PELLICOLE NERAZZURRE (Speciale derby) – IL GRANDE MATCH: cazzotti milanesi
Focus derby
“E’ la nostra ultima occasione: finiamola una volta per tutte, tutto il mondo ride di noi, ma noi non siamo morti! Questa storia mi fa sentire più vivo che mai” ( Billy “The Kid” McDonnen )
Ed ecco finalmente il gong: la settimana dell’attesa pre- derby sta per concludersi, adesso a parlare sarà il terreno di gioco. E’ stata una settimana lunga, lunghissima, condizionata dall’inizio della seconda era Mancini e dalla solita e caratteristica rivalità tra cugini capace di andare oltre anche al difficile momento delle due società. Andare oltre a volte vuol dire anche rimettersi in gioco quando le facili ironie sovrastano gli elogi, quando le forze rimanenti sono talmente poche da doverle centellinare a tutti i costi e quando i riflettori più luminosi ai quali si era abituati fino a poco tempo prima sono ormai puntati altrove.
Questo Speciale Derby di Pellicole Nerazzurre lo dedichiamo al film “Il Grande Match” ( QUI il trailer ) , commedia sportiva del 2014 diretta da Peter Segal: il film racconta la storia di due ex grandissimi pugili interpretati da due icone del cinema americano come Sylvester Stallone e Robert De Niro, ricatapultati nel mondo della boxe dopo i successi di Rocky e Toro Scatenato. I due protagonisti rispettivamente conosciuti come Razor e The Kid, 30 anni dopo un’incredibile rivalità rimasta senza un epilogo a casa del ritiro del primo, tornano sul ring per un ultimo incontro risolutore inizialmente promosso dai produttori di un videogame ma reso possibile dall’acerrima rivalità che i due covano dai tempi dell’ultimo incontro, anche per cause totalmente esterne al ring. Proprio come i due pugili del film, divenuti operaio uno e rivenditore d’auto usate l’altro, i due club milanesi lottano da tempo con una serie di problemi emersi dopo i fasti degli anni d’oro: il primo macigno condiviso è di natura economica e si chiama Fairplay Finanziario, uragano capace di distruggere i pezzi migliori delle cristallerie milanesi, obbligate a cedere i propri uomini migliori e a setacciare il mercato in entrata a caccia di colpi low-cost e parametri zero. Simboli del nuovo modus operandi di mercato dei due club sono le operazioni Osvaldo – Menez, scommesse fumantine a prezzo di saldo per rimpolpare reparti divenuti orfani di chi aveva scritto la storia recente dei due club.
Altro punto comune col film è rappresentato da chi guida i due pugili e le due società in vista proprio del grande match: i due allenatori. Nel film il pugile Razor, per tornare in forma fa affidamento sullo storico allenatore Colnon, compagno di tanti successi, capace di spronare il proprio allievo sportivo nonostante gli acciacchi dell’età a suon di discorsi motivazionali e corsi e ricorsi storici. Stessa strategia usata dal presidente Thohir, che facendo leva sul carisma di chi conosce il mondo Inter come pochi, prova con la cura – Mancini a rimettere in forma il proprio “pugile”, steso più mentalmente che fisicamente dal complicato inizio di stagione. Discorso analogo va fatto per la guida tecnica dei cugini: proprio come il De Niro del film,disposto a carte false pur di essere seguito dal proprio figlio mai riconosciuto pubblicamente ma sempre portato nel cuore, Berlusconi affida le redini della propria squadra al proprio figlio sportivo, quel Pippo Inzaghi tornato prepotentemente in rampa di lancio in veste da allenatore dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Un ragionamento tutto cuore, simile per certi versi del collega Thohir: operazione risalita in mano a chi conosce l’ambiente come le proprie tasche, che sia un ex allenatore o un ex calciatore in questo senso fà poca differenza.
Terza ed ultima analogia con la pellicola è data dall’epilogo, dall’incontro finale del film, nel quale finalmente i due pugili decidono di affrontarsi in un match diviso in due parti eque: la prima noiosa ed a tratti violenta, nel quale i due iniziano in sordina tra i pregiudizi di una folla sempre più convinta di assistere al match tra due anziani desiderosi più d’attenzioni che altro, e una seconda parte tutta spettacolo e sportività, con The Kid che perde ai punti dopo aver risollevato ed affrontato ad armi pari il collega mandato K.O. pochi minuti prima, approfittando dell’handicap ad un occhio. La speranza dei tifosi di entrambe le squadre è quella di assistere ad un match più simile alla seconda parte del film che alla prima: lealtà ed agonismo, azione e spettacolo, in barba agli ultimi poco entusiasmanti derby decisi da singoli episodi non all’altezza della stracittadina più bella d’Italia, a dispetto di chi non crede più in queste due squadre, deridendole a causa del complesso momento sportivo all’interno del quale le due società vanno contestualizzate. Lo spettacolo non è un calciatore, non si compra e non ha prezzo: proprio come dimostra il film, quando è il cuore a comandare, mettersi in gioco tornando grandi anche soltanto per una notte è più che possibile.