assente in fase d?interdizione nella striscia centrale del campo (guardare e riguardare il gol di Sansone lunedì per credere). In pratica, l’Inter è in un momento di strettissima dipendenza da Cambiasso e in rosa non c’è ancora un valido sostituto; il giocatore che per caratteristiche gli si avvicina di più è Mariga, ma il keniota è ancora lontanissimo dalla forma migliore.
Difficile dire quando il n°19 nerazzurro ritroverà la grinta e la baldanza fisica mostrate sino a tre settimane fa, quel che è certo è che l’allenatore deve far di tutto per preservare l’integrità e la forma del vicecapitano, magari sollevandolo dalla responsabilità di enormi corse per tutto l’arco dei 90?. In quest?ottica, appare chiaro che i sacrificati sarebbero Coutinho e Alvarez e conseguentemente l’idea di calcio offensivo di Stramaccioni, in favore invece di una linea mediana con tre centrocampisti ?puri? (i candidati sono Mudingayi, Guarìn, Gargano, lo stesso Zanetti e, quando torneranno, anche Stankovic e Obi).
L’obiettivo è ritrovare equilibrio: credo che al popolo nerazzurro non interessi granché perdere un?idea di calcio-champagne se questo volesse dire riabbracciare i tre punti.