5 Gennaio 2012

FOCUS – Come “scrivere” un romanzo

Se è cattivo, lo odio perchè odio la brutta prosa, se è buono odio te perchè sono invidioso…

Che il tifoso di calcio sia un soggetto inguaribilmente incontentabile è cosa ormai nota. La frase, tratta dall’ultimo film di Woody Allen e pronunciata da un cinico Ernest Hemingway a Gil, un aspirante scrittore che cerca consensi per il suo ultimo lavoro, non può che essere lo specchio del rapporto che ogni medio uomo di calcio ha con qualunque cosa riguardi il suo sport preferito, in primis la propria squadra del cuore. E’ difficile trovare un momento in cui si è appieno soddisfatti, un attimo in cui si riesca a vedere il bicchiere quasi tutto pieno e mai solo un po’ vuoto. Ovviamente il tutto viene amplificato se si è tifosi interisti e ci si trova a vivere periodi di relativa magra: relativa perché si è comunque appena al 5 gennaio e non è detto che le cose debbano andare male fino a maggio; magra in quanto, proprio perché siamo a gennaio, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più in termini di risultati e dal mercato. Così se da un lato la squadra è nuovamente in prossimità dei vertici della classifica (mesi fa eravamo pieni di “odio” perché tutto ciò era un sogno), dall’altro si è fermi ad aspettare qualche mossa. Ma c’è tempo per gli acquisti, quasi un mese: un mese per sfatare una paura.

“Tutti gli uomini temono la morte. È una paura naturale che ci consuma tutti”

Tra Hemingway e lo scrittore la conversazione continua. E’ ovvio che qui non si vuol parlare di morte vera e propria. Ma chiunque potrebbe tremare immaginando di perdere il posto che si è sempre occupato a favore di qualcun altro. L’interista del 5 gennaio è potenzialmente già consumato dal terrore di vedere gli avversari festeggiare colpi di mercato che al giorno d’oggi dovrebbero essere solo utopie piuttosto che concrete realtà. Perché se il City chiede 25 milioni per Carlitos Tevez, nessuna squadra italiana, nel rispetto del diktat del fair-play finanziario, dovrebbe interessarsi al suo acquisto. In realtà i cugini milanisti stanno cercando in tutti i modi una soluzione (e siamo abbastanza certi che vi arriveranno presto) per far atterrare l’Apache a Malpensa, operazione che avrebbe una duplice conseguenza: rafforzamento del loro reparto offensivo e quella paura di cui prima, mista a una certa aspettativa, per i colori nerazzurri.

“Non scrivi mai bene se hai paura della morte. Io penso che l’amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte”

C’è però una considerazione da fare, il buon Ernest lo sa. Se si è innamorati, un modo per sfuggire a quella paura è rappresentato dall’essenza stessa di quell’amore. Perché l’amore vero è, a detta dei più, quello in cui ci si accorge delle mancanze, proprie e altrui, e si fa comunque qualcosa per continuare a vivere in serenità. Tre anni fa, in questo senso, in Spagna andò in scena il tipico esempio di amore cattivo: campagne acquisti incentrate esclusivamente sul clamore, sul “prendiamo quello che costa di più”. Bene, è tutto ciò di cui l’Inter non ha bisogno. Perché non serve fare un mercato all’insegna della stella di turno, solo per contrastare qualcuno. Lavezzi all’Inter sarebbe una bella soddisfazione, perché l’argentino è uno dei talenti più cristallini del campionato italiano, ma le possibilità che il Pocho arrivi all’Inter, visti i sani principi (vedi ancora una volta il FFP) di cui si è fregiata la società nerazzurra ultimamente, sono poche. Ci si auspica che l’equipe di mercato interista sappia inquadrare bene la situazione, sappia ascoltare anche le richieste dell’allenatore, perché non è solo comprando i fenomeni che si arriva ai risultati. Anzi, tre anni fa, in quella stessa estate l’Inter lasciò andare la propria stella, oggi al Milan, per costruire il suo futuro. Per questo, nulla è scontato.

“Il passato non è affatto morto, anzi non è nemmeno passato!”

Lo scrittore Gil, nel parlare con Hemingway, non può che imparare questo. Noi abbiamo imparato che non saremo noi a a far comprendere le necessità impellenti per il mercato. Non saremo noi a dettare le mosse. Non saremo noi a sborsare e a incassare. No, non vogliamo questo. Però siamo noi a poterci auspicare qualcosa: la negatività di inizio stagione ha pian piano lasciato il posto a un certo modo di pensare. Quando le cose andavano male, non si era in grado di realizzare che un periodo di intermezzo, di adattamento, sarebbe stata la reazione fisiologica ai vari cambiamenti. Leonardo diceva che vincere aiuta a vincere, e aveva ragione. Ma soprattutto vincere aiuta a schiarirsi le idee: ora, rispetto a tre mesi fa, si è in grado di capire che le cose possono cambiare. Lentamente, ma possono cambiare, e lo stanno già facendo. Tre mesi fa, il vecchio era morto e sepolto; ora il vecchio, nei nomi di Esteban Cambiasso, Javier Zanetti, Lucio, Thiago Motta, riemerge. Come al solito, come ripetiamo spesso, la verità sta nel mezzo. Che l’Interista, non si faccia prendere dalla frenesia, che l’Interista non si faccia prendere dalla paura di non essere più all’altezza di altre compagini, che l’Interista sia in grado di vedere tutte le sfumature dei grigi, oltre che il bianco e il nero. Questo è il nostro augurio per il mese di mercato che vivremo, ma anche per tutto un anno di Inter.